intervista a Soriano Ceccanti a cura di Simona Lancioni
La Regione Toscana ha recentemente modificato la disciplina di accesso ai contributi per la Vita Indipendente delle persone con disabilità per poter integrare le proprie risorse con quelle del Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+). Per comprendere come sta andando questa fase di transizione, abbiamo rivolto qualche domanda a Soriano Ceccanti, persona con disabilità che percepisce un contributo per il suo progetto per la Vita Indipendente. Queste le maggiori criticità riscontrate: troppa discrezionalità agli àmbiti territoriali (16 Società della Salute e 12 Zone distretto), con conseguente disomogeneità applicativa; maggiore burocratizzazione e spese, nonché alcuni casi di riduzione dei contributi, che in concreto vogliono dire meno ore di assistenza.

Gentilissimo Soriano Ceccanti, quale impatto sta avendo sulle persone con disabilità questa fase di transizione dalla vecchia alla nuova disciplina dei progetti di Vita Indipendente sotto il profilo burocratico e organizzativo?
«Anche con la precedente disciplina la Regione Toscana aveva lasciato ogni Società della Salute/Zona distretto libera di regolamentare date di pagamento, periodicità di rendicontazione e valutazione funzionale e quindi importo del contributo Vita Indipendente.
Con la nuova disciplina al precedente caos si è aggiunta una maggiore burocratizzazione e spese per far fronte alle esigenze organizzative di ciascuna Società della salute/Zona distretto. La maggior parte di esse erogano il contributo quasi alla fine del mese successivo a quello di riferimento, altre addirittura con un ritardo di due mesi. Questo significa o lasciare l’assistente senza paga per due mesi oppure fare debiti non indifferenti che non puoi restituire perché il contributo erogato non è sufficiente a coprire lo stipendio, i contributi INPS, le spese del commercialista, ecc. figuriamoci pagare i debiti.
Inizialmente la presentazione della domanda doveva avvenire esclusivamente a mezzo PEC costringendo così centinaia di persone con disabilità a dotarsi di uno strumento costoso di cui non avevano nessuna necessità.
Attualmente l’unica procedura che accomuna le diverse Società della Salute-Zone distretto è la richiesta di rendicontazione mensile delle spese sostenute dai beneficiari del contributo Vita Indipendente. Questo comporta un aggravio di contabilità che deve essere tenuta da professionisti con conseguenti maggiori spese e stress per gli utenti».
Lei ha avuto modo di confrontarsi con altre persone con disabilità riguardo alla nuova disciplina dei progetti per la Vita Indipendente. Come stanno vivendo questa fase di transizione? Ha più riscontri positivi o negativi?
«Tutte le persone con le quali ho avuto scambi di opinioni hanno dichiarato di avere molte difficoltà nella gestione dei contratti delle proprie assistenti personali, non riescono a gestire gli imprevisti, malattie, assenze, ferie, sostituzioni per pochi giorni, ecc.
Con il contributo Vita Indipendente sarebbe possibile pagare sedute di fisioterapia, trasporti sociali, spese per la pratica sportiva e altre, tutte a rendicontazione con fattura intestata in modo bizzarro!»
La Regione Toscana afferma che tutti i progetti di Vita Indipendente già in essere sono stati riconfermati, e che ne sono stati finanziati oltre 650 in più rispetto al passato. Le risulta che alcuni dei progetti in essere siano stati ridotti? Se sì, di quanto e con quale motivazione?
«I progetti già finanziati precedenti al primo marzo 2025 sono stati riconfermati ma per alcuni è stato ridotto il contributo (non so se altri sono stati aumentati né quanti sono) anche del 30%. La decisione è stata motivata con l’aumento del numero dei beneficiari.
Trovo molto grave, e arbitraria, la riduzione del contributo perché non è stata data nessuna motivazione socio-sanitaria. Questo comporta meno ore di assistenza quindi maggiore isolamento».
Quali pensa che siano le maggiori criticità riscontrate dalle persone con disabilità in questa fase di transizione? E quali interventi sarebbero necessari per superarle?
«Le maggiori criticità che riscontriamo sono legate alla maggiore burocratizzazione delle procedure. Una persona con grave disabilità che deve gestire più assistenti personali, quindi più contratti e/o libretti di famiglia, versamenti dei contributi INPS, TFR [trattamento di fine rapporto, N.d.R.] ecc., ha bisogno di un professionista e le spese sostenute non vengono rimborsate.
Bisogna avere il coraggio di rivendicare il contributo Vita Indipendente senza rendicontazione, producendo alla Società della Salute/Zona distretto il contratto di lavoro e una volta l’anno le ricevute dei versamenti INPS.
C’è anche da dire che le diverse Società della Salute/Zone distretto hanno denominato il Progetto Vita Indipendente con acronimi o nomi fantasiosi che non rispettano né il significato né il valore della Vita Indipendente:
Società della Salute area Pisana V.I.V.A. (Vita Indipendente Verso l’Autonomia)
Zona Lunigiana I.D.A. IndipendenteMenteDA
Società della Salute area pratese CHI FA DA SE
Società della Salute Fiorentina nordovest Indipendenza e Autonomia InAut
Società della Salute Mugello Mugello Indipendente M.IND
Società della Salute Zona Apuana AmarV.I.
ecc. ecc.»
Vedi anche:
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La Vita Indipendente in Toscana”.
Ultimo aggiornamento il 28 Maggio 2025 da Simona