«Le politiche e la legislazione per combattere la violenza di genere vanno su un binario parallelo alle politiche e alla legislazione sulla disabilità, non riuscendo così ad affrontare i bisogni specifici delle donne con disabilità. La discriminazione intersezionale che colpisce queste donne non è riconosciuta nelle leggi e nel linguaggio», è probabilmente questo uno dei passaggi più significativi del Rapporto Ombra prodotto dal Forum Italiano sulla Disabilità per il GREVIO, il Gruppo di esperti/e indipendenti preposto a monitorare l’attuazione della Convenzione di Istanbul (il trattato del Consiglio d’Europa in materia di violenza di genere).
I soggetti della società civile possono contribuire a monitorare l’attuazione della Convenzione di Istanbul (ovvero la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica del 2011) inviando al GREVIO, il Gruppo di esperti/e indipendenti con compiti di monitoraggio e controllo, dei rapporti ombra. Quindi il GREVIO procede all’esame di questi rapporti, ed anche quelli prodotti dagli Stati che hanno ratificato la Convenzione (l’Italia lo ha fatto con la Legge 77/2013), e, dopo aver svolto ulteriori verifiche, produce un proprio rapporto di valutazione nel quale propone delle Raccomandazioni di cui ciascuno Stato deve tenere conto nella definizione delle politiche sul tema considerato. Memori del fatto che nel primo, e per ora unico, Rapporto di valutazione sull’Italia, prodotto dal GREVIO nel 2020, vi erano molti ammonimenti in merito alla mancanza di misure mirate per le donne con disabilità (su questo tema rimandiamo al seguente approfondimento), abbiamo già provveduto a verificare come questo specifico argomento è stato trattato nell’ultimo Rapporto governativo (disponibile in lingua inglese a questo link) trasmesso al GREVIO dal nostro Paese il 1° luglio scorso (se ne legga a questo link). In questo ulteriore contributo abbiamo preso in esame il Rapporto Ombra del 1° ciclo di valutazione tematica intitolato Costruire la fiducia fornendo sostegno, protezione e giustizia alle donne vittime di violenza domestica e di genere, prodotto dal Forum Italiano sulla Disabilità (FID), la componente italiana del Forum Europeo sulla Disabilità (EDF), e presentato al GREVIO il 12 giugno 2024 (esso è disponibile in lingua inglese a questo link).
A differenza del Rapporto governativo, che tratta i temi della violenza di genere in modo complessivo, il Rapporto Ombra del FID è specificamente centrato sulla condizione delle donne con disabilità, dunque in questa sede ci limiteremo a evidenziare le maggiori criticità illustrate in esso. Tuttavia le differenze tra i due rapporti non riguardano solo la maggiore o minore specificità. Infatti l’approccio del Rapporto governativo tende a enfatizzare le politiche elaborate e le misure adottate al nostro Governo in tema di violenza di genere, nonché a minimizzare, o omettere, le criticità che ancora persistono, mentre i rapporti ombra (non solo quello del FID) vengono prodotti proprio per far emergere le istanze disattese riscontrate dai diversi soggetti della società civile.
Nell’introduzione del Rapporto Ombra, il FID chiarisce come la prima forma di oppressione subita dalle donne e dalle ragazze con disabilità sia «sempre stata l’invisibilità: non essere viste significa non essere incluse nell’ordine del mondo, non poter essere» (pag. 3, formattazione nostra in questa e nelle successive citazioni testuali). Stando ai dati pubblicati sul sito del Consiglio dell’Unione Europea, in Europa ci sono 101 milioni di persone con disabilità (di età superiore ai 16 anni). In Italia rappresentano il 22,7% della popolazione totale. Le donne con disabilità rappresentano il 25% della popolazione femminile italiana e il 56% del totale delle persone con disabilità. Le donne e le ragazze con disabilità sono particolarmente a rischio di violenza di genere e costituiscono una parte significativa delle vittime. Secondo le statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità una donna con disabilità su tre subisce violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita. La violenza è ancora più elevata tra le donne con disabilità più emarginate. Ad esempio, secondo una ricerca di Inclusion Europe, sei donne con disabilità intellettiva su dieci riferiscono di aver subito abusi. Nonostante la crescente consapevolezza, la violenza contro le donne e le ragazze con disabilità rimane pervasiva e i diritti delle vittime e delle sopravvissute non sono sufficientemente tutelati.
