L’Associazione Femminile Maschile Plurale di Ravenna, la Casa delle donne di Ravenna, il CERPA Italia (Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell’Accessibilità) e Collagene VI Italia hanno comunicato la loro adesione al “Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea”. Quattro adesioni che esprimono differenti sfumature.
I gradini li vedono (o li sentono) tutti e tutte, e tanto basta a coglierne la portata escludente che possono avere per le persone con disabilità motoria e non solo. La discriminazione di genere, soprattutto quando si combina con la disabilità, invece richiede una più attenta riflessione, un atteggiamento critico davanti alla realtà, la disponibilità ad informarsi ed a raccogliere e comparare dati disaggregati per sesso. Pensiamo sia per questo che si trova una gran schiera di gente che “arriva al gradino” e si dà da fare per eliminarlo, e molte poche persone che arrivano a cogliere la discriminazione multipla (sia come donne, che come persone con disabilità) che penalizza le donne con differenti disabilità, e che si attivano per contrastarla. Per questo non sorprende più di tanto che le ultime adesioni al “Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea” arrivino da quattro enti che della riflessione sul genere e sui generi, dello spirito critico, del contrasto alla marginalizzazione e della partecipazione attiva hanno fatto i loro attrezzi del mestiere: l’Associazione Femminile Maschile Plurale di Ravenna, la Casa delle donne di Ravenna, il CERPA Italia (Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell’Accessibilità) e Collagene VI Italia. Quattro adesioni che esprimono differenti sfumature.
Dal 1994 collabora ininterrottamente all’interno dell’Università per la Formazione Permanente degli Adulti Bosi Maramotti di Ravenna, nel Corso La Storia e il Pensiero delle Donne, producendo molto (lezioni, studi, approfondimenti, pubblicazioni, divulgazione), scegliendo la forma seminariale, e sperimentando positivamente l’apertura dei seminari al genere maschile. «Stiamo imparando a narrarci e a “scambiare”, nella progressiva consapevolezza che le nostre vite sono state un continuo muoversi fra pluralità e soggettività, fra incontri e conflitti, fra mutamenti e persistenze, fra resistenza e progetto. Abbiamo verificato la bellezza e la fatica della pluralità, e riteniamo che associarsi per farne il tema prioritario della nostra riflessione ci aiuterà a vivere la vita nel mondo con maggiore consapevolezza e non in solitudine, e, contemporaneamente, a delineare la possibilità di trasmissioni di esperienze, di pensieri, di saperi»: si legge nella pagina di presentazione l’Associazione Femminile Maschile Plurale. Difficile trovare persone più adatte ad interrogarsi sulle interazioni tra genere e disabilità di chi ha fatto di questo tipo di riflessione un modo di stare in ascolto ed in relazione.
C’è poi la Casa delle donne. Casa intesa come “unico tetto” sotto il quale trovano dimora l’Associazione Liberedonne, l’UDI Ravenna (Unione Donne in Italia), le Donne in nero e la Fidapa (Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari). «[…] la Casa delle donne di Ravenna aderisce e sostiene il Secondo Manifesto europeo sui diritti delle Donne e Ragazze con Disabilità – chiarisce Barbara Domenichini, Coordinatrice del Comitato di Coordinamento che tiene insieme le diverse realtà della Casa –. La Casa delle donne da tempo è impegnata a favore della conoscenza delle tematiche legate a donne con disabilità e lavora per promuovere buone pratiche e buone politiche. Appena la settimana scorsa abbiamo organizzato un convegno sulle varie forme violenza che le donne con disabilità subiscono [“Genere e disabilità. Le differenti forme della violenza”, del 24 novembre 2017, N.d.R.]. Continuiamo a lavorare.» Ed è vero, meravigliosamente vero, che loro lavorano da tempo, ad esempio con il progetto “Stare di casa nella città”, finalizzato a dare risposta alla seguente domanda: «Come viene vissuta la città dalle donne con disabilità o dalle madri di figli con disabilità?»
C’è il CERPA Italia, che ha come «scopo principale [quello] di contribuire alla promozione della cultura dell’inclusione sociale, contrastando la discriminazione e la marginalizzazione di qualsiasi individuo, al fine di migliorare la qualità di vita, l’accessibilità, fruibilità ed usabilità degli ambienti.» È cosa tutt’altro che acquisita che anche il tema dell’accessibilità possa avere una declinazione di genere. La circostanza che diversi aspetti dell’accessibilità siano neutri rispetto al genere (ad esempio, la larghezza di una porta necessaria a consentire un acceso agevole a chi si sposta in sedia a rotelle), induce ancora troppe persone (professionisti/e di diversi settori, e anche persone con disabilità) a ritenere che esso non abbia mai alcuna rilevanza… così, tanto per fare un esempio, ci ritroviamo con la quasi totalità dei centri e dei servizi antiviolenza progettati e realizzati senza accorgimenti di accessibilità. Il Secondo Manifesto dedica al tema dell’accessibilità un intero capitolo (il capitolo 3), e molti richiami sono sparsi nell’intera opera, mancava solo chi avesse l’attenzione e le competenze necessarie per tradurre l’enunciato in termini operativi. Lo abbiamo trovato.
Si deve alla preziosa iniziativa dell’architetta Piera Nobili l’adesione dell’Associazione Femminile Maschile Plurale (della quale è presidente), della Casa delle donne di Ravenna (della quale è componente), e del CERPA Italia (del quale è vicepresidente). Nobili si occupa da tantissimi anni del tema genere e disabilità, con costanza, competenza e professionalità.
Infine c’è l’Associazione di promozione sociale “Collagene VI Italia” (che assiste persone affette da patologie neuromuscolari da deficit del Collagene di tipo Sesto), che, ci comunica la vicepresidente Giulia Da Re, ha deciso di «ratificare il “Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea” richiamando con forza l’attenzione sull’urgenza di contrastare la discriminazione multipla delle donne e delle ragazze con disabilità promuovendo la conoscenza a partire dal proprio interno, coinvolgendo soprattutto le donne (con e senza disabilità) e proponendo loro di aderire a proposte e iniziative specifiche elaborate dalle stesse donne e ragazze con disabilità a partire dalle proprie esperienze e dalle proprie esigenze e desideri.» Perfetto!
Simona Lancioni
Responsabile del centro Informare un’h di Peccioli (PI)
Estremi della pubblicazione:
Forum Europeo sulla Disabilità, Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea. Uno strumento per attivisti e politici, adottato a Budapest il 28-29 maggio 2011 dall’Assemblea Generale del Forum Europeo sulla Disabilità (EDF) in seguito ad una proposta del Comitato delle Donne dell’EDF, approvato dalla Lobby Europea delle Donne, revisione realizzata alla luce della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle Persone con Disabilità, versione in lingua italiana approvata dal Forum Europeo sulla Disabilità, traduzione a cura di Simona Lancioni e Mara Ruele, Peccioli (PI), Informare un’h, 2017, p. 70, in formato pdf.
Per approfondire:
Associazione Femminile Maschile Plurale di Ravenna
Casa delle donne di Ravenna
CERPA Italia (Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell’Accessibilità)
Come e perché ratificare il Secondo Manifesto europeo sui diritti delle Donne e Ragazze con Disabilità, «Informare un’h», 27 novembre 2017.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Tutto sul Secondo Manifesto europeo sui diritti delle Donne e Ragazze con Disabilità”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.
Data di creazione: 30 novembre 2017
Ultimo aggiornamento: 4 dicembre 2017
Ultimo aggiornamento il 4 Dicembre 2017 da Simona