Dopo il Rapporto dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) che ha documentato il trasferimento forzato e/o la deportazione di minori ucraini nella Federazione Russa, e dopo che un’inchiesta del quotidiano del Regno Unito «The Telegraph» ha stimato che più di duemila bambini ucraini di appena sei anni sono stati deportati in quattro campi sul territorio bielorusso, una nuova inchiesta giornalistica del quotidiano inglese ha raccolto le testimonianze di alcuni anziani con disabilità ucraini deportati in Russia, e dei loro parenti che li hanno tratti in salvo.
Dopo il Rapporto dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), pubblicato lo scorso maggio, che ha documentato il trasferimento forzato e/o la deportazione di minori ucraini nella Federazione Russa, per i quali il presidente russo Vladimir Putin è stato accusato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità; e dopo che un’inchiesta del quotidiano del Regno Unito «The Telegraph» ha stimato che più di duemila bambini ucraini di appena sei anni sono stati deportati in quattro campi sul territorio bielorusso (se ne legga a questo link), una nuova inchiesta giornalistica del quotidiano inglese, resa pubblica lo scorso 20 luglio, ha raccolto le testimonianze di alcuni anziani con disabilità ucraini deportati in Russia, e dei loro parenti che li hanno tratti in salvo. Ne dà notizia la testata indipendente «Valigia Blu», riferendo che tali persone sono state private della loro cittadinanza, costrette a donare il sangue e lasciate in agonia a causa di procedure mediche errate.
«Valigia Blu» riprende alcune storie dell’inchiesta inglese. Come quella di Oleg Andreev, un uomo paralizzato di 65 anni, residente nell’Ucraina orientale, portato via dalla sua abitazione dagli invasori russi nel momento in cui questi hanno occupato il suo villaggio. Andreev è stato prelevato mentre si trovava accanto al corpo di sua madre, rimasta uccisa nell’edificio distrutto dai bombardamenti russi. Senza poter far sapere a sua figlia Janin Andreeva che era ancora vivo, Andreev è stato trasferito in una struttura di assistenza nella Donetsk occupata (a Makiivka), privato della sua sedia a rotelle da un soldato russo per darla ad un proprio compagno ferito, e dei suoi documenti (incluso il passaporto), che si trovavano in una tasca della stessa.
Nella struttura ha subito offese e umiliazioni da parte del personale sanitario, gli hanno rasato il viso e la testa senza il suo consenso, è stato privato del 70% della sua pensione. Intrappolato nella tromba una scala durante un bombardamento, le sue dita dei piedi, esposte ad una temperatura di -10°C, si sono congelate, ma il medico ha deciso di operarlo solo quando il dolore era diventato insopportabile, inoltre, a causa di un errore medico, le sue ossa sono rimaste scoperte ma non gli è stato dato alcun antidolorifico, solo un antisettico ormai in disuso, perché considerato inefficace rispetto ad altri farmaci, e per gli effetti collaterali sulla pelle. Se Andreev è riuscito a tornare a Kiev e a ricongiungersi con la figlia, lo si deve a Helping to Leave, un’Associazione umanitaria che aiuta le famiglie ucraine che hanno parenti nelle zone dell’Ucraina controllate dai russi, cercando di dare risposte ai loro bisogni immediati.
Nell’articolo di «Valigia Blu» sono riferiti ulteriori dettagli sulle deportazioni degli anziani con disabilità ucraini deportati in Russia. (Simona Lancioni)
Per approfondire:
Non solo bambini. Un’inchiesta giornalistica svela le deportazioni di anziani disabili ucraini in Russia, «Valigia Blu», 27 luglio 2023.
Verity Bowman, Children are not the only ones being abducted by Russia, «The Telegraph», 20 luglio 2023.
Ultimo aggiornamento il 31 Luglio 2023 da Simona