del Coordinamento PERSONE*
«La verità è che l’istituzione serve solo a giustificare sé stessa e chi la tiene in piedi, strumentalizzando la fatica e la disperazione delle famiglie… Da una parte chi ci guadagna (tanto) e, dall’altra, lo Stato che si disfa dell’ab-norme, del diverso, nascondendolo. Nel farlo, però, viola la Costituzione, le leggi nazionali e internazionali e, sopra a tutto, nega l’essere umano, la persona», lo dichiara il Coordinamento PERSONE, intervenendo sul confronto pubblico lanciato dal Centro Informare un’h sul tema della deistituzionalizzazione.

Parlare di deistituzionalizzazione è come lanciare un dado da 20. Ogni volta esce una faccia diversa. L’articolo di Simona Lancioni, Quante concessioni siamo ancora disposti a fare a chi possiede/gestisce istituti per persone con disabilità? [del 6 luglio 2025, N.d.R.], ci offre diversi spunti che volentieri accogliamo e proviamo ad analizzare.
Le istituzioni totali sono luoghi in cui le persone vivono isolate dalla società, controllate in ogni aspetto dell’esistenza, appiattite nelle individualità e manipolate nei loro bisogni e desideri.
Non è difficile riconoscere, in questa pur sommaria descrizione, il carcere.
Ci sono poi le istituzioni religiose, i conventi oppure ancora, le accademie militari.
Anch’essi totali e anch’essi legittimi. La differenza è che vi si accede per volontà propria e per volontà propria se ne può uscire.
E poi ci sono le istituzioni totali illegittime (eppure legittimate), come le strutture in cui vivono persone con disabilità private della loro libertà personale senza nulla poter aggiungere. Escluse dalla società senza alcun motivo.
Certo, la complessità dei bisogni, l’impossibilità per la famiglia di farsene carico etc. Ma se è vero che quella di istituzionalizzare è l’unica possibilità e che funziona (dovremmo prima decidere a cosa [sia funzionale, N.d.R.]), come minimo dimostratelo, tirate fuori decenni di studi (ammesso che esistano) e informateci dei brillanti risultati ottenuti. Invece, purtroppo, abbiamo prova del contrario: l’istituzionalizzazione, come mezzo per garantire una vita dignitosa nel rispetto dei diritti umani, non funziona. Almeno non per la persona interessata. L’istituzionalizzazione funziona come strumento di controllo sociale, come produttore di rendite economiche notevoli. La persona viene semplicemente ridotta ai minimi termini, dall’assenza di relazioni significative, di partecipazione sociale, dai farmaci, dalle manipolazioni fino alla violenza verbale e fisica, ma prima di tutto attraverso la privazione della libertà personale e la segregazione.
Tralasciando che, poiché illegittima (viene infatti indicata come una forma di violenza dal Comitato ONU sui diritti delle persone con disabilità), dovrebbe scomparire domani mattina, insistiamo ancora una volta su un aspetto della riforma di cui continuiamo a chiedere conto: poiché la Legge Delega 227/2021 prevedeva la deistituzionalizzazione, perché non cominciamo a farla? Per quale motivo questo tempo di sperimentazione del progetto di vita personalizzato e partecipato (Decreto Legislativo 62/2024 [attuativo della Legge Delega 227/2021 in materia di disabilità, N.d.R.]) non viene utilizzato per produrre progetti di deistituzionalizzazione che possano restituire la libertà a chi ne è stato privato per troppo tempo? A cosa serve la Riforma 227/2021 se non a restituire una vita alle persone che ne sono state private? Perché non andiamo dentro le residenze a parlare con quelle persone? Fa paura, vero? Certo che fa paura. Abbiamo ancora nelle orecchie i racconti di chi è sopravvissuto ai manicomi. Abbiamo paura di guardare in faccia la realtà, di pensare “ci siamo ricascati, l’abbiamo fatto di nuovo. Prima i matti, adesso “i gravi”.
Facciamolo, anche se quello che troveremo non ci piacerà. Facciamolo perché dobbiamo. E, visto che l’Autorità Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità “esiste ma non esiste” (si veda Il guscio vuoto (e caro) del Garante per i disabili, di Carlo Tecce, «L’Espresso», 8 luglio 2025), chiediamo che intervenga il Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale e pretendiamo che si mettano in campo le migliori risorse del Paese per ricostruire ciò che è stato fatto a pezzi: esistenze, né più né meno.
La verità è che l’istituzione serve solo a giustificare sé stessa e chi la tiene in piedi, strumentalizzando la fatica e la disperazione delle famiglie…
Da una parte chi ci guadagna (tanto) e, dall’altra, lo Stato che si disfa dell’ab-norme, del diverso, nascondendolo. Nel farlo, però, viola la Costituzione, le leggi nazionali e internazionali e, sopra a tutto, nega l’essere umano, la persona. E questo farebbe schifo anche se fosse legittimo.
* PERSONE è il Coordinamento nazionale contro la discriminazione delle persone con disabilità. Il Coordinamento dischiara di non avere conflitti di interessi, diretti o indiretti, in merito al tema dell’istituzionalizzazione
Per maggiori informazioni: personecoordnazionale@gmail.com e ufficiostampa@personecoordnazionale.it
Vedi anche:
Simona Lancioni, Quante concessioni siamo ancora disposti a fare a chi possiede/gestisce istituti per persone con disabilità?, «Informare un’h», 6 luglio 2025.
Coordinamento PERSONE, Deistituzionalizzazione, la grande assente, «Informare un’h», 23 giugno 2025.
Simona Lancioni, Riforma della disabilità: eliminiamo la possibilità di istituzionalizzare le persone, «Informare un’h», 20 giugno 2025.
Ultimo aggiornamento il 9 Luglio 2025 da Simona