In questi ultimi mesi in Messico si sta svolgendo l’iter parlamentare della Legge generale sull’accesso delle donne ad una vita priva di violenza. Purtroppo la prima bozza di Legge approvata dalla Camera dei deputati nel dicembre 2020 non prevede specifiche tutele per le donne con disabilità vittime di violenza, nonostante la maggioranza dei servizi antiviolenza risultino inaccessibili per loro. Per questo motivo si è creato un coordinamento di associazioni per i diritti umani che si sta mobilitando per far approvare al Senato alcune raccomandazioni volte a porre fine a questa discriminazione.
In questi ultimi mesi in Messico si sta svolgendo l’iter parlamentare della Legge generale sull’accesso delle donne ad una vita priva di violenza. Purtroppo la prima bozza di Legge approvata dalla Camera dei deputati nel dicembre 2020 non include le misure necessarie ad estendere anche alle donne con disabilità le tutele previste per le altre donne. Per questo motivo si è creato un coordinamento di associazioni per i diritti umani che chiede al Senato di accogliere alcune raccomandazioni.
Le raccomandazioni presentate alla senatrice Malú Micher, presidente della Commissione per la Parità di Genere al Senato, lo scorso 5 febbraio, mirano a sollecitare l’inserimento di specifiche disposizioni per le donne con disabilità nella Legge in fase di approvazione; a fornire linee guida per affrontare la discriminazione intersezionale (un tipo di discriminazione che scaturisce dall’intersezione di più caratteristiche personali); ad introdurre misure volte a garantire che le donne disabili possano fuggire dai propri aggressori; e a stabilire che i Justice Centers for Women (Centri di supporto legare per le donne) si dotino di strumenti di comunicazione accessibili alle donne che non utilizzano le comuni modalità di comunicazione.
Il coordinamento si compone di numerosi enti impegnati sul fronte dei diritti umani: Human Rights Watch, Mexicanas con Discapacidad (Donne messicane con disabilità), Centro Interdisciplinario de Derechos, Infancia y Parentalidad (Centro Interdisciplinare per Diritti, Infanzia e Genitorialità), Equis: Justicia para las Mujeres (Equis: Giustizia per le Donne), Documenta, Instituto Mexicano de Sexualidad en la Discapacidad (Istituto Messicano di Sessualità nella Disabilità); Fundación para la Inclusión y Desarrollo de Personas con Discapacidad, A.C. (Fondazione per l’Inclusione e lo Sviluppo delle Persone con Disabilità), Yo También A.C. (Anch’io A.C.).
«Il senato del Messico ha la possibilità di chiarire il proprio impegno per garantire pari tutele alle donne con disabilità sopravvissute alle violenze – ha dichiarato Maryangel Garcia Ramos Guadiana dell’associazione Mexicanas con Discapacidad (Donne messicane con disabilità) sul sito di Human Rights Watch –, esso dovrebbe votare a favore delle modifiche che garantiscono l’accesso alle tutele, alla giustizia ed ai servizi per tutte le donne, senza alcuna distinzione».
Diversi studi hanno documentato come in Messico la maggior parte dei centri di accoglienza e di altri servizi per le vittime sopravvissute a violenza siano inaccessibili alle persone con disabilità. In particolare il National Institute for Women, in un suo studio ufficiale, ha rilevato che l’80% dei centri antiviolenza domestica non è completamente accessibile alle donne disabili. Un Rapporto di ricerca pubblicato da Human Rights Watch nel giugno 2020, ha messo in evidenza che molti dei 44 Justice Centers for Women (Centri di supporto legare per le donne) che integrano i servizi dei centri antiviolenza messicani, non sono accessibili. La Legge approvata alla Camera non prevede requisiti legali specifici di accessibilità per i Justice Centers for Women o altri centri di accoglienza, ma il coordinamento sostiene che per cambiare la situazione sia necessario inserirli.
Katia D´Artigues, fondatrice di Yo También, un’organizzazione che promuove i diritti delle persone con disabilità, critica la comunicazione che il Governo messicano veicola tramite i media quando, per rassicurare le donne vittime di violenza che possono ricevere l’aiuto di cui hanno bisogno, dice loro “non siate sole”. Osserva D´Artigues come «alle donne disabili questa frase suoni vuota perché la maggior parte dei servizi è inaccessibile».
Carlos Rios Espinosa, ricercatore esperto e attivista per i diritti dei disabili presso Human Rights Watch, chiarisce che l’accessibilità non si riduce semplicemente al mettere una rampa all’entrata dei centri antiviolenza, infatti «le donne disabili, comprese quelle che hanno bisogno di assistenza nelle attività essenziali, dovrebbero avere le stesse possibilità di accesso ai centri e alle tutele [delle altre donne, N.d.R.]. In alcuni casi ciò significa che i centri dovrebbero dare supporto a queste persone per metterle in condizione di lasciare il proprio aggressore».
Il concetto di accessibilità, ovviamente, si applica anche alla comunicazione. A tal proposito Yereli Rolander, del Centro Interdisciplinario de Derechos, Infancia y Parentalidad, sottolinea che «le donne disabili che sopravvivono alle violenze possono trovarsi ad affrontare gravi ostacoli nell’accesso ai servizi e alla giustizia per via dell’inaccessibilità delle informazioni e della comunicazione». Proprio per questo motivo lo stesso Rolander ha sviluppato App Morada, la prima applicazione per cellulari destinata alle donne disabili vittime di violenza in Messico, che permette loro di avere informazioni sui servizi in formati accessibili.
Altro fronte caldo riguarda l’inaccessibilità del sistema giudiziario penale. Equis: Justicia para las Mujeres, un’organizzazione della società civile per i diritti delle donne, nel 2015 ha condotto una ricerca da cui risulta che la maggior parte degli Stati messicani non è in grado di dare una formazione specifica riguardo ai diritti delle persone con disabilità agli operatori della giustizia. Di 32 Stati, solo 9 riescono ad offrire una sorta di formazione, che comunque non è approfondita (ad esempio, nel 2015 Città del Messico prevedeva una formazione di appena 12 ore all’anno). Riguardo al tema della giustizia Fátima Gamboa, co-direttrice di Equis, ha dichiarato che il «Governo messicano non riesce a garantire l’accesso alla giustizia a molte donne in Messico, e ha escluso completamente le donne disabili in tanti modi». Ed ha aggiunto: «le modifiche proposte garantirebbero accomodamenti procedurali alle donne disabili, affinché abbiano le stesse possibilità di partecipare a indagini, udienze, processi e altre fasi fondamentali per avere accesso alla giustizia».
Per completare il quadro è necessario considerare che anche la polizia, gli investigatori ed altri pubblici ufficiali possono assumere comportamenti discriminatori. Diana Sheinbaum, responsabile del Disability Rights Program di Documenta, non usa giri di parole: «gli ufficiali giudiziari spesso mettono in discussione la capacità delle donne disabili di prendere decisioni o parlare in modo chiaro delle violenze subite, impedendo loro persino di sporgere denuncia». E conclude: «la proposta di Legge può cambiare questa situazione chiarendo bene l’obbligo delle forze dell’ordine di garantire alle donne disabili il medesimo accesso alla giustizia di qualsiasi altra donna». (Simona Lancioni)
Per approfondire:
Mexico: Include Protections for Women With Disabilities, «Human Rights Watch», 15 febbraio 2021.
Carlos Ríos Espinosa, Mexican Senate Should Include Women with Disabilities in Justice Center Reform, «Human Rights Watch», 10 dicembre 2020.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.
Ultimo aggiornamento il 23 Febbraio 2021 da Simona