di Marta Migliosi e Asya Bellia
Oggi, 26 novembre, il giorno dopo la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, Marta Migliosi e Asya Bellia, due attiviste con disabilità, prendono la parola per denunciare l’inaccessibilità della Manifestazione organizzata, a Roma, dal movimento femminista e transfemminista Non Una Di Meno nella giornata di ieri. Ne è scaturita una lettera aperta alle sottoscrizioni, dove, tra le altre cose, le due Autrici si chiedono: «Quando la nostra voce di donne disabili conterà mai?»
Care sorelle, compagne, care persone alleate,
questa lettera aperta è stata scritta a più voci, soprattutto le voci delle donne disabili che non sono riuscite ad essere presenti alla Manifestazione organizzata da Non Una Di Meno a Roma lo scorso 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, e sentono di non avere nessun potere di parola e ascolto all’interno dei Movimenti Femministi italiani, se non quelli attraversati da donne disabili.
Il titolo della nostra lettera può sembrare forte, ma sinceramente siamo esauste di essere le ultime, di essere ai margini, o di essere invisibili. L’abilismo agisce così, normalizzando e invisibilizzando i nostri corpi, le nostre istanze, rendendole lontane e sempre altre rispetto alla realtà quotidiana. Un meccanismo non dissimile da quello che riscontrano tutte le donne nel patriarcato. Ci chiediamo: perché ci ritroviamo costrette a “separare” le nostre identità quando, oltre ad essere donne, siamo anche disabili, nere o appartenenti alla comunità LGBTQ+ (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender, Queer)? Perché possiamo essere solo una cosa alla volta, solo donne, solo disabili, solo nere etc.? Perché la complessità delle nostre molteplici identità può essere incarnata in una sola persona – incredibile, vero? –, ma nei Movimenti Femministi a volte lo dimentichiamo?
Ecco la rabbia e la frustrazione che proviamo di fronte al fatto che la Manifestazione indetta da Non Una Di Meno a Roma non sia stata accessibile. È accaduto, infatti, che una donna disabile in carrozzina elettrica, che milita nei Movimenti Femministi da tempo, ed abbraccia la medesima lotta perché vive la discriminazione di genere sulla propria pelle, ha provato a partecipare alla Manifestazione romana senza riuscirci. Questa donna ha chiesto all’organizzazione della Manifestazione informazioni sull’accessibilità dell’evento, perché solo a fronte di tali informazioni avrebbe potuto valutare se partecipare. Ma le informazioni ricevute erano parziali e poco chiare, sembrava che l’organizzazione non si fosse proprio posta la questione dell’accessibilità. Sebbene nel manifesto dell’evento sia citata, tra le altre, anche la discriminazione subita dalle donne con disabilità e l’abilismo, nell’organizzazione di esso non si è tenuto conto delle esigenze di tutte, e la parola accessibilità non compare sullo stesso manifesto. Riscontrando questo tipo di difficoltà, questa donna ha cercato un confronto in una community di donne con disabilità, scoprendo che anche le Manifestazioni organizzate negli scorsi anni erano inaccessibili, ma nulla è cambiato. Se per gli eventi passati si poteva ancora pensare ad una mancanza, ora siamo davanti ad una negligenza. Alcune persone disabili hanno alzato la voce, si sono fatte sentire segnalando questa discriminazione, ed a meno di dodici ore dall’inizio del corteo l’organizzazione ha pubblicato un post sull’accessibilità dell’evento, ma è una toppa che fa acqua da tutte le parti. Si tratta di informazioni incomplete e comunque in ritardo per permettere a qualunque persona disabile in sedia a rotelle lontana da Roma di partecipare, e chissà quante altre persone disabili hanno dovuto rinunciare al loro legittimo desiderio di esserci insieme alle persone abili. Il vaso di Pandora si è aperto, c’è una comunità forte che chiede da anni di partecipare, di prendere spazio e parola, di essere coinvolta, ma è rimasta inascoltata. Come può il Femminismo essere escludente? Che ne direste di iniziare a mettere in discussione le nostre pratiche?
Riportiamo di seguito l’esperienza della donna disabile rimasta esclusa.
«Ho sempre pensato che il Femminismo intersezionale, oltre a essere un pensiero, fosse anche una pratica, una pratica per contribuire a costruire un mondo più equo. Anche l’antiabilismo si connota come una pratica di equità. Esso infatti si propone di costruire un mondo accessibile per tutti e tutte, un mondo dove i corpi non siano categorizzati, un mondo organizzato in modo da rispondere ai bisogni di ciascuno/a. In questo mondo, una Manifestazione come quella di Roma sarebbe stata organizzata con il coinvolgimento delle stesse persone con disabilità, utilizzando le loro esperienze e competenze. Sarebbe bastato semplicemente chiedere a loro aiuto, consiglio e parola, riconoscendo queste persone come interlocutrici in grado di arricchire il Movimento Femminista con le proprie esperienze.
