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Parte a Bologna il progetto per sostenere i “Giovani Caregiver”

Sostenere i giovani caregiver bolognesi, ovvero i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze di età inferiore ai 18 anni che forniscono cura, assistenza e supporto a componenti della famiglia che hanno una disabilità, una patologia cronica, una malattia mentale o altre condizioni che necessitano di cura. È questo l’obiettivo del progetto “Giovani Caregiver” promosso nei giorni scorsi dalla Città metropolitana e dalla Conferenza territoriale sociale e sanitaria metropolitana (CTSSM) di Bologna, e che coinvolge sei distretti dell’Ausl locale.

Il disegno stilizzato di una figura umana che vola aggrappata ad un grande cuore rosso (opera street art realizzata a Firenze, foto di Nick Fewings su Unsplash).

Sostenere i giovani caregiver bolognesi, ovvero i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze di età inferiore ai 18 anni che forniscono cura, assistenza e supporto a componenti della famiglia che hanno una disabilità, una patologia cronica, una malattia mentale o altre condizioni che necessitano di cura. È questo l’obiettivo del progetto “Giovani Caregiver” promosso nei giorni scorsi dalla Città metropolitana e dalla Conferenza territoriale sociale e sanitaria metropolitana (CTSSM) di Bologna, e che coinvolge sei distretti dell’Ausl locale. Si tratta di un segmento della popolazione non residuale – il 7,3% dei ragazzi e il 6,9% delle ragazze tra i 15 e i 24 anni, stando ad una stima elaborata dall’Istat nel 2015 – alla quale è necessario offrire una rete di supporto.

«Oggi mancano infatti strumenti accurati per individuare questi giovani e giovanissimi che in tanti casi faticano, anche a livello sociale, a essere considerati soggetti attivi della rete di cura – si legge nel comunicato stampa diramato dagli enti proponenti –. Il progetto mira dunque a guidare le comunità professionali, scolastiche, educative e non solo, nel costruire nuove modalità di lavoro per individuare e sostenere i giovani e giovanissimi che, per necessità e responsabilità, si prendono cura dei loro cari e svolgono in prima persona una quota di welfare. Non si tratta quindi tanto di indirizzare questi soggetti ai servizi competenti per il supporto psicologico, ma di fornire loro un sostegno più ampio, che coinvolge la società a più livelli: una presa in carico comunitaria».

Un convegno realizzato lo scorso 24 maggio è stata l’occasione di lancio del progetto e di confronto tra i diversi soggetti coinvolti: la scuola, l’Ausl locale, gli uffici di piano che hanno sperimentato alcune esperienze di supporto ai giovani caregiver nell’area metropolitana bolognese, gli stessi giovani. Si è inoltre già costituito un comitato direttivo del progetto ed è stato delineato il percorso partecipativo che nei prossimi mesi coinvolgerà distretti, comunità territoriali e comunità scolastiche. Durante l’estate i sei distretti individuati provvederanno a formare dei gruppi di lavoro finalizzati a declinare il progetto in termini operativi e ad identificare specifiche necessità territoriali. «Verranno mappati i portatori di interesse nei vari territori e saranno progettate azioni da sperimentare con ragazze e ragazzi delle relative scuole secondarie di secondo grado, da settembre a fine anno», spiegano gli enti proponenti.

Questo invece il commento di Erika Ferranti, vicepresidente della CTSSM di Bologna: «Sarà un’attività che permetterà di costruire reti tra i servizi esistenti e di rafforzare le comunità territoriali, attraverso la collaborazione tra le diverse istituzioni dei territori: le scuole, la sanità e i servizi sociali, oltre che con gli enti del Terzo Settore. Attraverso questa progettualità innovativa continueremo a investire sulle giovani generazioni, che tanto hanno sofferto in questi anni di pandemia e sulle quali non dobbiamo lesinare gli sforzi». (S.L.)

 

Ultimo aggiornamento il 7 Giugno 2022 da Simona