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Contenzioni praticate in Toscana, al via la campagna “Date i numeri”

del Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud di Pisa

Abbiamo già avuto modo di conoscere il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud di Pisa, un gruppo sociale costituitosi allo scopo di sostenere le persone maggiormente colpite dal pregiudizio psichiatrico, per la preziosa attività svolta a sostegno alle vittime di maltrattamenti avvenuti, nel 2016, nella struttura di Montalto di Fauglia (in provincia di Pisa) che ospita persone autistiche, ed è gestita dalla Fondazione Stella Maris. Pubblichiamo ora una nota sul lancio della campagna di sensibilizzazione “Date i numeri” sulle contenzioni praticate in Toscana, ed un aggiornamento sul processo, tuttora in corso, relativo alla menzionata vicenda di maltrattamenti nella struttura di Montalto di Fauglia, una delle strutture in cui veniva praticata la contenzione meccanica.

Due cinghie comunemente utilizzate per la contenzione meccanica poggiate su un materasso.

Le volte in cui, nel solo 2022, donne e uomini sono stati contenuti immobilizzati a letto sono state 7534 in 12 Regioni italiane. Il numero in tutta Italia è certamente molto più alto, visto che le altre 8 Regioni non hanno inviato dati utilizzabili o affermano di non averli. Tra queste la Regione Toscana. «I dati richiesti non sono detenuti dalla scrivente amministrazione»: è la sorprendente risposta ricevuta dalla Regione Toscana, i cui funzionari – forse ignari dell’impegno preso dall’intesa Stato-Regioni dell’aprile 2022 sul monitoraggio delle contenzioni entro luglio 2024 – hanno invitato a rivolgersi direttamente a ciascuna delle aziende sanitarie locali oppure ai singoli reparti psichiatrici ospedalieri. La campagna di sensibilizzazione “Date i numeri” sulle contenzioni praticate in Toscana, che abbiamo lanciato, nasce proprio allo scopo di fare luce su questa drammatica realtà.

Anche nella struttura di Montalto di Fauglia gestita dalla Fondazione Stella Maris veniva praticata la contenzione meccanica [se ne legga a questo link, N.d.R.]. E proprio perché le due questioni sono interconnesse, proponiamo di seguito un aggiornamento sull’ultima udienza del processo sui maltrattamenti alla Stella Maris svoltasi venerdì 21 febbraio 2025.

Montalto di Fauglia: il lato oscuro della cura. Abusi, contenzioni e silenzi

Dopo aver assistito all’udienza, l’ennesima, del processo sui maltrattamenti ai ragazzi con disabilità ospiti della struttura di Montalto di Fauglia (Pisa) gestita dalla Fondazione Stella Maris, che si è svolta venerdì 21 febbraio, e in attesa della prossima, in programma martedì 6 maggio 2025, abbiamo alcune considerazioni da fare.
Nell’udienza di febbraio erano stati ascoltati cinque testimoni della difesa: il medico di base, due assistenti, un infermiere e uno psichiatra.
Come le scorse volte il canovaccio usato dalla difesa è stato lo stesso: i testimoni chiamati in aula hanno sostenuto che i violenti erano in realtà i ragazzi con autismo; nessuno di loro, hanno dichiarato, ha mai
visto i colleghi maltrattare gli ospiti. Non c’è stato alcun riscontro alle riprese delle telecamere installate in sala mensa, che hanno immortalato più di 280 episodi di violenza in meno di tre mesi. Una violenza non episodica ma strutturale.
Eppure sia le due assistenti che l’infermiere hanno dovuto ammettere di aver ricevuto delle sanzioni disciplinari dalla direzione della Stella Maris per essere stati ripresi dalle telecamere mentre assistevano,
senza intervenire, ad atti violenti contro i ragazzi. Una conferma indiretta della conoscenza dei maltrattamenti da parte dei vertici della struttura.
È emerso inoltre, come era già stato messo in evidenza anche durante le udienze precedenti, la mancata formazione del personale da parte della Stella Maris. Una delle due assistenti ha infatti riferito di avere
conseguito l’attestato di OSS (Operatrice Socio Sanitaria) solamente nel 2018, quindi dopo gli abusi che risalgono al 2016.
Molto importanti sono stati gli interrogatori del dottor Marinari e dell’infermiere Biagini. Lo psichiatra ha ammesso di avere svolto un doppio ruolo, e questo fatto è abbastanza inquietante già di per sé. Come primario della psichiatria territoriale partecipava alle riunioni semestrali con la Stella Maris per la stesura dei piani individualizzati dei ragazzi. Con questa mansione seguiva soprattutto quelli con autismo che erano il 75% dei ragazzi di Montalto. Dopo la pensione è stato poi assoldato dalla Stella Maris come consulente a contratto e poi ancora come responsabile sanitario della struttura di Montalto fino a oggi. Marinari ha affermato che da primario territoriale della psichiatria proponeva i ricoveri per i ragazzi quando i costi, in caso di assistenza domiciliare oppure di ricovero in struttura al momento della crisi, erano considerati troppo alti dalla Società della Salute. Ha detto testualmente: «inserire ragazzi a Montalto era spesso un risparmio economico per la Società della Salute».

