dell’Associazione Diritti alla Follia
Una nuova testimonianza pubblicata dall’Associazione Diritti alla Follia denuncia la morte di un ex docente universitario, avvenuta dopo settimane di immobilizzazione, sedazione e trattamenti coercitivi in ospedali pubblici e in una casa di riposo privata. La vicenda fa emergere ancora una volta l’inaccettabile mancanza di una norma nazionale che vieti le contenzioni in ospedali, case di riposo, residenze sanitarie assistite e reparti di geriatria. L’Associazione chiede con urgenza che il Parlamento promulghi una norma che colmi questa gravissima lacuna.

Una nuova testimonianza pubblicata dall’Associazione Diritti alla Follia denuncia la morte di un ex docente universitario, avvenuta dopo settimane di immobilizzazione, sedazione e trattamenti coercitivi in ospedali pubblici e in una casa di riposo privata [si veda: “Mio padre non è morto di demenza: l’hanno ucciso contenzioni, sedativi e indifferenza”, N.d.R.]. Secondo il racconto della figlia, l’uomo — autonomo e lucido nonostante soffrisse di demenza — sarebbe stato «legato, sedato e cateterizzato senza necessità clinica», sviluppando polmonite settica, shock e declino irreversibile fino al decesso.
L’Associazione sottolinea che l’abuso delle contenzioni fisiche e farmacologiche su persone con demenza è una pratica diffusa in Italia, nonostante la Raccomandazione 13 del Ministero della Salute affermi che tali dispositivi non prevengono le cadute e possono causare gravi danni fisici e psicologici.
Attualmente, nel Paese non esiste una legge nazionale che vieti le contenzioni in ospedali, case di riposo, RSA [residenze sanitarie assistite, N.d.R.] e reparti di geriatria. Le recenti linee guida sul superamento della contenzione in psichiatria [“Linee di indirizzo per il superamento della contenzione meccanica nei luoghi di cura della salute mentale” del 23 ottobre 2025, N.d.R.] non coprono gli altri contesti di assistenza, lasciando una grave lacuna normativa.
Come Associazione, riteniamo che la videosorveglianza nei reparti ospedalieri, nelle RSA e in altre residenze per anziani — se regolata in modo rigoroso e trasparente — possa diventare una protezione concreta contro abusi, maltrattamenti e uso improprio delle contenzioni.
Non parliamo di telecamere puntate sui pazienti per “sostituire” il personale o per monitorare la fragilità. Parliamo di videosorveglianza ambientale con protocolli chiari e accesso controllato alle registrazioni, come avviene già in altri Paesi europei per contrastare la violenza istituzionale.
- Videosorveglianza obbligatoria nei reparti più a rischio (geriatria, RSA, reparti per demenze, lungodegenza, SPDC [Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura, N.d.R.] etc.);
- Archiviazione sicura e accesso ristretto alle registrazioni, garantito solo a istituzioni indipendenti e familiari in caso di segnalazioni;
- Informazione chiara a familiari e pazienti, nel rispetto della privacy e delle norme europee;
- Uso esclusivo a fini di tutela, trasparenza e prevenzione degli abusi.
Diritti alla Follia chiede al Parlamento l’approvazione urgente di una normativa che:
– vieti l’uso delle contenzioni, salvo eccezioni rigorosamente definite;
– introduca formazione obbligatoria su pratiche non coercitive;
– garantisca trasparenza e monitoraggio;
– tuteli i diritti dei familiari.
Ricordiamo che la testimonianza a cui si fa riferimento nel presente testo, a firma V.C., è disponibile sul sito dell’Associazione Diritti alla Follia al seguente link: Mio padre non è morto di demenza: l’hanno ucciso contenzioni, sedativi e indifferenza.
Ultimo aggiornamento il 5 Dicembre 2025 da Simona