Che peso hanno i nostri corpi? Ecco i sentimenti che suscita in noi l’abilismo. Da una parte percepiamo i nostri corpi talmente pesanti da sentirci quasi in colpa per le nostre esigenze – “Ma sai, siamo un movimento autorganizzato, senza finanziamenti, non siamo, non possiamo, chissà cosa sia l’accessibilità, questo mostro dove dobbiamo costruire sopraelevate accessibili in vetro di Murano, chissà poi se ci accusano di mancanza di sorellanza, allora, dai, inseriamo la parola abilismo” –, e dall’altra parte i nostri corpi sono talmente leggeri e trasparenti da non spostare niente, da non riuscire a modificare nulla intorno, da non essere presi in alcuna considerazione nell’organizzazione di un corteo accessibile. Accade così che ci ritroviamo ignorate ed escluse dalle lotte, come se la violenza che subiamo come donne disabili non avesse lo stesso peso, la stessa dimensione, di quella subita dalle donne senza disabilità.
Quando la nostra voce di donne disabili conterà mai? Quando busserete alla porta delle donne con disabilità – quelle a cui avete chiesto di parlarvi di abilismo – per proporre loro di manifestare insieme? Quando accadrà che, prima di iniziare ad organizzare una Manifestazione, metterete in discussione le vostre pratiche per costruire un evento accessibile a tutti i corpi-mente? Dove sono i corpi-mente storti, deformi, non performanti, grassi, che non vedono, che vanno piano, che non sentono, che non leggono nei modi consueti, ma hanno lo stesso diritto ad esserci? E quando non ci sono, vi chiedete come mai? Vi accorgete che non ci siamo?
“Lotte intersezionali ma non troppo, poi diventa un accollo”, si intitola così un paragrafo nell’opera Decostruzione antiabilista (Eris, 2023) di Claudia Maltese e Gresa Fazliu. E la prospettiva delle donne disabili sembra esattamente questa, che rimettere in discussione le proprie pratiche e, forse, la stessa idea di Femminismo, richieda un grande sforzo. I movimenti femministi possono rimettersi in gioco senza perdere la propria essenza? Quanto siamo disponibili a metterci in discussione?
Credo che non dovrebbero servire i dati per far sentire la nostra voce, sarebbe molto triste se servissero, eppure anche con i dati fatichiamo a essere ascoltate. Dunque i dati servono per restituire a tutte noi che abbiamo subito violenza il potere della voce, la forza, la prova che ci siamo e urliamo per tutte le donne».
In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, desideriamo affrontare un argomento che finora ha ricevuto scarsa attenzione pubblica: la violenza contro le donne disabili.
Esplicitiamo che il presente documento fa riferimento alle seguenti definizioni:
- Per “donna” si intende qualunque persona si identifichi col genere femminile, indipendentemente dal sesso assegnatole alla nascita;
- L’espressione “violenza contro le donne” designa ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata;
- Sono “persone con disabilità” (o “persone disabili”) coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società (così definite dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia con la Legge 18/2009).
Al livello globale, le persone disabili sono 1,3 miliardi. In altre parole, 1 persona su 6 è disabile. Inoltre, l’incidenza della disabilità è maggiore tra le donne, tra le persone anziane, tra le persone appartenenti alla comunità LGBTQ+, e tra quelle più povere. Tra la popolazione carceraria è particolarmente alta l’incidenza della disabilità di tipo psicosociale.
Secondo i dati ISTAT del 2014 (gli ultimi disponibili), le donne disabili sono più spesso vittime di stalking e di violenza psicologica rispetto a quelle non disabili. Inoltre, la percentuale di donne che ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della vita è più alta tra le donne disabili. Il 30,5% delle donne italiane non disabili dichiara di aver subito violenza nel corso della vita. Questa percentuale sale al 35,6% tra le italiane con disabilità non gravi, e raggiunge il 36,5% tra quelle con gravi disabilità. Tra le donne disabili straniere, la percentuale di coloro che sono state vittime di violenza fisica o sessuale è più alta sia rispetto alle donne straniere non disabili, sia rispetto alle donne italiane disabili.
Inoltre, ci sono forme di violenza specifiche subite esclusivamente dalle persone disabili, forme di violenza a cui le donne, le ragazze e le bambine disabili sono maggiormente esposte.
Costituiscono forme di violenza specifiche, tra le altre:
- Somministrare in modo improprio ad una persona disabile i medicinali di cui ha necessità.
- Sottrarre alla persona gli ausili per la mobilità e/o per la comunicazione di cui ha bisogno.