Il FID ha prodotto anche altri rapporti ombra/alternativi (ad esempio in relazione all’applicazione della CEDAW – Convenzione ONU sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne), e in ciascuno di essi ha più volte sottolineato l’assenza di qualsiasi attenzione da parte dei Governi italiani alla condizione delle ragazze e delle donne con disabilità nei diversi àmbiti coperti dalla Convenzione di Istanbul. Infatti, sebbene quest’ultima si rivolga a tutte le donne, tuttavia «è necessario essere consapevoli che:
- I documenti che trattano di genere non danno abbastanza spazio e attenzione alle donne con disabilità;
- Le donne con disabilità, oltre ad affrontare una doppia discriminazione, devono anche affrontare il problema di una doppia invisibilità: come donne e come persone con disabilità;
- Scrivere esplicitamente sui problemi specifici delle donne con disabilità aumenta la possibilità che i Governi adottino misure adeguate per risolverli» (pag. 4).
È questa la ragione per cui il FID chiede al GREVIO che nella stesura del prossimo rapporto di valutazione sull’Italia vengano ribadite le raccomandazioni specifiche sulle donne con disabilità già espresse nel precedente Rapporto di valutazione del 2020, ma ignorate dal nostro Paese.
Entrando nel merito del Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023, il FID individua numerose carenze, ma ritiene che quelle più gravi siano: la mancata adozione di un testo che identifichi i gruppi più vulnerabili, come le donne con disabilità, e definisca il concetto di violenza in tutte le sue forme; la mancata adozione di codici o linee guida ufficiali ed omogenei per la prevenzione e il contrasto di tutte le forme di violenza con riferimento alle donne più vulnerabili come le donne disabili, le donne anziane e le donne migranti; la mancanza di azioni di evidenziazione del fenomeno e di contrasto alla violenza contro le donne vittime di discriminazioni multiple, quali sono le campagne con specifici interventi di sensibilizzazione rivolti a categorie fragili come le donne anziane e le donne disabili vittime di violenza di genere.
Nel nostro Paese, osserva il FID, le pratiche dell’aborto e della sterilizzazione forzati continuano a rimanere un tabù. Esse sono spesso eseguite a porte chiuse, senza il consenso o all’insaputa delle interessate, ed anche quando richiesti dallo Stato o da un Tribunale, i dati relativi su queste pratiche continuano ad essere inesistenti, obsoleti o non disaggregati.
In sostanza «la violenza non viene affrontata nel quadro delle politiche sulla disabilità» (pag. 5) e ciò mette queste donne in condizione di svantaggio rispetto alle altre. Anche sotto il profilo dei finanziamenti destinati alle diverse attività previste nelle diverse Assi tematiche del Piano nazionale, le donne con disabilità non sono menzionate.
Uno degli aspetti più critici riguarda la mancanza di dati disaggregati simultaneamente per il genere e la disabilità. «La raccolta di dati disaggregati è essenziale, e costituisce un importante strumento per comprendere e monitorare il fenomeno e individuare gli interventi politici più efficaci», chiarisce il FID (pag. 6). Ma tale raccolta disaggregata non è stata prevista né dalla Legge 53/2022 (Disposizioni in materia statistica sulla violenza di genere), né nel testo attuativo dell’Accordo di Collaborazione tra il Dipartimento per le Pari Opportunità e l’ISTAT per la realizzazione di un sistema integrato di raccolta ed elaborazione dati in materia di violenza di genere. Dunque l’ISTAT continua a pubblicare rapporti di ricerca su questa materia che non considerano questo aspetto, e non contengono dati sulla la reale accessibilità dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio, né sull’accessibilità delle informazioni sui servizi stessi. Risulta però che nel 2021 il 94,1% delle Case rifugio (che sovente sono gestite dai Centri antiviolenza) aveva adottato criteri di esclusione delle ospiti, tra cui anche donne con disabilità psichiatrica (fonte: Istat, Sistema di protezione per le donne vittime di violenza – anni 2021-2022, 7 agosto 2023). Unico esempio felice in questo quadro desolante, è il rapporto “Il Punto – Il pregiudizio e la violenza contro le donne” elaborato dal Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale, un ufficio interforze del Dipartimento della Pubblica Sicurezza (reso pubblico nel dicembre 2023 e liberamente consultabile e scaricabile a questo link). Ebbene, il rapporto non solo contiene un intero capitolo dedicato al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità” (pag. 55-67, realizzato a cura dell’Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori – OSCAD), ma segnala anche che nella Banca dati SDI (sistema di indagine) è stata introdotta una modifica che consente di rilevare la disabilità della vittima già in fase di inserimento dati, cosa che ha consentito loro di fare rilevazioni sulla violenza nei confronti delle donne con disabilità molto più accurate già nel periodo di indagine a cui si riferisce il rapporto (1 ottobre 2022 – 30 settembre 2023).
