Una maggiore accessibilità della campagna antiviolenza “Non sei da sola“, l’inclusione delle donne e delle ragazze con disabilità in ogni campagna di sensibilizzazione, la predisposizione e diffusione di materiale informativo accessibile (formato braille, sottotitoli, lingua dei segni, easy-to-read) su questo tema, formazione a tutti i livelli per la promozione dei diritti e il superamento di stereotipi e miti legati alla disabilità: sono questi alcuni degli interventi richiesti dalla LEDHA (la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità) al Consiglio regionale lombardo affinché nel Piano regionale antiviolenza in fase di definizione vi siano anche specifiche tutele per le donne con disabilità vittime di violenza.
Proprio nei giorni nei quali il Consiglio regionale lombardo sta lavorando alla definizione e nell’approvazione del “Piano quadriennale regionale per le politiche di parità, di prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne“, la LEDHA (la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità) ha raccomandato che nel Piano si presti particolare attenzione alla tutela delle donne con disabilità vittime di violenza, poiché accade spesso che «a causa di stereotipi e pregiudizi [queste ultime] non sono ritenute come potenziali vittime di abusi».
Ne dà notizia la stessa LEDHA segnalando che, a seguito di un incontro avuto con il Consiglio regionale il 13 gennaio scorso proprio in relazione alla stesura del Piano, ha ritenuto di presentare un emendamento volto a contribuire costruttivamente ai lavori del Consiglio. Spiega Luisella Bosisio Fazzi, tesoriera di LEDHA e componente del consiglio direttivo dell’European disability forum (EDF): «Il nostro emendamento ha tre obiettivi. Innanzitutto, far capire alle istituzioni che il fenomeno della violenza sulle donne e le ragazze con disabilità esiste. Il secondo, far emergere le donne dall’invisibilità di cui sono vittime. Infine, proporre emendamenti al testo e passaggi migliorativi».
«A differenza del Piano nazionale, a cui fa riferimento, il Piano regionale per il contrasto alla violenza sulle donne faceva già riferimento alle esigenze delle donne con particolare vulnerabilità – racconta ancora Bosisio Fazzi –. Come movimento delle persone con disabilità proponiamo una modalità di dialogo costruttivo con il legislatore, che vediamo come un alleato per poter difendere al meglio i diritti delle persone con disabilità. In questo caso, quelli di donne e bambine». Ecco dunque alcuni degli interventi richiesti dalla LEDHA per prestare ancora maggiore attenzione ai diritti ed alle esigenze delle donne con disabilità vittime di violenza: una maggiore accessibilità della campagna antiviolenza “Non sei da sola“, l’inclusione delle donne e delle ragazze con disabilità in ogni campagna di sensibilizzazione, la predisposizione e diffusione di materiale informativo accessibile (formato braille, sottotitoli, lingua dei segni, easy-to-read) su questo tema, formazione a tutti i livelli per la promozione dei diritti e il superamento di stereotipi e miti legati alla disabilità.
Ricordiamo che, stando agli ultimi dati Istat disponibili (relativi al 2014), sono 6 milioni 788 mila le donne che hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, esse costituiscono il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni. La percentuale sale al 36% per le donne in cattive condizioni di salute, ed al 36,6% per quelle con limitazioni gravi. Per queste ultime il rischio di subire stupri o tentati stupri è doppio, il 10% contro il 4,7% delle donne senza problemi. Segnaliamo inoltre i dati raccolti con VERA (acronimo per Violence Emergence, Recognition and Awareness), la recente indagine sul fenomeno della violenza sulle donne con disabilità condotta dalla Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (FISH) in collaborazione con Differenza Donna. Ebbene, su un campione non probabilistico composto di 519 donne con differenti disabilità intervistate attraverso un questionario on line, sono ben 339 le donne che hanno subito violenza in qualche forma (65,3% del campione). La forma di violenza più ricorrente è quella psicologica, subita dal 54% delle donne; segue la molestia sessuale – che include anche le violenze a sfondo sessuale che si verificano attraverso il web (37%, di queste il 10% sono stupri); la violenza fisica (24%) e la violenza economica (7%).
Davanti a questi numeri, possiamo solo auspicare che anche altre regioni si decidano a seguire l’esempio virtuoso della Lombardia. (Simona Lancioni)
Vedi anche:
LEDHA – Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità
La violenza sulle donne con disabilità: i dati dell’indagine FISH, «Informare un’h», 20 novembre 2019.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.
Ultimo aggiornamento il 3 Febbraio 2020 da Simona