- Il rifiuto da parte di caregivers familiari (o assistenti personali) di supportare la persona disabile nelle attività della vita quotidiana. Sotto questo profilo va evidenziato che le bambine disabili sono più spesso vittime di abusi da parte dei genitori rispetto a quelle abili, e questo aumenta il rischio che subiscano violenza in età adulta.
- La sterilizzazione forzata, l’aborto forzato ed altre pratiche mediche invasive condotte senza il consenso della persona disabile, e spesso senza neanche informarla. Le donne disabili appartenenti a minoranze etniche, quelle prive di capacità giuridica, e le donne disabili che vivono in residenze sanitarie per persone disabili, istituti psichiatrici e carceri sono particolarmente esposte a questa forma di violenza.
Molteplici fattori contribuiscono a rendere invisibile la violenza contro le donne disabili. In primo luogo, il pregiudizio ancora molto diffuso secondo cui le donne disabili sarebbero asessuate. Questo preconcetto fa sì che alcune donne disabili non ricevano un’educazione sessuale, e quindi non realizzino neanche di aver subito violenza, e il percepirle come asessuate è una forma di violenza.
In secondo luogo, le donne disabili che acquisiscono consapevolezza di aver subito violenza hanno maggiori difficoltà a denunciare, perché fronteggiano ostacoli aggiuntivi rispetto alle donne non disabili. Alcune donne disabili hanno difficoltà nella comunicazione. È questo il caso, per esempio, delle donne autistiche non verbali. Le donne che usano una sedia a rotelle, invece, non sono in grado di accedere a stazioni di polizia e Tribunali che presentano barriere architettoniche.
In terzo luogo, non è raro che le donne disabili che denunciano non vengano credute, ciò accade in particolar modo alle donne con disabilità cognitive.
Infine, le donne disabili vittime di violenza non godono della stessa protezione riconosciuta alle donne senza disabilità. In Italia, le Case rifugio che hanno adottato misure di abbattimento delle barriere architettoniche (non meglio specificate) sono il 76,2%. Tuttavia, 272 Case Rifugio, l’80,7% del totale, menziona tra i criteri di esclusione delle vittime di violenza la presenza di disabilità psichiatriche.
Come dice la nostra compagna, Ginevra Caterino, «Non voglio che l’unica alternativa sia di avere le sorelle non disabili che si occupino e parlino per me e le mie sorelle disabili».
La lettera è aperta alla sottoscrizione e alla condivisione. Chi lo desidera può anche integrare e condividere le proprie esperienze su questa materia, alzare la voce significa riappropriarci di uno spazio negato. Per sottoscrivere e per informazioni: martamigliosi@gmail.com.
Elenco, in aggiornamento, dei Soggetti aderenti (in ordine di arrivo)
