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Le persone disabili sono indisponibili a cedere la propria libertà in favore dell’assistenzialismo

del Movimento antiabilista

«Come persone con disabilità non siamo disposte a legittimare l’istituzionalizzazione e la logica della custodia che l’accompagna, anche quando questa è descritta come l’unica possibilità per la complessità delle nostre esistenze. Non siamo disposte a cedere neanche un minimo della nostra libertà in favore dell’assistenzialismo», lo affermano dal Movimento antiabilista in questo importante testo col quale hanno inteso contribuire al confronto pubblico in tema di deistituzionalizzazione. Un confronto che si è riattivato nei giorni scorsi.

Particolare di una persona in sedia a rotelle (foto di Mikhail Nilov su Pexels).

Finalmente si parla in maniera aperta di deistituzionalizzazione. Un tema sul quale, tempo fa, a seguito dello slittamento dell’applicazione del Decreto Legislativo 62/2024 [uno dei decreti attuativi della Legge Delega 227/2021 in materia di disabilità, N.d.R.], che disciplina, tra le altre cose, anche il progetto di vita, ci siamo espressi assieme a PERSONE (il Coordinamento nazionale contro la discriminazione delle persone con disabilità), varie Associazioni e singole persone [a tal proposito si veda “Il confronto sul rinvio della Riforma sulla disabilità”, N.d.R.]

Il tema emerge prepotentemente in relazione all’ennesimo episodio di violenza compiuto all’interno di strutture residenziali o semiresidenziali [se ne legga a questo link, N.d.R.]. Episodi come questo non sono isolati e incidentali, ma il prodotto di un complesso sistema di istituzionalizzazione delle persone con disabilità in Italia, l’apice di una modalità organizzativa che produce violenza e segregazione. Per trovare una soluzione efficace a questo fenomeno taciuto e nascosto occorre, come abbiamo spesso ribadito, che esso sia affrontato in maniera onesta e trasparente, fuori dagli interessi economici che finanziano il sistema stesso. Per fare questa operazione di analisi e intervento si rende necessaria una prospettiva che recepisca, in modo inequivocabile, la postura della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Essa, è importante ricordarlo, si contrappone in ogni modo all’esclusione e alla segregazione di tutte le persone con disabilità, anche quelle con maggiori esigenze di supporto.

Come indicato nelle Linee guida sulla deistituzionalizzazione, anche in caso di emergenza, pubblicate dal Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità nel 2022, non è possibile ricoprire contemporaneamente i ruoli di tutela dei diritti umani e fornitura di servizi residenziali e semiresidenziali. Questa incompatibilità emerge con chiarezza anche nelle parole e nella figura di Giovanni Marino [si fa riferimento al testo di Giovanni Marino, Le residenze non sono istituti, ma modelli abitativi progettati a misura dei bisogni assistenziali delle persone, pubblicato sulla testata «Superando» il 9 luglio 2025, N.d.R.], il quale è contemporaneamente gestore di strutture residenziali tramite la Fondazione Marino per l’autismo e presidente dell’ANGSA Nazionale (Associazione Nazionale Genitori di perSone con Autismo). Ci chiediamo dunque come sia possibile, per chi riveste simultaneamente tali posizioni, opporsi ad un sistema all’interno del quale si opera e dal quale si ottengono benefici economici; un sistema di separazione e custodia che produce privazione delle libertà fondamentali, appiattimento della vita alla sola dimensione dell’assistenza e che espone le persone con disabilità a violenza ed abusi.

Pretendiamo un cambio di rotta radicale e rivoluzionario orientato al rispetto dei diritti umani. Vogliamo che i tavoli istituzionali di difesa dei diritti delle persone disabili siano liberi da interessi economici conflittuali, soprattutto dagli interessi che, attraverso il sostegno alle strutture residenziali, portano le persone con disabilità ad essere private della libertà e dell’autodeterminazione sulla propria vita.

I contributi sul tema dell’istituzionalizzazione che ci hanno creato maggiore rabbia e frustrazione sono due in particolare. Quello, già menzionato, di Giovanni Marino, e la testimonianza di una madre con due figli con autismo [il rifermento è al testo di Stefania Stellino, madre di Nicole Daniel, due persone autistiche, dal titolo “Le sofferenze delle famiglie raccontate senza tabù, al di là degli articoli e dei commi”, pubblicato sulla testata «Superando» il 1° luglio 2025, N.d.R.]

