Nella sessione plenaria tenutasi lo scorso 10 luglio, il Comitato Economico e Sociale Europeo ha adottato a larga maggioranza un parere in cui chiede l’adozione di misure supplementari, sia a livello nazionale che dell’Unione Europea, per proteggere meglio i prestatori di assistenza informale e riconoscere il loro contributo essenziale alla società. L’importante documento ha evidenziato come il ruolo dei caregiver sia stato trascurato, e come ad essere maggiormente penalizzate siano le donne.
Il Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) ha invitato la Commissione dell’Unione Europea a porre il tema dei prestatori di assistenza informale (caregiver) in cima all’agenda politica e a istituire una piattaforma per lo scambio di buone pratiche tra gli Stati membri. Ciò anche in considerazione del fatto che l’invecchiamento della popolazione che sta interessando tutti i Paesi europei comporterà un aumento del numero di persone anziane e, di conseguenza, del numero di persone affette da qualche forma di disabilità.
Nella sessione plenaria tenutasi lo scorso 10 luglio, il CESE ha adottato a larga maggioranza un parere in cui chiede l’adozione di misure supplementari, sia a livello nazionale che dell’Unione Europea, per proteggere meglio i prestatori di assistenza informale e riconoscere il loro contributo essenziale alla società. L’importante documento ha evidenziato come il ruolo dei caregiver sia stato trascurato.
Tra le misure proposte vi sono: la richiesta che la Commissione europea che istituisca una piattaforma per lo scambio di buone pratiche tra gli Stati membri, la fornitura di servizi di alta qualità e accessibili basati sulla comunità per alleviare il carico sui caregiver familiari, e la disponibilità di servizi di sollievo. È inoltre fondamentale che i caregiver possano accedere a condizioni di lavoro flessibili, in modo che non siano costretti a lasciare il lavoro per prendersi cura dei familiari.
Pietro Barbieri, relatore del parere, ha sottolineato: «Il CESE è pronto a dar voce a un gruppo di persone nella nostra società che sono in gran parte invisibili: i prestatori di assistenza informale. Queste persone sono spesso costrette a lasciare il loro lavoro e, di conseguenza, perdono il loro reddito e molti dei loro diritti. I prestatori di assistenza informale svolgono la loro attività nell’ombra. Ora è il momento di accendere i riflettori sui loro sforzi».
Il CESE invita gli Stati membri ad adottare misure appropriate per garantire che la decisione di assumere assistenza informale sia volontaria, che le disuguaglianze di genere siano affrontate e che i prestatori di assistenza informale possano mantenere il loro impiego e la loro retribuzione attraverso condizioni di lavoro più flessibili e possano facilmente rientrare nel mercato del lavoro se sono stati costretti ad abbandonarlo. È importante garantire loro un adeguato equilibrio tra lavoro e vita privata.
L’assistenza informale non colpisce uomini e donne allo stesso modo. Una percentuale enorme di assistenti informali sono donne, di cui circa il 70% si prende cura dei propri figli, coniugi o fratelli. Barbieri ha sottolineato che, oltre a essere esposte a rischi più elevati di burnout e disturbi psicofisici, queste donne sono a serio rischio di povertà. Lo stesso ha aggiunto: «Abbiamo uno dei migliori sistemi di welfare al mondo, ma in molti casi si basa sui corpi, sulle braccia e sulla forza di volontà delle donne».
Per poter monitorare l’impatto delle norme e dei regolamenti pertinenti, è di fondamentale importanza avere accesso a dati qualitativi e quantitativi che descrivano le reali condizioni di vita dei prestatori di assistenza informale. Il CESE chiede che vengano adottate ulteriori strategie di ricerca, in particolare con la cooperazione di Eurofound e il coinvolgimento delle parti interessate pertinenti. Poter disporre di più dati è una necessità cruciale perché i prestatori di assistenza informale non sono ancora adeguatamente identificati nelle statistiche. (S.L.)
Vedi anche:
Comitato Economico e Sociale Europeo, Parere – Prestatori di assistenza, SOC/761, relatore: Pietro Vittorio Barbieri, decisione dell’Assemblea plenaria 24/1/2023, adozione in sessione plenaria n. 589 del 10/7/2024 (esito della votazione: 186 favorevoli, 1 contrario, 3 astenuti).
CESE – Comitato Economico e Sociale Europeo.
Ultimo aggiornamento il 16 Luglio 2024 da Simona