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L’Autorità Garante delle persone con disabilità guarda tutto… tranne la persona

del Coordinamento PERSONE*

Il Coordinamento PERSONE commenta alcune dichiarazioni in tema di strutture residenziali espresse da Maurizio Borgo, presidente dell’Autorità Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità, in una recente intervista. «Quando entriamo in una struttura guardiamo tutto, perché tutto incide sul benessere della persona con disabilità: l’aspetto della struttura, la presenza o meno di barriere, l’aspetto sanitario, quello socio-sanitario, quello sociale, se il personale è formato, se è in numero sufficiente», aveva dichiarato Borgo. «Tutto, tranne verificare se quelle persone sono state messe nella condizione di scegliere o se, invece, hanno subito le scelte altrui. […] Insomma, si guarda il giardino, la rampa, il personale: tutto, tranne la persona», osservano, tra le altre cose, dal Coordinamento.

Una realizzazione grafica dedicata all’Autorità Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità.

Ci sono alcune affermazioni, nell’intervista che l’Autorità Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità ha rilasciato nei giorni scorsi a «Vita.it» [il riferimento è all’intervista rilasciata da Maurizio Borgo, presidente dell’Autorità Garante, a Sara De Carli: “Mille segnalazioni per l’Autorità Garante dei diritti delle persone con disabilità” del 14 ottobre 2025, N.d.R.], che ci lasciano eufemisticamente perplessi.

Dice il Garante, dr. Borgo, che non si va nelle strutture per cogliere i difetti ma per correggerli e individuare buone pratiche.

«Quando noi entriamo nelle strutture il focus è sempre la persona con disabilità, noi ci dobbiamo occupare di questo. Non entriamo nelle strutture per cogliere in difetto qualcuno, ma per correggere quello che non va. Ci auguriamo anzi di entrare in una struttura e trovare delle soluzioni che possano essere estese come buone pratiche ad altri».

Male.

Perché il risultato sono le notizie di cronaca o il Report del Gruppo Solidarietà sulla contenzione nelle residenze sociosanitarie per anziani e demenze della Regione Marche (La contenzione nelle residenze sociosanitarie per anziani e demenze. Sui dati delle Aziende sanitarie). Quindi, forse, un’occhiata ai difetti sarebbe opportuna.

Quanto alle buone pratiche: non esistono e non possono esistere buone pratiche quando si priva una persona della libertà personale senza alcun motivo.

Non è più accettabile alcuna diminuzione, alcuna sostituzione della volontà della persona con disabilità (nemmeno gli amministratori di sostegno possono incidere sulle scelte della persona), non è più accettabile la riduzione della persona ad oggetto da sistemare da qualche parte.

Dovrebbe essere superfluo ricordare le Linee guida sulla deistituzionalizzazione, ma lo facciamo (CRPD/C/27/R.1), così come ricordiamo l’impegno del Governo con il Secondo Programma di Azione Biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità dell’ormai lontano, 2017 (Decreto del Presidente della Repubblica del 12 ottobre 2017 Gazzetta Ufficiale).

Il Garante prosegue: «Quando entriamo in una struttura guardiamo tutto, perché tutto incide sul benessere della persona con disabilità: l’aspetto della struttura, la presenza o meno di barriere, l’aspetto sanitario, quello socio-sanitario, quello sociale, se il personale è formato, se è in numero sufficiente».

E questo sarebbe tutto? Tutto, tranne verificare se quelle persone sono state messe nella condizione di scegliere o se, invece, hanno subito le scelte altrui. Tutto, tranne informarle del loro diritto ad avere un progetto personalizzato. Insomma, si guarda il giardino, la rampa, il personale: tutto, tranne la persona. E, visto che è un continuo ribadire «la persona al centro», viene da chiedersi: al centro di cosa? Perché, a quanto pare, può essere al centro di un’istituzione per tutta la vita con l’unica colpa di non essere conforme a qualche presunta e inesistente normalità.

Non pago, il Dr. Burgo ci informa che il progetto personalizzato è «forse, anzi soprattutto» per chi già vive in struttura affinché questa non diventi un parcheggio.

Finalmente anche le istituzioni ammettono che, ad oggi, i “servizi” e le strutture per le persone con disabilità sono parcheggi. Però questa interpretazione della norma è quanto meno bislacca. Davvero passare dal parcheggio a un’altra cosa (tra l’altro non definita) ma sempre segregati e comunque mai interpellati, può essere considerato in linea con la Legge Delega 227/2021 in materia di disabilità?

