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Donne con disabilità riconosciute come soggetti destinatari di politiche specifiche, ma non ancora realmente incluse

di Silvia Cutrera*

Nel nuovo “Piano Strategico Nazionale sulla violenza contro le donne e la violenza domestica 2025-2027” sono previste azioni specifiche riguardanti le donne con disabilità, ma mancano ancora dati disaggregati e riferimenti trasversali. Senza accessibilità nei Centri Antiviolenza e senza formazione a chi opera per prevenire, contrastare e proteggere dalla violenza, «il rischio – scrive Silvia Cutrera – è che le donne con disabilità restino ancora invisibili».

Immagine creata con l’intelligenza artificiale, fotografando il murale contro il femminicidio nel quartiere San Lorenzo a Roma e inserendo nell’immagine stessa una donna in carrozzina che si unisce con la mano alle altre donne.

Il nuovo Piano Strategico Nazionale sulla violenza contro le donne e la violenza domestica 2025-2027, approvato il 16 settembre scorso con un Decreto del Presidente del Consiglio (DPCM), segna un passaggio importante nelle politiche italiane di contrasto alla violenza di genere.
Articolato nei quattro assi classici – PrevenzioneProtezione e sostegnoPerseguire e punireAssistenza e promozione – ai quali si somma la Cooperazione internazionale, il Piano riconosce in modo esplicito la condizione delle donne con disabilità, destinatarie di misure dedicate, in linea con l’approccio intersezionale richiamato anche dalla Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica).
A supporto del Piano, ha giocato un ruolo importante il documento finale del Gruppo di Lavoro “straordinario” sulla violenza di genere dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con disabilità (OND), approvato nel dicembre 2024, che indicava tre linee d’azione concrete: garantire accessibilità alla comunicazione e all’informazione; fissare standard minimi di accessibilità per Centri antiviolenza e case rifugio; introdurre formazione mirata per le operatrici e gli operatori che entrano in contatto con le vittime.
Si tratta di linee guida che, se recepite pienamente, potrebbero rappresentare una svolta nella reale accessibilità dei servizi.

Tuttavia, nonostante i progressi, rimangono criticità importanti, come la carenza di dati disaggregati: il sistema di raccolta dati, infatti, non prevede ancora in modo sistematico la disaggregazione per genere e disabilità. Senza questi dati, resta difficile misurare l’impatto reale delle politiche e progettare interventi mirati. Nel Piano, infatti, si sottolinea «l’importanza di condurre specifiche rilevazioni sulle persone disabili nonché la necessità di rafforzare il sistema della protezione rispetto alle donne disabili».

Un’altra lacuna è data dall’assenza di riferimenti trasversali: la disabilità non appare come dimensione integrata in tutti gli assi del Piano. In particolare, nell’asse Perseguire e punire non ci sono riferimenti chiari alle barriere che le donne con disabilità incontrano nell’accesso alla giustizia. E nemmeno nell’asse Assistenza e promozione è sempre esplicito che i servizi finanziati debbano rispettare requisiti di accessibilità fisica, sensoriale e cognitiva; inoltre, nell’àmbito della Cooperazione internazionale non emergono riferimenti specifici alle donne con disabilità, con il rischio di lasciarle invisibili anche nelle politiche di scambio e collaborazione con altri Paesi.