Vero è anche che il 25 novembre 2023, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza contro le donne, la Ministra per le Disabilità insieme alla Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, hanno annunciato l’istituzione di un Gruppo di Lavoro dedicato alla violenza contro le donne con disabilità, costituito nell’àmbito dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità, per ottenere informazioni e suggerimenti su: comunicazione, campagne di sensibilizzazione e accessibilità dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio. Scopo di detto Gruppo di Lavoro era predisporre delle linee guida da trasmettere al Ministero per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità e al Comitato tecnico dell’Osservatorio sul fenomeno della violenza contro le donne e della violenza domestica che è stato creato al suo interno. Mentre scriviamo il Gruppo di Lavoro ha cessato le sue attività, ma le menzionate linee guida non sono state ancora rese pubbliche.
Rimane il fatto che, allo stato attuale, la mappatura dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio non prevede requisiti di accessibilità, e le vittime di violenza con disabilità non hanno un accesso adeguato a questi servizi. Le campagne di sensibilizzazione e prevenzione non raggiungono le ragazze e le donne con disabilità, soprattutto quelle con disabilità intellettive e/o psicosociali visto che non sono prodotte con linguaggi e su supporti adeguati alle loro caratteristiche, e che anche i media non prestano particolare attenzione al fenomeno della violenza contro le ragazze e le donne con disabilità.
In materia di istruzione è segnalato che le donne con disabilità, e gli specifici stereotipi di cui sono vittime, non vengono prese in considerazione nelle azioni volte a garantire che i libri scolastici e il materiale didattico non diffondano pregiudizi e stereotipi di genere.
«Le politiche e la legislazione per combattere la violenza di genere vanno su un binario parallelo alle politiche e alla legislazione sulla disabilità, non riuscendo così ad affrontare i bisogni specifici delle donne con disabilità. La discriminazione intersezionale che colpisce queste donne non è riconosciuta nelle leggi e nel linguaggio», osserva il FID (pag. 9)
Riguardo alla formazione dei professionisti e delle professioniste è presentato l’esempio virtuoso dell’ADV (Against Domestic Violence), un centro di ricerca dipartimentale (Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale) dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, che si propone di produrre e diffondere la conoscenza sulla violenza domestica e su tutte le forme di violenza contro le donne. Esso organizza seminari e corsi di specializzazione per “Formare operatori/trici sul contrasto alla violenza di genere” offerti agli/alle studenti dei corsi di laurea appartenenti ai Dipartimenti di Sociologia e Ricerca Sociale, Medicina e Chirurgia, Psicologia, Scienze Umane per la Formazione e della Scuola di Economia e Statistica, nei quali sono sviluppate anche tematiche legate alle donne con disabilità.
Molto diversa è la situazione relativa alla formazione delle Forze dell’Ordine sugli aspetti legati al genere della violenza contro le donne e sulle sue conseguenze, che purtroppo non è diffusa. Ed anche i corsi organizzati dalla Scuola Superiore della Magistratura si concentrano solo sugli aspetti giuridici e tecnici, e non fanno riferimento ai pregiudizi di genere e alle Convenzioni di Istanbul o CEDAW. Queste le conseguenze: «la drammatica persistenza di pregiudizi culturali e stereotipi sessisti permea le aule dei Tribunali, i meccanismi, le istituzioni e le politiche progettate per proteggere e sostenere le vittime con disabilità» (pag. 13), e comporta la maggiore esposizione di queste ultime alla cosiddetta “vittimizzazione secondaria”, ad esempio durante il procedimento di affidamento dei figli, a seguito della denuncia in ufficio penale. Per molte madri con disabilità denunciare una violenza significa esporsi al rischio che vengano loro levati i figli.
Nell’àmbito dei programmi di intervento di carattere preventivo e di trattamento sono stati istituiti i Centri per Uomini autori o potenziali Autori di Violenza di genere (CUAV), ovvero dei centri in cui gli uomini con comportamenti violenti e aggressivi ricevono aiuto e sostegno professionale per superarli. Ebbene, né nei percorsi formativi erogati ai professionisti dai CUAV, né nei percorsi rivolti agli uomini violenti vi sono riferimenti alla violenza contro le ragazze e le donne con disabilità, che invece corrono un rischio maggiore di subire violenza in forme spesso specifiche e legate alla condizione di disabilità.
Per quel che riguarda servizi generali di supporto per le donne con disabilità vittime di violenza, è evidenziato che spesso essi non hanno conoscenze sufficienti per lavorare con questo gruppo target, infatti, sebbene le “Linee guida nazionali per le Aziende sanitarie e le Aziende ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza” (adottate con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 24 novembre 2017) prendano in considerazione anche le donne con disabilità, purtroppo le gravi carenze della sanità pubblica in Italia non garantiscono la loro attuazione.
