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Signora Giudice Tutelare, «il divieto di visite continua anche dopo la morte?»

Dopo averne verificato la veridicità, pubblichiamo in forma anonima questa lettera rivolta a una Giudice Tutelare dalla compagna di vita di un Uomo che, ai primi segni di demenza, è stato sottoposto ad amministrazione di sostegno. Dovendo individuare il soggetto da nominare, la Giudice Tutelare ha ritenuto affidare tale incarico alla sorella dell’Uomo, sebbene ciò fosse in contrasto con la volontà dello stesso. La sorella ha deciso che l’Uomo dovesse essere rinchiuso (contro la sua volontà) in una struttura privata e che non dovesse più vedere la sua compagna di vita. Ora quest’ultima, dopo due anni in cui ha lottato inutilmente con questo sistema disumano, scopre casualmente che l’Uomo è morto lo scorso agosto. Si tratta di una storia terribile, non l’ultima, se la Legge che disciplina questo istituto giuridico non verrà cambiata.

Particolare delle mani di una donna che reggono una lampada con al suo interno un lume acceso (fotografia di lil artsy su Pexels).

Onorevole Giudice Tutelare, ho saputo per caso che il mio Compagno – il Suo tutelato – è morto ad agosto. Questo mentre il mio avvocato ancora aspetta dalla cancelleria del Tribunale di Roma da due mesi la memoria di controparte per la replica. Infatti da due anni e tre mesi mi vengono chieste prove e documenti della nostra relazione durata 13 anni affinché io potessi avere il “permesso” di vederlo, mentre Lui aspettava la morte in una RSA [residenza sanitaria assistita, N.d.R.]. Ho presentato un mondo di prove, ma Lei ha concesso altri 15 giorni all’amministratrice di sostegno per continuare a scrivere le sue bugie: che io ero l’estranea, “la puttana di turno”, la criminale che si era opposta alla reclusione in struttura del “beneficiario” per qualche meschino interesse egoistico. Poi altri 15 giorni a me e al mio avvocato per smontare, ancora una volta, questo castello di menzogne e fango. Ma non l’abbiamo potuto fare. La cancelleria non ci ha inviato nulla, e intanto in un giorno di agosto che non conosco, Lui è morto [è stato rilevato successivamente che la data di decesso è stata il 10 agosto 2024, N.d.R.].

Per Lei probabilmente solo una rogna di meno, per me un dramma. Ho passato due anni a cercare di provare che la parente nominata amministratrice di sostegno (a mia totale insaputa) non era l’amministratrice di sostegno adatta, perché l’ha rinchiuso a maggio 2022 contro la sua volontà (ho i video) in una struttura irregolare, senza alcun sostegno per la demenza,  gli ha sequestrato il cellulare dopo che mi aveva mandato un ultimo messaggio con una richiesta di aiuto il 10 maggio 2022 (richiesta che nessuno ha voluto ascoltare) e l’ha ucciso prematuramente privandolo della libertà, strappandolo da casa sua, che non ha più rivisto nemmeno in fotografia. Lei come starebbe se la rinchiudessero in una stanza fra estranei invece che tenerLa casa propria? Lui è impazzito in due mesi. Ci entrò con le sue gambe, quando riconosceva tutti ed era ancora relativamente autosufficiente. In due mesi era già uno straccio. Legato in carrozzella e probabilmente sedato. I suoi bei capelli neri diventati tutti bianchi e dimagrito paurosamente (ho le foto). In quella struttura rivelatasi, come ben sa, irregolare, non c’erano nemmeno le cartelle cliniche dei pazienti, come provato da ispezioni dell’ASL e del Municipio. Sono poi seguiti vari trasferimenti, come fosse un pacco postale, fino alla morte.

Intanto l’amministratrice di sostegno gli ha persino messo la residenza (spostandola da casa mia, dove Lui voleva stare, come ho provato) nella casa di un’altra parente, due stanze al quarto piano senza ascensore, mentre Lui stava ovviamente nella RSA in fin di vita. Un palese falso ideologico in atto pubblico. Ma andava sempre tutto bene, vero? L’amministratore di sostegno può commettere ogni reato senza mai essere fermato, giusto?