Quale allegato e come parte integrante del Piano vi è il Quadro operativo che contiene l’elenco delle azioni da realizzare con le Amministrazioni coinvolte per l’attuazione del Piano stesso 2025-2027: nell’Asse della prevenzione è affidata al Ministero dell’Istruzione e del Merito e al Dipartimento delle Pari Opportunità l’«elaborazione e diffusione, nelle scuole, di materiali informativi sul fenomeno della violenza maschile nei confronti delle donne e la violenza domestica, sugli strumenti a disposizione delle donne vittime di violenza, anche nei confronti delle donne con disabilità, e sulla normativa e le politiche in essere per la prevenzione e il contrasto del fenomeno», mentre è affidata al Ministero per le Disabilità e al Dipartimento delle Pari Opportunità l’azione di promuovere una «campagna di comunicazione rivolta alle donne con disabilità attraverso l’utilizzo di linguaggi per l’accessibilità universale» sul contrasto alla diffusione online di stereotipi e sessismo e prevenire ogni forma di violenza digitale.
E ancora, al Ministero per le Disabilità (per refuso indicato Dipartimento Disabilità?), è attribuita la «promozione di percorsi di formazione rivolti alle donne con disabilità realizzati anche mediante lo sviluppo di materiali informativi sulla violenza contro le donne con disabilità», mentre il Dipartimento delle Pari Opportunità attuerà «iniziative volte a migliorare l’accessibilità del servizio nazionale gratuito di pronta assistenza 1522 per le donne con disabilità».
Al fine quindi di dare parità di accesso ai servizi di protezione e sostegno anche alle donne con disabilità, il Dipartimento delle Pari Opportunità, le Regioni e il Ministero per le Disabilità (anche qui indicato per refuso come Dipartimento Disabilità?) avvieranno la «promozione di iniziative volte al miglioramento dell’accessibilità per l’accoglienza delle donne con disabilità presso i Centri antiviolenza e le Case rifugio» e la «definizione di protocolli di intesa con le associazioni maggiormente rappresentative di persone con disabilità al fine di co-progettare interventi specifici».

Il Piano 2025-2027 rappresenta un passo avanti importante, perché riconosce finalmente le donne con disabilità come soggetti destinatari di politiche specifiche, ma senza un’integrazione trasversale di tutte le politiche antiviolenza e senza dati disaggregati, il rischio è che molte delle barriere che queste donne incontrano restino ancora invisibili.
Il Piano presenta un articolato complesso e il presente contributo si limita ad evidenziare alcuni profili relativi alle donne con disabilità, senza pretesa di esaustività, fermo restando l’impegno a monitorarne, in generale, l’applicazione di esso.
Va anche sottolineato che in sede di Conferenza Unificata, pur con parere favorevole al Piano, sono state formulate osservazioni sui minori esposti a violenza assistita, richiamando la necessità di un approccio di tutela sistemico e integrato tra giustizia minorile, servizi sociali, sanità e scuola, di una formazione strutturata e obbligatoria per chi si occupa di minori e di linee guida nazionali vincolanti per garantire uniformità negli interventi di tutela, affido e presa in carico sul territorio.
Inoltre, l’Intesa Stato-Regioni del 14 settembre 2022, che ha lo scopo di aggiornare e rafforzare gli standard qualitativi e strutturali dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio e che prevedeva un periodo transitorio per l’adeguamento ai nuovi requisiti, è stata prorogata di anno in anno, in considerazione del mancato accordo tra Stato e Regioni sull’applicazione uniforme dei requisiti minimi degli stessi Centri antiviolenza e delle Case rifugio (ad esempio sul numero dei posti, sugli standard di accoglienza, sulla formazione delle operatrici). Quest’ultima proroga scadrà il prossimo settembre 2026.

Infine, va segnalato che il documento ha suscitato critiche da parte del mondo femminista per il mancato coinvolgimento nei lavori preparatori e nelle fasi successive di elaborazione di contenuti. Il successo del Piano dipenderà quindi dalla capacità di trasformare le buone intenzioni in azioni concrete e misurabili, affinché nessuna donna sia esclusa dal diritto a protezione, giustizia e sostegno.

 

* Coordinatrice del Gruppo Donne FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie). Il presente testo è già stato pubblicato sulla testata «Superando», e viene qui ripreso, con lievi adattamenti al diverso contesto, per gentile concessione.

 

Vedi anche:

Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.

 

Ultimo aggiornamento il 2 Ottobre 2025 da Simona