del Gruppo di specializzandi e di specializzande del TFA dell’Università degli Studi di Torino
Un Gruppo di specializzandi e di specializzande del TFA (il tirocinio formativo attivo richiesto per divenire insegnanti di sostegno) dell’Università degli Studi di Torino, denuncia l’avvio dei percorsi INDIRE e la possibilità che vengano equiparati ai TFA. Nell’invitare a sottoscrivere il proprio appello, il Gruppo evidenzia dei punti di convergenza tra le proprie rivendicazioni per una scuola realmente inclusiva e quelle espresse da alcune Associazioni di persone con disabilità in relazione al rinvio di un anno dell’attuazione della Riforma sulla disabilità.

Siamo un Gruppo di specializzandi e di specializzande del TFA [acronimo di Tirocinio Formativo Attivo, è il percorso scelto dal MIUR (attuale MUR – Ministero dell’Università e della Ricerca) per permettere agli aspiranti docenti interessatə di conseguire la specializzazione richiesta agli/alle insegnanti di sostegno, N.d.R.] dell’Università degli Studi di Torino. Moltə di noi lavorano nel mondo della scuola come docenti di sostegno da molti anni. Altrə si sono affacciatə da poco a questo percorso lavorativo.
Chiediamo a tutte e tutti di condividere la nostra denuncia e di sostenerci nel far sentire la nostra voce come comunità educante. Facciamo appello: ai nostri colleghi e alle nostre colleghe, ai dirigenti scolastici, ai sindacati, agli/alle studenti delle scuole di ogni ordine e grado, alle famiglie, ai/alle docenti dei corsi universitari di specializzazione sul sostegno, ai comitati di genitori, alle associazioni territoriali, ai centri Studi e ai centri di consulenza, a tutte le persone che hanno a cuore il futuro della scuola in un’ottica inclusiva.
In pieno accordo con quanto sottolineato dal Professor Dario Ianes, docente ordinario di Pedagogia e didattica dell’inclusione all’Università di Bolzano e fondatore del Centro Studi Erickson, siamo indignatə dall’avvio dei percorsi INDIRE [Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa, N.d.R.] e dalla possibilità che vengano equiparati ai TFA – corsi di specializzazione sul sostegno organizzati dalle Università italiane.
Con questo nostro documento vogliamo anche rispondere all’appello alla mobilitazione delle Associazioni delle persone con disabilità che ci chiedono di far diventare la loro lotta una battaglia di giustizia sociale per i diritti di tutte e di tutti, a fronte del fatto che il Governo ha nuovamente prorogato [l’attuazione di] una parte significativa della Legge 227/2021 che prevedeva l’avvio dei progetti per una vita indipendente delle persone con disabilità, così come già indicato e richiesto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità del 2006, ratificata dall’Europa e dall’Italia stessa pochi anni dopo [con la Legge 18/2009, N.d.R.]. A questo link il loro comunicato [si riferiscono al comunicato congiunto denominato “Adesso basta! Senza Riforma sulla disabilità non c’è futuro”, diramato il 20 febbraio 2025, dopo aver appreso la notizia del rinvio dell’attuazione del Decreto Legislativo 62/2024, attuativo della Legge Delega 227/2021 in materia di disabilità, da PERSONE (Coordinamento nazionale contro la discriminazione delle persone con disabilità), Movimento antiabilista, e UNASAM (Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale), N.d.R.].
A questo ignobile atto, si sono aggiunte in questi giorni le notizie di nuovi provvedimenti del Governo che andranno nuovamente a pregiudicare i diritti e il principio di autodeterminazione delle persone con disabilità, il cui diritto allo studio e a un’istruzione di qualità è stato sancito e riconosciuto da decenni attraverso normative che purtroppo rischiano di diventare carta straccia dopo gli interventi del Ministro Valditara.
L’avvio dei percorsi INDIRE, la validazione dei titoli acquistati all’estero senza che un minuto di lezione, di studio e di tirocinio siano stati effettuati, come dimostrano le tante inchieste giornalistiche uscite nelle scorse settimane (a questo link un riferimento all’inchiesta di «Fanpage.it») e in ultimo la previsione che possano essere le famiglie a scegliere e determinare il/la docente di sostegno per i propri figlie e le proprie figlie.
Consapevoli dell’importanza della continuità didattica, tanto più se si parla di sostegno, crediamo però che questo decreto si ponga in una dimensione di illegalità pericolosa, perché titoli, punteggi di servizio e graduatorie verrebbero completamente ignorati, per garantire non tanto una qualità e una professionalità nel supporto didattico ed educativo, ma banalmente la copertura di un posto.