Sotto il profilo degli strumenti di valutazione del rischio di recidiva della violenza maschile contro le donne nelle relazioni intime sono segnalate le Linee guida realizzate nel 2024 nell’àmbito di FuTuRE – Fostering Tools of Resiliance and Emersion of GBV with intersectional perspective, (ovvero Futuro – Rimodulare gli strumenti di resilienza e di emersione della violenza di genere in una prospettiva intersezionale), un progetto europeo promosso dall’Associazione Differenza Donna, in partenariato con le Università degli Studi della Tuscia di Viterbo e La Sapienza di Roma. Tali Linee guida, liberamente scaricabili a questo link, hanno tenuto conto delle donne con disabilità, e lo strumento di autovalutazione (ISA, Increasing Self Awareness, in italiano: Aumentare la consapevolezza di sé) è stato prodotto in lingua italiana, nel linguaggio facile da leggere ed in altre 15 lingue (tutte le versioni sono pubblicate a questo link).
Rispetto al tema degli strumenti utili per accogliere in modo adeguato le donne con disabilità sono citate anche le seguenti Linee guida: Genere, disabilità e violenza (realizzate nell’àmbito del progetto BeSafe! condotto dalle Università di Brescia e di Ferrara) e Accorciare le distanze, prodotte nell’àmbito dell’omonimo progetto promosso dalle Associazioni MondoDonna e AIAS Bologna (Associazione Italiana Assistenza Spastici). Entrambe del 2022.
Sul versante delle tendenze emergenti nel campo della violenza contro le donne, sono evidenziati tra aspetti. In primo luogo è registrata la diffusione delle forme digitali di violenza di genere che colpiscono anche le donne esposte a forme incrociate di discriminazione dovute a fattori quali la disabilità, lo status di migrante, l’orientamento sessuale, la religione e la condizione sociale. Nel 2022, secondo l’ultimo rapporto di Vox, l’Osservatorio Italiano sui Diritti, che monitora l’odio espresso sul social Twitter (ora X), le donne sono state le più colpite, seguite dalle persone con disabilità. In merito sono citati due esempi eclatanti: quello che ha avuto per protagonista lo youtuber Daniele Simonetti, in arte Sdrumox (accaduto nel 2023, se ne legga a questo link), e quello relativo alla puntata 104 del podcast “Muschio selvaggio”, andata in onda il 14 novembre 2022 (se ne legga a questo link). In entrambi i casi sono state pronunciate frasi denigratorie e umilianti nei confronti delle donne con disabilità e della loro sessualità.
Il secondo aspetto evidenziato è la recente istituzione dell’Autorità Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità (attuata con il Decreto legislativo 20/2024). Essendo un’istituzione nuova, il FID attende di verificarne l’efficacia.
Infine è analizzata la Proposta di Legge denominata “Interventi a sostegno delle madri con disabilità”, ripresentata il 6 settembre 2023, su iniziativa dei deputati Chiara Gribaudo e Marco Furfaro (disponibile a questo link). In concreto essa recepisse le istanze e le esperienze raccolte da DisabilmenteMamme, una realtà nata come un semplice Gruppo di mutuo-aiuto di madri con disabilità, poi evoluta in un’Associazione. Secondo il FID le misure previste nella Proposta di Legge «rappresentano un passo significativo verso l’emancipazione delle donne con disabilità, migliorando l’accesso ai servizi, il sostegno durante la maternità e la creazione di un ambiente di lavoro più inclusivo» (pag. 22).
Questi dunque, in sintesi, i principali contenuti del Rapporto Ombra del Forum Italiano sulla Disabilità. Un lavoro prezioso e certosino che, ci auguriamo, orienterà il GREVIO nella stesura del prossimo rapporto di valutazione sull’Italia.
Simona Lancioni
Responsabile di Informare un’h – Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa)
Estremi del Rapporto Ombra del Forum Italiano sulla Disabilità
Forum Italiano sulla Disabilità, Rapporto Ombra, 1° ciclo di valutazione tematica: Costruire la fiducia fornendo sostegno, protezione e giustizia alle donne vittime di violenza domestica e di genere, testo redatto dal Gruppo di Lavoro Ad Hoc sul GREVIO del Forum Italiano sulla Disabilità coordinato da Luisa Bosisio Fazzi e composto da Patrizia Cegna, Silvia Cutrera, Haydee Longo, Elisa Marino e Francesca Sbianchi, presentato al GREVIO il 12 giugno 2024, 22 pagine, formato pdf (in lingua inglese).
Vedi anche:
FID – Forum Italiano sulla Disabilità.
Violenza di genere: la disabilità nel rapporto del Governo italiano per il GREVIO, «Informare un’h», 22 luglio 2024.
Le donne con disabilità siano incluse nella valutazione dell’attuazione della Convenzione di Istanbul in Italia, «Informare un’h», 17 luglio 2024.
Dossier – Convenzione di Istanbul e donne con disabilità – 2018-2024.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.
Ultimo aggiornamento il 26 Luglio 2024 da Simona