Poiché le donne con disabilità sono esposte a violenza più delle altre donne è lecito aspettarsi che a questa evidenza corrisponda una maggiore attenzione a loro negli spot istituzionali sul contrasto alla violenza di genere. Ciò sia in termini di rappresentazione delle stesse donne con disabilità, ma anche, altro aspetto fondamentale, nella predisposizione di accorgimenti che consentano l’effettivo accesso alle informazioni a prescindere dal tipo di disabilità della donna stessa. Per comprendere se vi sia o meno questa maggiore attenzione abbiamo preso in esame tre diversi spot su questi temi prodotti da soggetti pubblici.
«Le donne con disabilità, che rappresentano il 25,9% delle donne nell’Unione Europea, affrontano un rischio di violenza significativamente più elevato, da 2 a 5 volte superiore rispetto alle altre donne, e incontrano ostacoli nell’esercizio dei loro diritti previsti dalla Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, 2011)», lo ha ribadito solo pochi giorni fa – lo scorso 25 novembre (in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne) –, il Forum Europeo sulla Disabilità (EDF), presentando una guida intitolata Combating violence against women with disabilities (in italiano: Combattere la violenza contro le donne con disabilità, disponibile in lingua inglese a questo link), che propone indicazioni su come monitorare l’attuazione della Convenzione di Istanbul.
È lecito aspettarsi che a questa evidenza corrisponda una maggiore attenzione a queste donne negli spot istituzionali sul contrasto alla violenza di genere. Ciò sia in termini di rappresentazione delle stesse donne con disabilità, ma anche, altro aspetto fondamentale, nella predisposizione di accorgimenti che consentano l’effettivo accesso alle informazioni a prescindere dal tipo di disabilità della donna stessa. Per comprendere se vi sia o meno questa maggiore attenzione abbiamo preso in esame tre diversi spot su questi temi prodotti da soggetti pubblici.
Non sei sola è il nome di uno spot realizzato nell’àmbito della “Campagna contro la violenza sulle donne 2023” promossa dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in collaborazione con il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria ed il Dipartimento per lo Sport, anch’essi della Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’iniziativa è volta a promuovere il numero 1522, il servizio antiviolenza e stalking promosso dallo stesso Dipartimento per le Pari Opportunità. I testimonial protagonisti dello spot sono figure di spicco nello sport, e tra esse figura anche Bebe Vio, campionessa paralimpica di scherma. Per quel che ne sappiamo questa è la prima volta che una campagna governativa contro la violenza di genere ha una testimonial con disabilità. Il filmato (della durata di 0.37 minuti, messo online su YouTube il 25 novembre 2023), prevede come accorgimento di accessibilità la sottotitolazione, ma non la traduzione nella lingua dei segni italiana (LIS), né l’audiodescrizione, dunque diversi elementi non sono fruibili in modo autonomo dalle persone cieche e ipovedenti (ad esempio, esse possono riconoscere i testimonial solo dalla voce, ammesso che riescano a farlo, e non hanno informazioni sul contesto). Correttamente viene segnalato che il servizio 1522 è disponibile anche via app (cosa che lo rende accessibile a chi, per diversi motivi, ha difficoltà a usare il telefono). Su questo spot si veda anche il seguente approfondimento.
… questo non è amore è invece una campagna di comunicazione permanente della Polizia di Stato in tema di violenza di genere. Nell’àmbito della stessa sono stati realizzati due filmati con protagonista Filomena Di Gennaro, una donna in sedia a rotelle divenuta disabile in seguito a una violenza da parte del suo partner. Si tratta di uno spot (della durata di 0.30 minuti), che è stato prodotto in collaborazione con il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria – Servizio per la comunicazione istituzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e che è stato trasmesso sulle tre reti Rai e sui canali social Facebook, Instagram, X della Polizia di Stato dal 13 al 16 luglio 2024; e di un video social (di 2.31 minuti). Entrambi i filmati sono stati sottotitolati e sono visibili su YouTube dal 13 luglio 2024. Anche in questo caso niente LIS e niente audiodescrizione. Tuttavia, pur avendo per protagonista una donna con disabilità, in realtà i due filmati non dicono niente delle maggiori difficoltà incontrate dalle donne con disabilità che subiscono violenza. Infatti se, come in questo caso, è importante mostrare che la violenza può essere causa di disabilità, sarebbe altrettanto fondamentale far emergere che le donne con disabilità, oltre ad essere, come già accennato, più esposte alla violenza di genere, sono anche soggette a forme peculiari di violenza, hanno solitamente minori possibilità di difesa rispetto alle altre donne, minore accesso alle informazioni sui temi della violenza e sui servizi antiviolenza, minore possibilità di essere credute, e dunque minore accesso alla giustizia, minore accesso ai diversi snodi della Rete antiviolenza per la presenza di barriere fisiche e percettive, ma anche per l’impreparazione del personale, ecc. Tutto questo non è evidenziato nei due filmati, ma anzi, soprattutto il video social, visivamente centrato sull’autonomia di Di Gennaro nell’ambiente domestico, induce a credere che non vi siano sostanziali differenze tra la violenza subita da tutte le donne e quella subita dalle donne con disabilità, mentre in realtà queste ultime incontrano nei loro percorsi molte più barriere delle donne senza disabilità. Sui due filmati è disponibile anche il seguente approfondimento.