Questo lede non solo la professionalità di noi docenti specializzati/e, ma anche i diritti degli allievi e delle allieve con disabilità, non pensati nella visione del Ministro come soggetti titolari di diritti ma come utenti/pazienti di cui avere la custodia.
Se si vuole combattere la precarietà e la mancanza di continuità didattica e di sostegno, lo si faccia con la stabilizzazione e l’assunzione in ruolo dei/delle docenti specializzati attraverso i corsi organizzati dalle università pubbliche italiane e non con provvedimenti che, a percorsi già iniziati, prevedono la possibilità di nuovi corsi più brevi ed erogati online, che vanno di fatto a danneggiare i diritti dei/delle docenti che si sono già specializzati/e o che dallo scorso settembre sono impegnati/e in attività in presenza, laboratori, tirocini a scuola, lavoro, programmazione didattica, in un percorso di specializzazione pensato tutto in presenza e che offre una formazione completa e in linea con i principi e i valori della Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità.
La conferma del/della docente di sostegno da parte della famiglia minaccia inoltre di sviluppare nella scuola un aspetto clientelare e di mettere a rischio la nostra possibilità di agire un intervento didattico educativo certamente in sinergia con tutta la comunità educante, famiglie comprese, ma non autonomo e in linea con la necessaria distinzione di ruoli e professionalità. Il pericolo è che il rapporto scuola-famiglia assuma una dimensione privatistica e aziendale, in cui è il cliente a decidere del posto di lavoro di chi viene pensato come un soggetto erogatore di un servizio.
Non si capisce come mai nelle ipotesi previste dal Ministro Valditara le graduatorie, i titoli e i servizi, continueranno a valere per i/le docenti curricolari, mentre noi docenti di sostegno ci ritroveremo in balia di umori che nulla avranno a che fare con la nostra professionalità e dignità di lavoratori e lavoratrici della scuola.
Tutto ciò non è solo insensato e pericoloso, ma incostituzionale e contro ogni legge relativa all’amministrazione pubblica.
Essere docenti formati/e con un percorso impegnativo come il TFA presso le università italiane, dovrebbe costituire invece una garanzia di serietà e professionalità anche per le famiglie, a cui chiediamo di essere al nostro fianco nell’opporsi con forza a questo decreto.
Ci sembra inoltre fondamentale ricordare che il/la docente di sostegno è chiamato/a ad impiegare le sue risorse professionali e umane per l‘intera classe e fa parte integrante dei consigli di classe al pari dei/delle colleghi/e curricolari, quindi la conferma da parte della famiglia risulta essere in piena contraddizione anche con l’attuale normativa e, come sostengono i sindacati, ravvisa elementi di incostituzionalità, rispetto alla violazione dei diritti dei/delle docenti che fino ad ora, sono stati nominati nel rispetto dei diritti di graduatoria, così come previsto tra le altre, dall’Ordinanza ministeriale 88 del 16 maggio 2024, per le graduatorie provinciali e d’istituto.
Così come citato dalle “Linee guida per la redazione della certificazione di disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica e del profilo di funzionamento”: «la scuola provvede ad assicurare la necessaria azione didattica e di integrazione per i singoli alunni disabili, usufruendo tanto dei docenti di sostegno che dei docenti di classe».
E ancora, dalle Linee Guida concernenti la definizione delle modalità, anche tenuto conto dell’accertamento di cui all’articolo 4 della Legge 5 febbraio 1992, n. 104, per l’assegnazione delle misure di sostegno di cui all’articolo 7 del D.Lgs 66/2017 e il modello di PEI [piano educativo individualizzato, N.d.R.], da adottare da parte delle istituzioni scolastiche: «In una classe, l’ambiente di apprendimento è unico e l’intervento progettato deve necessariamente andare oltre le esigenze individuali dell’alunno/a con disabilità titolare del PEI, investendo il più ampio concetto di accessibilità, o progettazione universale, trasferibile all’insegnamento».
Vi invitiamo a firmare il nostro appello, a farlo conoscere e circolare in modo da aprire un dibattito allargato e bloccare insieme questi decreti che malcelano una visione della scuola non inclusiva, abilista e in pieno contrasto con i valori e i principi di tutte le normative relative al diritto ad un’istruzione di qualità e ad una vita indipendente per le persone con disabilità.
Questo è il link al Google form per raccogliere le firme.
Vedi anche:
Sezione dedicata al Confronto sul rinvio della Riforma sulla disabilità – febbraio-marzo 2025.
Ultimo aggiornamento il 14 Marzo 2025 da Simona