Dopo la diffida presentata dall’Associazione Luca Coscioni «per le gravi discriminazioni contenute nel Decreto Tariffe per le prestazioni di procreazione medicalmente assistita» (PMA), da un incontro della stessa Associazione con la segreteria tecnica del Ministero della Salute arriva l’impegno ad intervenire per modificare la parte tariffe e anche all’aggiornamento dei LEA al fine di integrare le prestazioni in questione.
Come abbiamo già avuto modo di riferire, lo scorso gennaio lo schema di Decreto MEF-Salute (Ministero dell’Economia e delle Finanze – Ministero della Salute) che aggiorna le tariffe per l’assistenza specialistica ambulatoriale e protesica, è stato inviato alle Regioni ed è in attesa dell’approvazione da parte della Conferenza Stato-Regioni. Si tratta di un atto importantissimo che rende finalmente attuativo il DPCM del 2017 che ha ridefinito e aggiornato i livelli essenziali di assistenza (LEA) – il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2017 –, e sostituisce i vecchi tariffari per la specialistica ambulatoriale (Decreto del Ministero della Sanità del 22 luglio 1996), e quella protesica (Decreto Ministero della Sanità del 27 agosto 1999, n. 332).
Diverse organizzazioni hanno evidenziato le criticità dello schema di Decreto (lo hanno fatto diversi Enti di area sanitaria, le Regioni e Senior Italia FederAnziani), mentre altre ne hanno chiesto l’immediata approvazione, sottolineando i gravi danni che gli ulteriori ritardi avranno sui/sulle pazienti, a cominciare dal fatto che solo con l’approvazione del Decreto i nuovi LEA diventeranno realmente esigibili (hanno assunto questa posizione l’Omar (Osservatorio Malattie Rare) e Cittadinanzattiva).
Un ulteriore tassello che aiuta a ricostruire questo “mosaico” sui LEA e il nomenclatore tariffario giunge dopo la diffida presentata dall’Associazione Luca Coscioni «per le gravi discriminazioni contenute nel Decreto Tariffe per le prestazioni di procreazione medicalmente assistita» (PMA). In particolare l’Associazione che promuove da sempre la libertà di ricerca scientifica, assieme ad altre Associazioni di pazienti (L’Altra Cicogna, SOS infertilità, Cerco un bimbo, La mano di Stella, Un Bambino.it, Amica Cicogna, Liberi di decidere, AIDAGG – Associazione italiana per la donazione altruistica e gratuita di gameti, HERA e VOX Diritti), ha avanzato tre richieste: l’integrazione nei LEA delle indagini preimpianto, l’inserimento nel nomenclatore tariffario dei rimborsi per i donatori di gameti al pari di tutti i Paesi UE, e una congrua tariffazione per ogni singola prestazione. Ebbene, con proprio comunicato, l’Associazione riferisce di un incontro con la segreteria tecnica del Ministero della Salute nel quale i dirigenti hanno espresso l’impegno ad intervenire per modificare la parte tariffe e anche all’aggiornamento dei LEA al fine di integrare le prestazioni in questione. All’incontro l’Associazione Luca Coscioni era rappresentata da Filomena Gallo ed Elena Paola Rampello, rispettivamente segretaria e componente di Giunta. «Siamo stati ricevuti dalla segreteria tecnica del Ministero della Salute a seguito della diffida inviata nei giorni scorsi sulla incongruità delle tariffe per le tecniche di PMA. I dirigenti Antonio Gaudioso, capo della segreteria tecnica del Ministro della Salute, Andrea Urbani, direttore generale della programmazione sanitaria, e l’onorevole Massimo Paolucci, capo della Segreteria Particolare del Ministro, hanno esposto la volontà di dialogo con le Associazioni e i soggetti interessati nonché la volontà di intervenire con una modifica delle tariffe identificate nella bozza di Decreto tariffe inviato alle Regioni al fine di perfezionare un tariffario adeguato alla giusta realizzazione delle tecniche PMA, nonché di inserire nell’aggiornamento dei LEA le prestazioni non incluse quali le indagini diagnostiche sull’embrione», ha riferito Filomena Gallo, al termine dell’incontro.
L’Associazione ha valutato che l’attuale schema di Decreto sia fortemente discriminatorio nell’accesso alle cure, a partire dalla proposta sulle tariffe per le prestazioni di PMA con previsione di importo di circa 1.360 euro, senza peraltro neppure distinguere tra PMA omologa ed eterologa. «Tale mancanza denota apertamente l’assenza totale di previsione di costi diversi per tecniche di fecondazione diverse. In questi mesi però, dal Tavolo Ministeriale istituito su tali tematiche è stato prodotto un nomenclatore adeguato e la tariffa minima congrua per la prestazione di PMA è pari a 2.700 euro. Stupisce pertanto, la totale discordanza dalle reali possibili tariffe identificate dagli esperti di detto Tavolo», così scriveva Filomena Gallo, già nel 2020, quando, in accordo con le Associazioni di pazienti che necessitano di accedere alla fecondazione assistita per provare ad avere una gravidanza, si rivolse direttamente al Ministro della Salute Roberto Speranza per segnalare tutte le inadempienze e le discriminazioni prodotte su questa materia.
Per l’Associazione ulteriori criticità dello schema di Decreto sono costituite da «l’esclusione delle indagini diagnostiche preimpianto sull’embrione prima del trasferimento in utero e [dal fatto che esso] non prevede rimborsi per i donatori di gameti al pari di quanto previsto nei Paesi da cui sono importanti i gameti utilizzati per le tecniche eterologhe».
Si tratta di omissioni che limitano l’applicazione di tecniche lecite in Italia, tecniche che non sono applicate a carico del Servizio sanitario nazionale, «ma solo a carico della sanità regionale e in poche Regioni con enormi differenze territoriali», col risultato di limitarne l’accesso ai molti pazienti che ne hanno bisogno, argomentano ancora dall’Associazione. «Emerge in modo drammatico che per le tariffe individuate per l’erogazione delle singole fasi delle tecniche che risultano nei LEA non c’è previsione di reale e idonea copertura economica, [e che] non è garantito per singola voce l’importo di ogni prestazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita», concludono. (Simona Lancioni)
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Ultimo aggiornamento il 24 Febbraio 2022 da Simona