L’ultima testimonianza della mattinata è stata quella dell’infermiere Biagini. Ha raccontato in maniera molto asettica come funzionava l’infermeria. Qui la contenzione era una pratica costante e quotidiana. Ha usato
testualmente queste parole: «c’era un letto con le contenzioni di tipo meccanico con cinghie ancorate ai quattro lati del letto, più altre cinghie che venivano usate sopra queste».
Come nei manicomi.
L’infermiere ha detto anche che questi contenimenti provocavano spesso lesioni e lividi e a volte fratture, citando il caso di un ragazzo con una gamba rotta. Ha poi continuato dicendo che a Montalto di Fauglia non
c’erano corsi di formazione su come usare questo tipo di contenzione, ma molta improvvisazione. Testualmente: «non c’è stato nessun corso sulla contenzione, veniva detto tutto a voce». Lo stesso infermiere ha confermato l’uso dei tappeti contenitivi, pratica che era già emersa durante le scorse udienze. L’utilizzo dei tappeti contenitivi non è stato mai autorizzato né dalla Regione Toscana, né dall’ASL e nemmeno dalla Società della Salute. I tappeti contenitivi non risultano essere dei dispositivi approvati da utilizzare in caso di contenzione. L’infermiere, a precisa domanda da parte di un avvocato, ha risposto che ad oggi nella struttura di Marina di Pisa non usano più questo dispositivo, che è stato sostituito da una non meglio qualificata “coperta di sabbia”. Non è stato possibile sapere altro perché nessun avvocato si è sentito di chiedere informazioni aggiuntive su questo ulteriore dispositivo di contenzione.

In cosa consiste la “coperta di sabbia”? Che tipo di dispositivo è? Chi l’ha autorizzato? Qualcuno prima o poi dovrà dare una spiegazione, soprattutto per i familiari delle persone ospitate nella struttura che
meritano risposte chiare e trasparenti. La Stella Maris dovrebbe avere il coraggio di prendere una posizione
chiara e definitiva
contro ogni metodo coercitivo e degradante. Sarebbe importante che la Fondazione abbandonasse per sempre qualsiasi pratica di contenzione o di trattamento inumano.
Indipendentemente dall’esito del processo, le sofferenze vissute rimarranno impresse nelle coscienze di chi le ha subite e delle loro famiglie. Esprimiamo loro tutta la nostra solidarietà.
La presunta eccellenza della Stella Maris è un grande bluff. A Fauglia non venivano fornite cure o trattamenti terapeutici, ma si perpetravano atti di violenza e trattamenti degradanti e umilianti. Tutte le pratiche di contenzione, tra cui anche i tappeti contenitivi o “le coperte di sabbia” rappresentano, oltre che inaccettabili forme di abuso, uno dei tanti simboli del fallimento dell’utopia psichiatrica.

Invitiamo, pertanto, a partecipare all’ennesimo presidio in solidarietà alle vittime dei maltrattamenti alla Stella Maris, che si terrà a Pisa, il prossimo martedì 6 maggio, alle ore 10.30, davanti al Tribunale, in Piazza della Repubblica.

Per ulteriori informazioniantipsichiatriapisa@inventati.org

 

Vedi anche:

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud.

Un presidio per i maltrattamenti alla Stella Maris e il pulmino donato, 13 febbraio 2025.

 

Ultimo aggiornamento il 30 Aprile 2025 da Simona