Menu Chiudi

Thailandia, tanti riferimenti alle donne con disabilità nel rapporto del Comitato CEDAW

Grazie al supporto dell’International Disability Alliance (IDA), le Organizzazioni di donne con disabilità della Thailandia hanno ottenuto che nelle Osservazioni conclusive del Comitato CEDAW, ovvero l’organismo indipendente preposto a monitorare l’applicazione della Convenzione ONU per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, relative alla situazione di questo Paese, siano stati inclusi numerosi riferimenti alla disabilità o a donne e ragazze con disabilità. Compresi alcuni in tema di sterilizzazione e aborti attuati senza il libero, previo e informato consenso delle donne con disabilità interessate.

Le rappresentanti delle Associazioni di donne con disabilità thailandesi, tra cui l’ex componente del Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, la signora Saowalak Thongkuay, interloquiscono con l’esponente del Comitato CEDAW, la signora Ana Pelaez Narvaez (fonte: International Disability Alliance).

Il Comitato CEDAW, ovvero l’organismo indipendente preposto a monitorare l’applicazione della Convenzione ONU per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne negli Stati che l’hanno ratificata, ha recentemente pubblicato le sue Osservazioni conclusive, adottate durante la 90a sessione, in cui vengono esaminati Afghanistan, Botswana, Ciad, Fiji, Irlanda, Messico, San Marino, Isole Salomone, Thailandia e Tuvalu.

Come per ogni sessione, l’International Disability Alliance (IDA) ha compilato gli estratti relativi alla disabilità delle dieci Osservazioni Conclusive adottate (che potete trovare a questo link). In tutti e dieci i Paesi esaminati sono state pubblicate raccomandazioni che facevano riferimento a donne e ragazze con disabilità, con circa 160 riferimenti alla disabilità o a donne e ragazze con disabilità in tutti i documenti.

Per questa sessione, l’IDA ha supportato le Organizzazioni di donne con disabilità della Thailandia fornendo assistenza tecnica, supporto logistico e finanziario per consentire la loro partecipazione alla sessione tenutasi a Ginevra, in Svizzera. Inoltre, l’IDA ha collaborato nella fase preparatoria della sessione con i colleghi di Disabled Women IrelandCoamex (Coalizione per i diritti delle persone con disabilità del Messico), sia durante le prime fasi della revisione, sia per la recente presentazione di rapporti alternativi (contribuendo alle risposte alla Lista delle questioni proposte per la sessione).

Concentrandosi sulla Thailandia, l’IDA ha supportato l’Associazione per l’Emancipazione delle Donne con Disabilità (AEPWWDs), l’Associazione delle Donne con Disabilità, dei Bambini con Disabilità e delle Loro Famiglie (AWCF), l’Associazione delle Persone del Sud con Disabilità e l’Associazione delle Persone con Disabilità Nongbualumphu. Queste organizzazioni hanno elaborato un rapporto alternativo per la sessione (disponibile a questo link), e i loro rappresentanti si sono recati a Ginevra (ben due, con il supporto dell’IDA) per partecipare all’incontro pubblico delle ONG di lunedì 16 giugno e per sostenere, formalmente e informalmente, i diritti delle donne con disabilità.

Molte delle raccomandazioni formulate dal Comitato CEDAW riflettono gli sforzi di advocacy delle donne thailandesi con disabilità. In particolare, nella sezione dedicata ai meccanismi nazionali per il progresso delle donne, il Comitato ha evidenziato «la sottorappresentazione delle donne con disabilità nel Comitato per la Promozione dell’Uguaglianza di Genere» e la loro scarsa partecipazione alla definizione delle politiche per la parità di genere. Quindi ha raccomandato alla Thailandia di «rivedere la sezione 6 del Gender Equality Act (2015) per rimuovere qualsiasi limitazione basata sulla disabilità alla partecipazione al Comitato per la Promozione dell’Uguaglianza di Genere e adottare misure per promuovere la partecipazione delle donne emarginate negli organismi per la parità di genere».

Fondamentale è stato il fatto che il Comitato abbia affrontato anche la pratica della sterilizzazione forzata delle donne con disabilità. Rispetto a questo tema ha esortato la Thailandia a: «[g]iurare] che nessuna sterilizzazione o aborto venga eseguito senza il libero, previo e informato consenso delle donne con disabilità interessate, che i professionisti che eseguono sterilizzazioni e aborti senza tale consenso siano perseguiti e adeguatamente puniti, e che siano forniti senza indugio un risarcimento e un adeguato indennizzo economico alle donne con disabilità vittime di sterilizzazioni e aborti non consensuali». In tal modo, il Comitato ha ribadito il suo appello di lunga data a favore di giustizia e risarcimento per le sopravvissute alla sterilizzazione e all’aborto forzati.

Nell’ambito dell’occupazione e dell’economia dell’assistenza, dove il lavoro di cura è spesso affrontato dalla prospettiva delle donne come prestatrici di servizi non retribuite, informali e non riconosciute, il Comitato ha raccomandato alla Thailandia di:  «Promuovere la condivisione equa delle responsabilità domestiche e di cura dei figli tra donne e uomini, anche introducendo un congedo di paternità retribuito e ampliando l’economia dell’assistenza e i servizi di assistenza per bambini, anziani e persone con disabilità». Sebbene le persone con disabilità siano qui menzionate principalmente come destinatarie di assistenza, è essenziale includerle esplicitamente nelle discussioni sull’economia dell’assistenza per garantire che i loro diritti, in particolare il diritto a vivere in modo indipendente e ad essere incluse nella comunità (come previsto dall’articolo 19 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità), siano rispettati e sostenuti.

Per concludere, l’International Disability Alliance condivide le riflessioni di Nunthida Chitpukderat, presidente dell’Associazione delle donne con disabilità, dei bambini con disabilità e delle loro famiglie, che ha sottolineato:  «La rete delle donne con disabilità si è interessata e ha sostenuto la necessità di affrontare il problema dell’occupazione delle donne con disabilità in Thailandia, che non ha un sistema di quote e le cui politiche non affrontano esplicitamente l’occupazione delle donne con disabilità, rendendo e perpetuando l’invisibilità delle donne con disabilità, impedendo loro di accedere a opportunità di lavoro».

 

Si ringrazia Stefano Borgato per la segnalazione.

 

Vedi anche:

Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità: diritti sessuali e riproduttivi”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.

 

Ultimo aggiornamento il 24 Luglio 2025 da Simona