Lui avrebbe potuto vivere molto di più se accudito da chi lo amava e non isolato dal mondo. Non si muore, in appena due anni, di demenza. In Lui tutto è precipitato perché gli è stato impedito ogni contatto con la sua vita precedente. È stato aiutato a dimenticare, non a ricordare. E voi Giudici Tutelari che avete fatto? La precedente Giudice Tutelare non l’ha mai visto e mai ha voluto ascoltare, finché si era in tempo, la sua volontà. Poi è subentrata Lei e io ho sperato disperatamente che facesse presto, sapevo che Lui non avrebbe resistito in una RSA dove forse nemmeno c’era l’aria condizionata nelle stanze. Come sapevo che la reclusione da maggio 2022 sarebbe stata fatale. Ma nulla. Rinvii, memorie, repliche, istanze, inerzia, silenzio, menefreghismo, ed eccoci alla MORTE.

Cosa le costava, Dottoressa, autorizzare il 18 giugno che lo potessi vedere? Permettermi di dargli almeno una carezza prima della morte? L’amministratrice di sostegno ha costruito su di me un castello di menzogne, che si sono concretizzate in denunce nei miei confronti, per le quali il Pubblico Ministero ha chiesto l’archiviazione [ma che l’amministratrice di sostegno non ha voluto ritirare, N.d.R.]. L’ho già detto, questa era una storia di vendette familiari che andava sistemata con un amministratore di sostegno esterno.

Voi Giudici Tutelari pensate che la vita umana si debba adattare ai Vostri tempi lunghissimi? Non si adatta e non si è adattata. Vi interessa solo la “patente legale” [che la coppia abbia formalizzato giuridicamente il proprio legame, N.d.R.], quando non capite che le coppie ormai sono di tante forme. E si può scegliere anche di non convivere, ma di rimanere intimi.

Cosa devo fare ormai? Ringraziarla per aver deciso di non decidere? Ringraziare questa volontaria giurisdizione per cui i tutelati sembrano solo un fastidio? E soprattutto è un fastidio chi, come me, ha lottato per due anni per farsi ascoltare per il bene di quel Poveraccio.

Le mando una delle nostre ultime foto insieme. Dicembre 2022, cinque mesi prima dell’internamento distruttivo. Mi ero appena operata al naso per un tumore e ho il cerotto. Il Suo atteggiamento, il Suo sguardo, il Suo abbraccio sono quelli verso un’estranea? E Lui, a cena fuori con me, era da ricovero? No. Lui ha sofferto orribilmente nei primi mesi dell’internamento, prima di precipitare prematuramente. Ho un video in merito, mai visto da nessuno. Il ricovero dovrebbe essere l’ultima spiaggia, non la prima. Ma Voi Giudici Tutelari lo capite?

Mi scuso della lunga mail che forse mai verrà letta e mai avrà una risposta. Ma Lui non meritava questa fine impostagli da un familiare che lo odiava, come ho dimostrato allegando messaggi WhatsApp e mail in merito. “Finalmente” è morto. I parenti ora penseranno a come guadagnare dalla vendita della casa del defunto. L’unica che ha sempre pensato a quel Poveraccio sono stata io, rimettendoci un botto di soldi di avvocati e la salute.

Se n’è andato in poco più di due anni. Per Voi un fascicolo da archiviare. Uno di meno, tanto ne avete tanti. Grazie anche a Lei di non aver fatto nulla e di non avermi permesso nemmeno di dargli un ultimo saluto prima della morte. Quindici anni in cenere [si riferisce alla durata della loro relazione, N.d.R.].

E non ho nemmeno il beneficio di sapere dove è sepolto per portargli un fiore e piangere sulla Sua tomba. Il divieto di visite continua anche dopo la morte?

(Lettera firmata. Un elemento marginale è stato alterato per non rendere riconoscibile la persona che ha firmato la lettera).

 

Nota: segnaliamo che il 18 aprile 2024 l’Associazione Diritti alla Follia ha depositato presso la Cancelleria della Corte Suprema di Cassazione una Proposta di Legge di iniziativa popolare per l’abolizione dell’interdizione e dell’inabilitazione e per la riforma dell’amministrazione di sostegno (il cui testo è disponibile a questo link). Al fine di raccogliere le 50mila firme necessarie affinché la Proposta in questione venga discussa in Parlamento, la medesima Associazione ha lanciato anche la Campagna “Fragile a Chi?!”, ed ha predisposto un’apposita sezione con tutte le informazioni sull’iniziativa (essa è raggiungibile al seguente link). Per informazioni: dirittiallafollia@gmail.com

 

Vedi anche:

Simona Lancioni, Amministrazione di sostegno, doveva essere un abito su misura… invece, «Informare un’h», 18 febbraio 2022.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema della “Tutela giuridica”.

 

Data di pubblicazione: 9 Settembre 2024

Ultimo aggiornamento il 10 Settembre 2024 da Simona