E veniamo all’ultimo spot, quello del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, messo online sul canale YouTube di Palazzo Chigi il 25 novembre 2024, e denominato Campagna “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”. Il filmato, della durata di 0.39 minuti, è incentrato sulla violenza come conseguenza dei pregiudizi sui ruoli di genere stereotipati. Esso mostra un’adolescente in un ambiente domestico che gioca con due pupazzi, simulando un dialogo tra loro, mentre il padre è seduto sul divano e la madre punisce i vetri. Il “pupazzo maschio” invita il “pupazzo femmina” a fare le pulizie («Sei una donna, dovresti pulire»). Il “pupazzo femmina” replica «sto pulendo da questa mattina, sono stanca». Il “pupazzo maschio” ribatte: «porto io i soldi a casa, attenta!» Il “pupazzo femmina” replica ancora: «tu porti i soldi a casa, ma io mi occupo di tutto». Lo scambio continua con il “pupazzo maschio” che cerca di zittire il “pupazzo femmina” e asserisce che quei compiti siano un suo dovere, finché lo scambio degenera e il “pupazzo maschio” tramortisce il “pupazzo femmina”. Quindi esce la scritta “Cambiamo copione” e, a seguire, il messaggio: «Sei una vittima di violenza o stalking? Non sei sola. Chiama il 1522. Numero antiviolenza e stalking». Dunque siamo passati dal “Chiama o contatta il 1522” dello spot del 2023, al “Chiama il 1522” dello spot 2024, che ignora chi non può utilizzare il telefono perché sorda, perché afasica, per motivi di privacy, o per diverse altre ragioni. Lo spot è stato realizzato da una delle scuole partecipanti ad un contest promosso dal Dipartimento per le Pari Opportunità e dal Ministero per l’Istruzione, la cui premiazione ha avuto luogo durante l’ultima Mostra del Cinema di Venezia. In specifico il video è stato realizzato dagli alunni e dalle alunne dell’indirizzo multimediale del Liceo Artistico Renato Cottini di Torino. Le donne con disabilità non vi figurano in nessun ruolo, sono presenti i sottotitoli, ma, anche in questo caso, niente LIS e niente audiodescrizione.
Quando nel 2023 è uscito lo spot con Bebe Vio, abbiamo apprezzato che almeno in qualità di testimonial vi figurasse una donna con disabilità, ciò faceva sperare in una svolta comunicativa nella comunicazione istituzionale sulla violenza di genere. Anche nello spot della Polizia di Stato, come abbiamo visto, figura una donna con disabilità, ma esso non fa emergere i molteplici ostacoli addizionali che devono affrontare le donne con disabilità vittime di violenza. In questo caso abbiamo sperato che stessero “aggiustando il tiro”. Ma nell’ultimo spot, quello divulgato qualche giorno fa, non solo le donne disabili non sono rappresentate, ma l’assenza di traduzione in LIS, quel “chiama il 1522” e la mancata audiodescrizione denotano la mancanza di attenzione alle donne con disabilità sensoriali, e ancor meno alle donne con disabilità intellettive. Pertanto esso, riguardo al tema della disabilità, si configura come un’involuzione rispetto agli altri due, dove almeno le donne con disabilità erano rappresentate. Nella sostanza si tratta di un altro triste esempio di discriminazione istituzionale o sistemica in palese contrasto con i princìpi sanciti dalla Convenzione di Istanbul. (Simona Lancioni)
Vedi anche:
Strumenti per comunicare la discriminazione multipla e la violenza sulle donne con disabilità – Repertorio – 2021-2024.
Una donna con disabilità nel nuovo spot della Polizia di Stato e della Rai contro la violenza di genere, «Informare un’h», 23 luglio 2024.
“Non sei sola”, lo spot governativo in tema di violenza di genere interessante anche per le donne con disabilità, «Informare un’h», 29 novembre 2023.
Martina Gerosa, “Contatta come vuoi il 1522!” Questo dovrebbe essere il messaggio da dare ovunque, «Informare un’h», 24 novembre 2020.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.
Ultimo aggiornamento il 4 Dicembre 2024 da Simona