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Il nuovo Piano Nazionale contro la violenza, le donne con disabilità e l’uguaglianza (che non c’è)

Sebbene nel nuovo Piano Nazionale contro la violenza nei confronti delle donne 2025-2027 siano presenti molteplici interventi inerenti alle donne con disabilità, rileva anche come in esso, riguardo a questa materia, manchi una visione d’insieme. Un buon Piano antiviolenza dovrebbe garantire che le donne con disabilità possano fruire di tutte le misure previste nello stesso in condizioni di uguaglianza con le altre donne, ma chi ha steso il Piano 2025-2027, pur avendo prestato attenzione alle donne con disabilità, non sembra essersi posto/a tale questione.

“Passeggiata notturna”, dipinto dell’artista russa Galya Popova.

Non è difficile trovare sui media considerazioni critiche sul Piano Strategico Nazionale contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica 2025-2027 del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri (DPO), e nell’annesso Quadro operativo predisposto per la sua attuazione (relativo al 2025-2026), approvati con un Decreto del Presidente del Consiglio (DPCM) del 16 settembre 2025 (si veda, ad esempio, il seguente approfondimento). In questo testo ci proponiamo di analizzare come le donne con disabilità siano state considerate in entrambi i documenti. Ricordiamo preliminarmente che, con la Legge 77/2013, l’Italia ha rarificato la Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica), e che questa vieta esplicitamente qualsiasi discriminazione basata sulla disabilità (articolo 4).

Il Piano si compone di un’Introduzione e cinque parti. Esso presenta una struttura in quattro assi tematici (prevenzione, protezione, punizione e assistenza e promozione), ai quali si somma la cooperazione internazionale. Abbiamo verificato come il tema della disabilità è stato trattato all’interno dell’intero documento. Ripotiamo in un’apposita “Scheda analitica” i passaggi rilevati sia nel Piano che nel Quadro operativo (essa è pubblicata al seguente link), mentre utilizziamo questo spazio per fare una sintesi dei contenuti operativi ed esprimere qualche considerazione alla luce di quanto emerso da questa analisi.

Preliminarmente segnaliamo che nel Piano sono presenti molteplici interventi inerenti alle donne con disabilità e che molte delle misure proposte sono state desunte dal Documento finale del Gruppo di lavoro sulla questione della violenza contro le donne con disabilità dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, a cura dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, che lo ha approvato il 3 dicembre 2024 (se ne legga a questo link).

Una sintesi

Volendo rimanere su un piano di concretezza e operatività, le parti di maggiore rilevanza sono quelle che esplicitano gli impegni del Piano (Parte III) e le azioni programmate indicate nel Quadro operativo.

Gli impegni del Piano per le donne con disabilità in tema di Prevenzione possono essere così sintetizzati: l’attivazione di non meglio specificate azioni di emersione e contrasto della violenza nei confronti delle donne vittime di discriminazione multipla, tra le quali sono indicate anche quelle con disabilità, nei luoghi maggiormente a rischio; l’uso di strumenti che rendano accessibili i contenuti delle campagne specifiche alle donne con disabilità sensoriali e intellettive; la condivisione di un documento specifico per svolgere un’azione di prevenzione sistemica che individui i gruppi maggiormente vulnerabili; l’individuazione di luoghi fisici o virtuali in cui svolgere gli interventi di prevenzione destinati anche a donne vulnerabili; la promozione di campagne di sensibilizzazione e di informazione in tema di violenza accessibili anche per le donne più vulnerabili; azioni informative e comunicative mirate, accessibili anche a donne anziane e/o disabili. Mentre gli impegni in materia di formazione sono rinviati alla definizione di apposite Linee guida (previste dalla legge 168/2023), la cui stesura assumerà come riferimento le indicazioni contenute nel Libro Bianco sulla formazione (se ne legga a questo link).

In materia di Protezione e Sostegno per le donne con disabilità sono indicate le seguenti priorità: l’implementazione di soluzioni operative per la parità di accesso ai servizi di protezione e sostegno anche per donne anziane e con disabilità; l’ampliamento delle modalità di utilizzo del servizio 1522, per consentire un accesso multicanale: in forma scritta, attraverso la lingua dei segni italiana (LIS) in videochiamata e in comunicazione aumentativa alternativa (CAA); per le donne con disabilità si richiede programmazione e attuazione di misure dedicate in relazione alle specificità dei target di riferimento; la promozione di iniziative volte al miglioramento dell’accessibilità dei servizi sia con riferimento al servizio 1522, ai Centri antiviolenza e alle Case rifugio, sia all’inclusività degli strumenti disponibili negli aspetti dell’accoglienza, della tutela e della salvaguardia; l’approfondimento, con riferimento all’accoglienza presso le strutture dedicate alla protezione e al sostegno delle vittime, delle casistiche che riguardano le donne con figli con disabilità e le donne con più di 65 anni.

Per quel che riguarda l’Asse Perseguire e Punire non vi sono riferimenti alle donne con disabilità. Nell’àmbito dell’Asse Assistenza e Promozione non è previsto che i dati siano disaggregati anche per la disabilità della vittima. In materia di Cooperazione internazionale non è minimamente menzionato l’impatto sproporzionato che i conflitti armati e le emergenze umanitarie hanno sulle persone con disabilità, ed in particolare sulle donne. Né sono previste misure volte a contrastare questa gravissima discriminazione.