Il progetto personalizzato è lo strumento per restituire, alla persona con disabilità, il potere e la libertà che le appartengono e che, per troppo tempo, le sono state negate.

Lo dice chiaramente la Legge Delega 227/2021, allorquando, all’art. 2 comma 2 punto 12: 12),
prevede che, nell’ambito del progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato diretto ad assicurare l’inclusione e la partecipazione sociale, compreso l’esercizio dei diritti all’affettività e alla socialità, possano essere individuati sostegni e servizi per l’abitare in autonomia e modelli di assistenza personale autogestita che supportino la vita indipendente delle persone con disabilità in età adulta, favorendone la deistituzionalizzazione e prevenendone l’istituzionalizzazione, come previsto dall’articolo 8 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e dall’articolo 19 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (…)

Favorendone la deistituzionalizzazione e prevenendone l’istituzionalizzazione!

Il racconto per cui si possono realizzare i propri desideri e aspettative anche in una struttura, anche chiusi fra quattro muri, deve finire. E deve finire l’obiezione secondo cui ci sono anche belle strutture. Non importa se sono belle o brutte, grandi o piccole, se addirittura puoi uscirne ogni tanto. Sono istituzionalizzanti e, pertanto, contravvengono alla legislazione nazionale, europea e internazionale che le definisce violente a prescindere. Sempre che non basti la disumanizzazione che fa da sfondo e da presupposto alla volontà di negare la portata davvero riformatrice della Legge Delega.

Nessuna persona senza disabilità accetterebbe una vita del genere. Quindi, mentre il Garante utilizza parole come diritti e progetto di vita riferiti alle persone chiuse nelle strutture, forse non si rende conto che sta facendo valere, per le persone con disabilità, delle logiche che non valgono per lui e per i suoi figli.

Allo stesso modo non mettiamo limiti alla libertà del singolo di esprimersi: se una persona con disabilità, informata adeguatamente e libera di scegliere, decide che preferisce vivere in una struttura, che le si aprano le porte. Ma deve valere anche l’inverso. E scommettiamo che, in questo modo, il problema della carenza di posti in questi luoghi sarebbe risolto immediatamente.

Invece serpeggia la tendenza a favorire l’istituzionalizzazione. Il contrario di ciò che la legge prescrive. Altro che Piano per la deistituzionalizzazione. La volontà di proseguire nella stessa direzione di sempre è mascherata soltanto da parole nuove che nulla tolgono allo status quo.

Sollevando il velo di ipocrisia, si scoprono enormi interessi economici. Sorvoliamo, a tal proposito, sul termine “ospite” che richiama la gratuità, quando nelle strutture, di gratuito, non c’è proprio nulla. Anzi.

Quando è stato costituito l’ufficio per il Garante, il Coordinamento PERSONE, in perfetta solitudine, fece notare che non c’era, fra tutte le nomine, nemmeno un componente che rispettasse i criteri per la nomina stabiliti dal Decreto Legislativo 20/2024 [uno dei decreti attuativi della Legge Delega 227/2021 in materia di disabilità, N.d.R.]. Oggi si vedono i primi risultati.

Il progetto personalizzato è un diritto di tutte le persone con disabilità – anche di quelle che vivono in istituto – ed è «diretto a realizzare gli obiettivi della persona con disabilità secondo i suoi desideri, le sue aspettative e le sue scelte» (art. 2 c. 2 punto 5).

Non c’è scritto dove farlo. Perché nessuno può saperlo né deciderlo per altri.

Quindi, o dimostrate in modo inoppugnabile che le persone con disabilità desiderano vivere in strutture segreganti, oppure serve una rettifica, urgente.

 

Per maggiori informazioni: personecoordnazionale@gmail.com

 

PERSONE – Coordinamento Nazionale Contro la Discriminazione delle Persone con Disabilità

 

Nota: il Centro Informare un’h è impegnato nel rivendicare la promozione della deistituzionalizzazione e lo stop all’istituzionalizzazione. Temi su cui si è avviato un confronto pubblico. In calce alla pagina Riforma della disabilità: eliminiamo la possibilità di istituzionalizzare le persone (in aggiornamento) sono segnalati i contributi che di volta in volta si stanno susseguendo. 

 

Ultimo aggiornamento il 18 Ottobre 2025 da Simona