1 Sara Colognesi
2 Sara Fuso
3 Laura Corradi
4 Flavia Dalila D’Amico
5 Sofia Righetti
6 Francesca Arcadu
7 Silvia Lisena
8 Marina Cuollo
9 Elisa Costantino
10 Chiara Bersani
11 Donata Columbro
12 Claudia Maltese
13 Florensia Finotello
14 Nadia Muscialini
15 Piera Nobili
16 Car G. Lepori
17 Agata Guerrini
18 Femminismo e Altre Liberazioni
19 Silvia Mole
20 Giorgia G.
21 Margherita D’Ignazio
22 Collettiva Transfemminista Nate Intere
23 Anna D’anzi
24 Giorgia Menaghesso
25 Lilly Tolu
26 Giulia Gervasio
27 Alessandra Galli
28 Cecilia Marchisio
29 Progetto Tiresia
30 Marta Pauri
31 Giacomo Calosci
32 Martina Gerosa
33 Marianna Monterosso
34 Perla Rumori
35 Arianna De Bernardi
36 Heidy Gabriela Solustri
37 Carla Giacchella
38 Maria Storzillo
39 Simonetta Cormaci
40 Roberta della Pace
41 Valentina Tomirotti
42 Elena Tomasella
43 Gemma Nasini
44 Barbara Centrone Barbiequeer
45 Bianca Lerro
46 Giulia Gazzo
47 Elisa Gavazzi
48 Collettivo Corpi dal Margine
49 Giuseppe Righetti
50 Renata Nottegar
51 Federico Arcuri
52 Federico Girelli
53 Rachele Righetti
54 Olga Abbiani
55 Arianna Buda
56 Simona Spinoglio
57 Elena Berti
58 Luca Dubbini
59 Adriana Belotti
60 Flavia Giardina
61 Debora Castiglioni
62 Muna Mussie
63 Veronica Ascoli
64 Silvia Arioli
65 Roberta di Martino
66 Oscasl Catellini Collettivo-Medusə
67 Chiara Selvaggia
68 Claudia Campanini
69 Beatrice Gnassi
70 Silvia Garbari
71 F. De Isabella
72 Federica Laura Manna
73 Monica Vegetti
74 Francesca Cardone
75 Barbara Maran
76 Gerarda Cioffi
77 Alice Tancredi
78 Collettivo MAI Ultimi
79 Elfo Dislessico
80 Femminismo Plurale
81 Sarah Laudoni
82 Sara Beduschi
83 Simona Lancioni
84 Giulio Galdi
85 Le Plurali editrice
86 Giovanna Pisapia
87 Lorena Trebbi
88 Hanna Suni
89 Irene Ciampolini
90 Eleonora Furini
91 Miriam Muscas
92 Laura Rosina
93 Marianna Monterosso
94 Francesca Fugazzi
95 Valentina Torrini
96 Maria Chiara Ceci
97 Roberta Iuliano
98 Non Una Di Meno Marche
99 Maria Chiara Paolini
100 Elena Paolini
101 Eleonora Marrocchini
102 Lara Morello
103 Miriam Manara
104 Gaia Celeste Russo
105 Gaia Schiavoni
106 Dajana Gioffrè
107 Sara Giorgio
108 Giulia Paganelli Evastaizitta
109 Carlotta Damiani
110 Alessandra Giuliano
111 Roberta Rita Reina
112 Sara Giudice
113 Rosanna Zanella
114 Tatiana Turel
115 Barbara Cinelli
116 Angelica Mereu
117 Raffaella Manfredi
118 Martina Benoni
119 Alma B.Sergi
120 Elena Canovi
121 Gaia Cirri
122 Paola Alessandri
123 Collettivo Transfemminista Squeert Padova
124 Barbara Pianca
125 Leonardo Pisani
126 Gruppo Solidarietà
127 Giulia Micheletti
128 Carolina Mancini
Bibliografia
Abilismo
Claudia Maltese e Gresa Fazliu (2023), Decostruzione antiabilista. Percorsi di autoeducazione personale e collettiva, (collana BookBlock n. 23), Torino, Eris.
Elena Paolini e Maria Chiara Paolini (2022), Mezze Persone. Riconoscere e comprendere l’abilismo, (collana “Le colline a Sud di Hebron” n. 8), Palermo, Aut Aut Edizioni.
Definizione di “violenza contro le donne”
Council of Europe Convention on preventing and combating violence against women and domestic violence, May, 11, 2011.
Definizione di “persone con disabilità”
United Nations Convention on the Rights of Persons with Disabilities, December 13, 2006.
Statistiche sull’incidenza della disabilità
World Health Organization (2022), Global report on health equity for persons with disabilities. World Health Organization.
Fredriksen-Goldsen, K. I., Kim, H. J., & Barkan, S. E. (2012), Disability among lesbian, gay, and bisexual adults: Disparities in prevalence and risk, in American journal of public health, 102(1), e16-e21.
Downing, J. M., & Przedworski, J. M. (2018), Health of transgender adults in the US, 2014–2016, in American journal of preventive medicine, 55(3), 336-344.
Cunniffe, C., Van de Kerckhove, R., Williams, K., & Hopkins, K. (2012), Estimating the prevalence of disability amongst prisoners: results from the Surveying Prisoner Crime Reduction (SPCR) survey, in Ministry of Justice, 1-8.
World Bank Group (2020), Brief on Violence Against Women and Girls with Disabilities, World Bank Group, United States of America.
Dati ISTAT sulla violenza contro le donne disabili
Istat, La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia. Anno 2014, 5 giugno 2015.
Forme di violenza specifiche subite dalle donne disabili e fattori che contribuiscono a rendere invisibile la violenza
Violence Against Women Living with Disabilities in South-East and Eastern Europe (2020), UNFPA Evidence Brief based on OSCE-led Survey on the Well-being and Safety of Women in South-East Europe and Eastern Europe, UNFPA.
European Disability Forum (2021) Violence against women and girls with disabilities in the European Union [Position Paper].
Janine Benedet and Isabel Grant (2007), “Hearing the Sexual Assault Complaints of Women with Mental Disabilities: Consent, Capacity, and Mistaken Belief”, in McGill Law Journal (52 McGill L.J. 243).
Le Case rifugio in Italia
Lancioni, S. (2023), Il rapporto Istat sul Sistema di protezione per le donne vittime di violenza e la disabilità, sito Informare un’h.
Vedi anche:
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema: “Il contrasto all’abilismo e all’omolesbobitransfobia”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.
Data di creazione: 26 Novembre 2023
Ultimo aggiornamento il 21 Dicembre 2023 da Simona