Quanto alle azioni programmate identificate nel Quadro operativo riferito al 2025-2026, per le donne con disabilità figurano le seguenti: l’elaborazione e diffusione, nelle scuole, di materiali informativi sul fenomeno della violenza maschile nei confronti delle donne e la violenza domestica che trattino anche della violenza confronti delle donne con disabilità; la realizzazione di una campagna di comunicazione rivolta alle donne con disabilità attraverso l’utilizzo di linguaggi per l’accessibilità universale; la promozione di percorsi di formazione rivolti alle donne con disabilità realizzati anche mediante lo sviluppo di materiali informativi sulla violenza contro le donne con disabilità; la promozione di iniziative volte a migliorare l’accessibilità del servizio 1522 per le donne con disabilità; la promozione di iniziative volte al miglioramento dell’accessibilità dell’accoglienza delle donne con disabilità presso i Centri antiviolenza e le Case rifugio; la definizione di protocolli di intesa con le Associazioni maggiormente rappresentative di persone con disabilità al fine di co-progettare interventi specifici.

Qualche considerazione

Volendo fare una valutazione complessiva, rileva come nel Piano, riguardo a questa materia, manchi una visione d’insieme. Infatti, se da un lato sono certamente apprezzabili l’ampliamento delle modalità di utilizzo del servizio 1522 ed anche la promozione di percorsi di formazione rivolti alle donne con disabilità, dall’altro lato il fatto che non sia previsto che vengano raccolti dati disaggregati per la disabilità delle vittime si rivela una lacuna strategica. Sottolineare «l’importanza di condurre specifiche rilevazioni sulle persone disabili» (pag. 35), ma non includere tali rilevazioni tra le misure previste, non si configura come un impegno concreto in tal senso. Questa lacuna, che può sembrare un tecnicismo, in realtà impedisce una descrizione accurata del fenomeno della violenza nei confronti delle donne con disabilità e, conseguentemente, la programmazione di servizi adeguati alle loro caratteristiche. Ne consegue che sebbene nel Piano sia specificato che per le donne con disabilità «si richiede programmazione e attuazione di misure dedicate in relazione alle specificità dei target di riferimento» (pag. 55), tale indicazione, in mancanza di dati disaggregati per la disabilità della vittima, risulta inapplicabile. Sempre in materia di dati – altra lacuna significativa – sono segnalati i dati Istat sui criteri di esclusione dall’accoglienza adottati dalle Case rifugio riguardo all’accoglienza di figli e figlie delle donne accolte, ma sono invece omessi quelli relativi all’esclusione delle donne vittime di violenza interessate da qualche vulnerabilità. Un fenomeno in crescita che, tra le altre, esclude anche le donne con disabilità psichiatrica (si veda il seguente approfondimento). Questa omissione fa emergere che le Istituzioni non intendono porre fine a questa pratica discriminatoria, sebbene la sua esistenza sia stata esplicitamente segnalata alle stesse proprio dal Centro Informare un’h. Le iniziative volte al miglioramento dell’accessibilità dell’accoglienza delle donne con disabilità presso i Centri antiviolenza e le Case rifugio sono sicuramente apprezzabili, ma questa formulazione non esprime un vincolo esplicito riguardo al grado di accessibilità che questi servizi dovrebbero garantire. Tutta la formazione, e dunque anche quella in materia di disabilità, è rimandata alla predisposizione di future Linee guida, ma il problema è che spesso, per le donne con disabilità, la mancanza di formazione di chi opera nella rete antiviolenza si traduce in esclusione dal servizio. Nessuna misura per le donne con disabilità è prevista in materia di accesso alla giustizia, sebbene esse incontrino maggiori barriere e siano più esposte alla vittimizzazione secondaria rispetto alle altre donne, e neppure in tema di valutazione e gestione del rischio di letalità, di reiterazione e di recidiva, che invece dovrebbe ponderare la presenza della disabilità della vittima. Non solo, anche quando, sia nel Piano che nel Quadro operativo, sono previste misure e azioni specifiche per le donne con disabilità, non vengono indicate le risorse per farvi fronte.

Un buon Piano antiviolenza dovrebbe garantire che le donne con disabilità possano fruire di tutte le misure previste nello stesso in condizioni di uguaglianza con le altre donne (erano orientati il tal senso i numerosi richiami rivolti all’Italia dal GREVIO, l’organismo indipendente responsabile di monitorare l’attuazione della Convenzione di Istanbul, nell’ormai lontano 2020, se ne legga a questo link). Ma chi ha steso il Piano 2025-2027, pur avendo prestato attenzione alle donne con disabilità, non sembra essersi posto/a tale questione.

Simona Lancioni
Responsabile di Informare un’h – Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa)

 

Documentazione:

Italia. Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dipartimento per le Pari Opportunità, Piano Strategico Nazionale contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica 2025-2027, approvato con DPCM del 16 settembre 2025. Contestualmente al Piano Strategico Nazionale è stato presentato e approvato anche il Quadro Operativo delle azioni programmate per l’attuazione del Piano Strategico Nazionale contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica 2025-2027 (Annualità 2025-2026).

 

Vedi anche:

Silvia Cutrera, Donne con disabilità riconosciute come soggetti destinatari di politiche specifiche, ma non ancora realmente incluse, «Informare un’h», 2 ottobre 2025.
Simona Rossitto, Basta femminicidi: parlarne non è sufficiente, bisogna agire su prevenzione e risorse, blog «Alley Oop» ospitato nel sito del quotidiano «Il Sole 24 Ore», 16 ottobre 2025.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.

 

Ultimo aggiornamento il 13 Novembre 2025 da Simona