È proprio questa la linea emersa dall’incontro “Donne con disabilità, la doppia discriminazione”, svoltosi ieri, a Roma, su iniziativa di Lisa Noja, deputata del Partito Democratico, al quale era presente anche Maria Elena Boschi, altra deputata del PD, e che ha coinvolto i soggetti dell’associazionismo, dell’università e della ricerca già impegnati su questo fronte. Il proposito è quello di elaborare una specifica mozione da sottoporre al Parlamento in tempi molto brevi, anche prima dell’estate.
Come era stato preannunciato, ieri si è svolto a Roma l’incontro voluto ed introdotto da Lisa Noja, deputata del Partito Democratico, sul tema “Donne con disabilità, la doppia discriminazione”. Un incontro al quale era presente anche un’altra deputata del PD, Maria Elena Boschi, e che si pone in linea di continuità con quello realizzato, sempre a Roma, lo scorso 11 dicembre su iniziativa della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), dal titolo “Donne con disabilità, violenze e abusi: basta silenzi!” (se ne legga qui un resoconto). Incontro, quello di dicembre, al quale assistette la stessa Noja che già in quell’occasione manifestò il proposito di portare il fenomeno all’attenzione del Parlamento e giungere ad un riconoscimento della discriminazione multipla individuando anche politiche specifiche di contrasto e a favore delle pari opportunità.
Ebbene, all’incontro di ieri, si è posto proprio l’obiettivo di interloquire con i soggetti dell’associazionismo, dell’università e della ricerca già impegnati su questo fronte al fine di elaborare una mozione in tema di contrasto alla discriminazione multipla che colpisce le donne con disabilità in ragione del loro essere simultaneamente donne e persone con disabilità. Mozione che verrà approntata in tempi brevi e che, auspicano le deputate del PD, verrà sottoposta alle aule del Parlamento già prima dell’estate.
L’agenzia di stampa «DiRE» (in un articolo a firma di Annalisa Ramundo) ha raccolto qualche dichiarazione delle figure intervenute. Stefania Leone, prof. ricercatrice e delegata alla disabilità dell’Università di Milano, ha distinto la discriminazione multipla in ordinaria, composta e intersezionale. Ordinaria è quella discriminazione nella quale la donna è discriminata in diverse situazioni, in ragione dell’una o dell’altra condizione. E fa un esempio: «È il caso di una donna con disabilità, magari discriminata sul lavoro rispetto a un collega uomo, che poi esce dal luogo di lavoro e trova una barriera architettonica». Si definisce invece composta la discriminazione nella quale «la persona è discriminata nella stessa situazione sia in ragione dell’una che dell’altra condizione». Infine, è chiamata discriminazione intersezionale, quella «in cui la persona è discriminata, nella stessa situazione, in ragione dell’interrelazione tra le due condizioni».
Noja, dal canto suo, ha sottolineato che «la cosa più urgente è portare in Parlamento il dibattito su questo tema, magari con una mozione, un atto di indirizzo, per far sì che il Governo prenda una serie di impegni perché questo tema rientri in tutte le politiche che hanno a che vedere con le pari opportunità e con le politiche per la promozione dell’uguaglianza di genere. Credo che su questo si possa trovare una trasversalità – ha aggiunto – e che questo sia molto importante perché sarebbe un messaggio a tutte le ragazzine e a tutte le donne con disabilità che si sentono spesso negate anche nello stesso diritto alla loro femminilità, perché spesso le donne con disabilità sono trattate come un genere neutro».
Silvia Cutrera, vicepresidente della FISH, è intervenuta in tema di violenza esponendo alcuni dati raccolti con l’indagine VERA (acronimo per Violence Emergence, Recognition and Awareness), realizzata attraverso un questionario di rilevazione, e promossa congiuntamente dalla FISH e dall’associazione Differenza Donna lo scorso 25 novembre. Dall’indagine risulta che su un campione di 476 (di età compresa tra i 16 e gli 81 anni), 153 donne con diverse disabilità (pari al 32,1% del campione), ha subito una qualche forma di violenza. «Se poi si considerano le risposte affermative che le donne hanno dato alle singole e specifiche forme di violenza – ha aggiunto Cutrera – hanno risposto in maniera affermativa 314 donne, il 66%, cioè il doppio» (a questo link sono disponibili i primi dati dell’indagine in questione).
Raffaella Palladino, presidente di D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza), ha fornito qualche dato europeo osservando che «le donne che subiscono violenza e sono anche disabili sono cinque volte più numerose delle donne che non hanno nessun fattore di vulnerabilità aggiuntivo», ed ha raccontato la vicenda una donna con disabilità vittima degli abusi paterni sin dall’età di 8 anni, abusi dai quali sono nati tre figli che le sono stati sottratti. Una vicenda che mette in luce una discriminazione «che non è doppia, ma multipla», ha precisato, giacché questa donna incarna in sé molteplici fattori di discriminazione: è una donna, è una persona con disabilità, ed è «nata al Sud, in un contesto familiare con grosse difficoltà socio-economiche»
Elisa Ercoli, presidente dell’associazione Differenza Donna, e Rosalba Taddeini, psicologa ed esperta in emersione della violenza nei confronti delle donne con disabilità della stessa associazione, hanno parlato dell’Osservatorio sulla violenza contro le donne con disabilità inaugurato lo scorso 25 dicembre, uno «strumento di monitoraggio, rilevazione e ricerca sul fenomeno», ed hanno fornito alcuni dati sulle donne con disabilità accolte e ospitate da centri antiviolenza e case rifugio dell’associazione: dalla metà del 2014 ad oggi sono 98 e hanno un’età media di 36 anni, in un range dai 18 ai 67 anni. Il 27% ha subito maltrattamenti in famiglia, dal marito, compagno, fidanzato, genitori etc., mentre il 73% ha subito violenza sessuale da familiari, conoscenti e sconosciuti (maggiori dettagli sono disponibili in questo approfondimento).
Maura Misiti, dirigente di ricerca IRPPS-CNR, ha spiegato che sulla violenza di genere, sono state mantenute le azioni contenute nel Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2017-20, e che l’Istat «nelle indagini su utenze e centri antiviolenza rispetterà la nostra richiesta di disaggregare i dati per genere».
Anche Maria Elena Boschi, come già Noja, ha insistito sull’importanza di portare il tema della discriminazione multipla nei confronti delle donne con disabilità in Parlamento, «un tema su cui abbiamo iniziato a lavorare quando eravamo al governo e per la prima volta, per esempio, nel Piano nazionale antiviolenza, abbiamo voluto inserire anche delle linee specifiche che riguardassero la violenza subita dalle donne con disabilità. Ovviamente, adesso la responsabilità dell’attuazione del piano è dell’attuale Governo, noi ci auguriamo che possa essere portato avanti quel lavoro che avevamo anche finanziato», ha dichiarato all’agenzia «DiRE» a margine dell’incontro. Ed ha aggiunto: «sappiamo che dobbiamo fare di più, per questo vorremmo presentare, con l’onorevole Noja, una mozione in Parlamento che sì, è del Partito Democratico, ma noi vorremmo che fosse di tutte le forze politiche presenti in Parlamento, per assumere un impegno più forte sul tema delle discriminazioni sulle donne con disabilità, perché è un tema di diritti e credo che non ci siano differenze di partito». (Simona Lancioni)
Vedi anche:
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.
Ultimo aggiornamento:23 maggio 2019
Ultimo aggiornamento il 23 Maggio 2019 da Simona