Thomas, che ha 15 anni e un ritardo cognitivo dai tratti autistici, ha un tremendo mal di denti, ma di sedersi sulla sedia del dentista non ne vuole proprio sapere. Scoperta la sua passione per «Guerre Stellari», l’equipe di Odontoiatria di comunità dell’ospedale di Piove di Sacco (Padova) è riuscita a convincerlo a farsi curare “trasformando” l’ospedale in un’astronave. Può sembrare una storia leggera, e forse potrà strappare anche qualche sorriso, invece ci racconta qualcosa di molto serio ed importante riguardo all’accesso alle cure delle persone con disabilità relazionali.
Thomas è un ragazzino di 15 anni con un ritardo cognitivo dai tratti autistici. Thomas ha avuto un tremando mal di denti che gli impediva persino di mangiare, ma di sedersi sulla sedia del dentista non ne voleva proprio sapere. Dopo anni di carie non curate i suoi genitori, Roberto e Orietta, erano disperati. Per cercare di aiutarli, l’equipe di Odontoiatria di comunità dell’ospedale di Piove di Sacco (Padova) ha cercato di capire, assieme a loro, come avrebbero potuto facilitare la relazione. L’approccio si chiama «medicina narrativa» e consiste nell’individuare qualche passione dei pazienti, ed utilizzarla allo scopo di vincere le paure e la diffidenza che i medici, e lo stesso ambiente ospedaliero, possono suscitare in alcune persone. In questa storia l’aggancio è stato offerto dal fatto che Thomas è un grande appassionato di «Guerre Stellari». Così, per invogliarlo a collaborare, i medici hanno deciso di trasformare virtualmente l’ospedale nell’astronave della famosa saga fantascientifica. Thomas ha impersonato il capitano Dart Fener di Guerre Stellari, con tanto di spada laser, e il suo “esercito” si è inchinato al suo passaggio. L’ambulatorio è diventato la sala operativa; la sala operatoria è diventata la navicella spaziale che Dart Fener avrebbe utilizzato per partire verso nuove avventure.
In questo modo Thomas è riuscito a fare tutti gli accertamenti clinici – esami del sangue, elettrocardiogramma, visite anestesiologiche –, ed è stato operato due volte in anestesia totale. Adesso è guarito e mangia normalmente. «Ogni ragazzino con disabilità viene avvicinato sviluppando l’empatia, con un percorso ideato proprio per lui, sempre diverso – ha raccontato Claudio Gallo, responsabile di Odontoiatria Speciale a Piove di Sacco, al «Corriere del Veneto» –. Sono contrario a qualsiasi forma di contenimento, che in altri ospedali viene ancora utilizzata su persone disabili: metodi da Medioevo che provocano inutile sofferenza e traumi profondi in chi li subisce e in chi li mette in atto. Così invece creiamo empatia, l’esperienza di cura è qualcosa di positivo. Oggi Thomas mi saluta abbracciandomi. Sono un suo amico».
Il reparto di Odontoiatria Speciale all’ospedale di Piove di Sacco è uno tre centri del Veneto specializzati nella cura di persone con disabilità, dove ogni anno vengono assistiti 800 minori e 2.000 adulti provenienti da tutta Italia.
Può sembrare una storia leggera, e forse potrà strappare anche qualche sorriso, invece ci racconta qualcosa di molto serio ed importante riguardo all’accesso alle cure delle persone con disabilità relazionali. Essa suggerisce l’idea che i servizi sanitari debbano essere dotati di una flessibilità tale da riuscire a rispondere a tutti i pazienti, qualunque siano le loro caratteristiche. Non accade spesso. Non accade quasi mai. Prima di approdare all’ospedale di Piove di Sacco Thomas ed i suoi genitori hanno peregrinato tra molte strutture senza riuscire a risolvere niente. Questo significa che il diritto alle cura di alcune persone con disabilità è sistematicamente violato, o assolto facendo ricorso a forme di contenimento che potrebbero essere evitate. Ora, non dico di passare al Lato Oscuro della Forza e di dichiarare guerra agli ospedali, ma iniziare a pensare al diritto alle cure di tutte le persone con disabilità come ad una priorità, e rivendicarlo con più decisione, dovrebbero essere cose fattibili anche nel nostro mondo. (Simona Lancioni)
Ultimo aggiornamento: 6 giugno 2018