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Mai stancarsi di “disturbare”!

di Attiva-Mente*

«Oggi la vera sfida dei movimenti per la disabilità – scrivono dall’Associazione sammarinese Attiva-Mente – è non perdere la propria anima politica, nel senso più alto del termine, non smettere di disturbare, non smettere di ricordare che la disabilità è parte della condizione umana, e che la società si misura non da quanto assiste, ma da quanto emancipa».

Un’opera pittorica di Chinmay Pradhan, artista con disabilità.

Negli ultimi anni, chi si batte per i diritti delle persone con disabilità si è trovato davanti a una trappola tanto sottile quanto pericolosa: quella della depoliticizzazione. Di che si tratta? È un fenomeno che l’interessante recente articolo di Akriti Mehta, intitolato How authoritarianism and neoliberalism work together to depoliticise disability movements, descrive con chiarezza e sul quale riteniamo importante riflettere.
Il potere e l’arroganza da un lato (autoritarismo), il profitto e la convenienza dall’altro (neoliberismo): sono quadri apparentemente opposti, ma che finiscono per lavorare insieme nel neutralizzare la portata politica dei movimenti.
Il primo impone silenzio e paura; il secondo insegna a “stare al proprio posto” dentro logiche di mercato, competizione e visibilità individuale. E quando queste due spinte si incontrano, il risultato è devastante: la disabilità torna ad essere gestita, ma non ascoltata; esibita, ma non compresa; rappresentata, ma non autodeterminata.
È un processo invisibile, quasi gentile. Non arriva con la censura o con la repressione diretta, ma con l’abbraccio morbido delle logiche dell’efficienza, dei progetti, delle scadenze, delle procedure.
Le istituzioni, i grandi finanziatori, i sistemi politici, che siano democratici o autoritari, tendono a preferire movimenti che “non disturbano troppo”, che non mettono in discussione le disuguaglianze di fondo, ma che si occupano solo di “migliorare” ciò che già esiste. Così, poco alla volta, un movimento nato, anche velleitariamente, per cambiare il mondo, rischia di diventare un “fornitore di servizi”, una struttura ordinata che produce rendiconti, loghi e report, ma non più scosse.
Le organizzazioni che nascono per rivendicare diritti rischiano così di diventare, senza volerlo, “parte del sistema che dovevano trasformare”. Ci si abitua a parlare il linguaggio dei bandi, non quello dei diritti. Si misura il successo in termini di progetti conclusi, non di vite cambiate. Si confonde la visibilità con l’impatto, la foto con la sostanza.

Eppure, la disabilità è, e deve restare, un fatto politico. Lo è ogni volta che qualcuno rivendica la libertà di scegliere dove e con chi vivere. Lo è ogni volta che si denuncia una barriera, fisica o culturale. Lo è ogni volta che si rifiuta di essere ridotti a casi, statistiche, o destinatari di attenzioni paternalistiche.
Essere movimento politico, nel senso più alto del termine, non significa appartenere a un partito o schierarsi contro qualcuno. Significa avere una visione del mondo e volerla cambiare con la propria presenza, con le proprie scelte, con la propria voce.
Significa ricordare che l’inclusione non è una gentile concessione, ma un diritto umano, e che i diritti umani non si chiedono: si esercitano.

Per questo, è importante vigilare anche su noi stessi. La vera sfida dei movimenti per la disabilità, oggi, è non perdere la propria anima politica. Non smettere di disturbare. Non smettere di ricordare che la disabilità è parte della condizione umana, e che la società si misura non da quanto assiste, ma da quanto emancipa.
Restare movimento politico, nel senso più profondo del termine, significa continuare a praticare l’autodeterminazione collettiva, a costruire spazi di libertà, a dare corpo a quella promessa che ancora oggi risuona potente: Nulla su di Noi senza di Noi.

 

*Attiva-Mente è un’Associazione della Repubblica di San Marino (attivamentersm@gmail.com). Il presente testo è già stato pubblicato sulla testata «Superando», e viene qui ripreso, con lievi adattamenti al diverso contesto, per gentile concessione.

 

Nota: il Centro Informare un’h è impegnato nel rivendicare la promozione della deistituzionalizzazione e lo stop all’istituzionalizzazione. Temi su cui si è avviato un confronto pubblico. In calce alla pagina Riforma della disabilità: eliminiamo la possibilità di istituzionalizzare le persone (in aggiornamento) sono segnalati i contributi che di volta in volta si stanno susseguendo. 

 

Ultimo aggiornamento il 27 Ottobre 2025 da Simona