È stata recentemente tradotta in italiano “Teoria Crip. Segni culturali di queerness e disabilità”, l’opera con la quale lo studioso e attivista Robert McRuer illustrò l’intreccio tra gli studi sulla disabilità e quelli queer, nonché tra i sistemi oppressivi che penalizzano i gruppi marginalizzati che ad essi fanno riferimento. Un testo fondamentale per chiunque voglia conoscere l’approccio intersezionale.
Spesso l’Italia arriva in ritardo, e quei fermenti culturali che nel contesto statunitense hanno preso avvio da diversi decenni, nel Bel Paese, anche a causa delle barriere linguistiche, sono percepiti come una novità. Probabilmente è così anche per Crip Theory: Cultural Signs of Queerness And Disability, l’opera edita dalla New York University Press nel 2006, con la quale lo studioso e attivista Robert McRuer illustrò l’intreccio tra gli studi sulla disabilità e quelli queer, nonché tra i sistemi oppressivi che penalizzano questi gruppi marginalizzati che ad essi fanno riferimento. Un testo fondamentale per chiunque voglia conoscere l’approccio intersezionale. Ebbene, ora la pubblicazione è disponibile anche in lingua italiana con il titolo Teoria Crip. Segni culturali di queerness e disabilità (Odoya, 2023), tradotta da Vale Baldioli, Matu d’Epifanio e Beatrice Gusmano. A distanza di diciotto anni dalla sua uscita, molte delle questioni poste da McRuer non hanno perso di attualità, perché i meccanismi di costruzione delle identità – tutte le identità – non sono ancora patrimonio condiviso, ma un retaggio culturale nel quale siamo immersi, e che viene messo in discussione in larga prevalenza solo da chi ha difficoltà a rientrare nell’eterosessualità obbligatoria, o nella “corporeità abile obbligatoria” (per usare l’espressione proposta da McRuer).
L’approccio critico dell’Autore attinge alle teorie femministe, a quelle afroamericane e latinoamericane, alla letteratura, alle opere cinematografiche e televisive, alle teorie della globalizzazione e della contro-globalizzazione, esaminandole sia in termini storici e che culturali. Non mancano le storie concrete volte ad indagare modi di essere alternativi, modelli familiari e relazionali basati sulla libera scelta (piuttosto che sui legami di sangue), futuri possibili e desiderabili.
«Più interessato a porre domande che a trovare risposte, McRuer sceglie una strada pericolosa, determinato a scuotere il sistema dalle fondamenta. Esamina come sono composte le identità corporee e sessuali dominanti e marginali, e le modalità in cui la disabilità e la stranezza sconvolgono e riscrivono le identità per ricordarci che un altro mondo è possibile», si legge sul risvolto della copertina. Ecco, forse è proprio questo il messaggio più importante del testo: «un altro mondo» diventerà «possibile», solo se prima saremo capaci di immaginarcelo.
Quella di McRuer non è un’opera comoda, soprattutto per chi, sentendosi immune da disabilità e queerness, parte (o crede di partire) da una posizione di privilegio. Lavorare con un approccio intersezionale induce chi legge ad interrogarsi sulle proprie identità (ne abbiamo più di una), a scomporle e ricomporle, magari assemblandole in altro modo, a chiedersi se siano autentiche o semplicemente apprese e “indossate”, se davvero corrispondano al proprio essere più profondo. Si tratta, insomma, di un’opera per chi è disponibile a frequentare l’incertezza e a mettersi in discussione. (Simona Lancioni)
Estremi della pubblicazione
Robert McRuer, Teoria Crip. Segni culturali di queerness e disabilità, prefazione di Michael Bérubé, prefazione all’edizione italiana di Mara Pieri, traduzione in lingua italiana di Vale Baldioli, Matu d’Epifanio e Beatrice Gusmano, Città di Castello (PG), Odoya, 2023, 432 pagine, 25 euro.
Vedi anche:
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema: “Il contrasto all’abilismo e all’omolesbobitransfobia”.
Ultimo aggiornamento il 17 Febbraio 2024 da Simona