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Lutto Universale per il naufragio di migranti in Grecia

A seguito della tragedia avvenuta nel mare antistante la Grecia, con la morte di centinaia di persone, tra i quali anche un centinaio di bambini e bambine, a seguito del naufragio di un peschereccio, diverse Organizzazioni Non Governative del soccorso hanno proclamato un “Lutto Universale”, mentre sono diversi gli appelli provenienti da differenti organismi della società civile per indagare le dinamiche della strage e proporre misure volte ad evitare che tali stragi si ripetano.

Un riquadro nero con la scritta bianca “Lutto Universale per le morti in mare”: è l’immagine utilizzata da diverse Organizzazioni Non Governative per listare a lutto i propri profili social a seguito del naufragio avvenuto pochi giorni fa a poche miglia dalla Grecia. Naufragio nel quale sono morte centinaia di persone.

«La tragedia di pochi giorni fa a poche miglia dalla Grecia è una delle più gravi della storia. Per noi questi sono giorni di #luttouniversale. Listiamo a lutto i nostri profili, vi invitiamo a fare lo stesso. Subito una missione europea di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Per fermare le morti sulla frontiera più letale del mondo », è questo il messaggio pubblicato sui profili social dalle Organizzazioni Non Governative (ONG) del soccorso Medici Senza Frontiere, ResQ – People saving people, Open Arms Italia, SOS MEDITERRANEE Italia, Sea-Watch, Mediterranea Saving Humans, e Emergency.

La tragedia a cui si riferiscono le ONG è quella del peschereccio naufragato a sud del Peloponneso, a 47 miglia nautiche a sud-ovest di Pylos, con a bordo almeno 700 persone (se ne legga a questo link).

L’Agenzia «DIRE» riporta i diversi appelli provenienti da differenti organismi della società civile per indagare le dinamiche della strage e proporre misure volte ad evitare che tali stragi si ripetano.

«Siamo di fronte a una tragedia di dimensioni inimmaginabili, e totalmente evitabile – osserva Adriana Tidona, ricercatrice di Amnesty International sulle migrazioni –. Sollecitiamo un’indagine urgente, approfondita, indipendente e imparziale su cosa abbia causato questa catastrofe e chiediamo assistenza e sostegno per le persone sopravvissute».

La Comunità di Sant’Egidio chiede all’Unione Europea di attuare «un “piano speciale” di aiuti e di sviluppo per i Paesi di provenienza dei migranti che rischiano la loro vita in viaggi della disperazione più che della speranza», e suggerisce di adottare il modello dei Corridoi umanitari «che funzionano perché favoriscono l’integrazione».

Da Filippo Miraglia, responsabile dell’Immigrazione dell’ARCI nazionale (Associazione Ricreativa Culturale Italiana), arriva una critica alle attuali politiche promosse a livello Europeo. Osserva infatti che «rafforzare i legami con le milizie libiche, rafforzare la cosiddetta guardia costiera, continuare a investire sull’esternalizzazione, come hanno concordato i governi UE, servirà solo ad aumentare il numero dei morti e gli affari dei trafficanti», quindi sollecita la predisposizione di «un programma europeo di ricerca e salvataggio (SAR), uno strumento pubblico che impedisca le stragi».

Anche l’Unicef, considerando l’elevato numero di bambini e bambine coinvolti, un centinaio, stando ai racconti dei sopravvissuti, ricorda come il diritto internazionale e la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza obblighi i Paesi «a proteggere i diritti e il superiore interesse dei bambini», e chiede «percorsi sicuri e legali per la migrazione e l’asilo nell’Unione Europea, e per operazioni di ricerca e soccorso coordinate che aiutino a prevenire le morti». (Simona Lancioni)

 

Ultimo aggiornamento il 20 Giugno 2023 da Simona