In merito al testo in cui è narrata la storia personale di questa madre, pur comprendendo la rabbia di chi viene lasciata sola dalle istituzioni, non possiamo non notare come la narrazione e il punto di vista di Daniel siano completamente assenti, e come egli sia descritto unicamente quale soggetto problematico. Ma si tratta di una realtà parziale, una realtà nella quale il potere del racconto è in mano alla sola caregiver. È questa una modalità rispetto alla quale noi, come Movimento antiabilista, sentiamo l’esigenza di ribadire che la narrazione sulle nostre vite possiamo farla solo noi persone disabili, ed anche nelle situazioni in cui la persona non si esprime verbalmente va fatto ogni sforzo affinché possa emergere anche il punto di vista della persona. Senza sminuire il vissuto di sofferenza della madre, che comprendiamo, è imprescindibile che venga fuori anche tutto il dolore sperimentato da chi vive la disabilità in prima persona. Queste “storie parziali” non fanno altro che alimentare una narrazione tossica per cui, per rispondere ai «casi umani commoventi, che dovrebbero insegnarci» [espressione utilizzata da Marino in riferimento alla testimonianza di Stellino, N.d.R.], servirebbero soluzioni e non diritti. Percepiamo questa proposta politica come un insulto a tutta la comunità disabile. Dunque ribadiamo con forza che non permettiamo a nessuno di trattarci in questo modo e, utilizzando il nostro privilegio di comprendere e riconoscere l’insulto, lo restituiamo al mittente. Facciamo ciò anche per chi non può farlo.

L’incompatibilità della posizione di Marino si fa evidente anche nella parte in cui afferma di ritenere che la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità non sia il Vangelo, alludendo forse al fatto che non vada presa alla lettera, ma possa essere interpretata. È preoccupante e anacronistico dover ribadire oggigiorno che la Convenzione ONU è il frutto di anni di lotte e battaglie da parte di tante persone disabili e famiglie, che essa è una Legge vincolante condivisa a livello internazionale, che non può essere soggetta ad arbitrarie interpretazioni personali. Non solo: la Convenzione ONU è a tutti gli effetti parte dell’ordinamento giuridico italiano, essendo stata recepita dal nostro Stato con la Legge 18/2009, e dev’essere applicata, non interpretata a seconda dei propri interessi.

Noi pretendiamo un cambiamento culturale, sociale e giuridico per attuare una piena deistituzionalizzazione delle persone disabili in Italia, come prevista anche dalla Legge 227/2021, di cui chiediamo l’applicazione. Chiediamo inoltre a gran voce che chi ricopre posizioni istituzionali di rappresentanza delle persone con disabilità applichi la prospettiva dei diritti umani senza se e senza ma.

Noi siamo figli e figlie di quelle battaglie che hanno avuto degli esiti positivi in passato, ma sappiamo anche che la strada per una piena cittadinanza è ancora lunga e non abbiamo alcuna intenzione di sacrificare la prospettiva radicale della Convenzione ONU per la liberazione collettiva. Come persone con disabilità non siamo disposte a legittimare l’istituzionalizzazione e la logica della custodia che l’accompagna, anche quando questa è descritta come l’unica possibilità per la complessità delle nostre esistenze. Non siamo disposte a cedere neanche un minimo della nostra libertà in favore dell’assistenzialismo. Ogni persona disabile, a prescindere dalla condizione personale, deve poter disporre della propria vita, come garantito dalla Convenzione ONU.

Chiediamo a tutte le Associazioni di tutela dei diritti e delle persone con disabilità che siedono ai tavoli istituzionali un’inequivocabile presa di posizione sulle politiche di deistituzionalizzazione. Ogni silenzio sarà considerato compiacente con le idee e le politiche espresse da Marino. Non permetteremo alcun baratto sui diritti che ci spettano, né che la nostra libertà possa essere trattata come una merce di scambio. Chiediamo a gran voce un movimento di rappresentanza che si batta per la piena attuazione della Convenzione ONU, della Legge Delega in materia di disabilità e del decreto legislativo attuativo 62/2024, senza spazio per silenzi o conflitti d’interesse.

 

Contatto del Movimento antiabilistamovimentoantiabilista@gmail.com

 

Nota: il Centro Informare un’h è impegnato nel rivendicare la promozione della deistituzionalizzazione e lo stop all’istituzionalizzazione. Un tema su cui si è avviato un confronto pubblico. In calce a questa pagina (in aggiornamento) sono segnalati i contributi che di volta in volta si stanno susseguendo: Riforma della disabilità: eliminiamo la possibilità di istituzionalizzare le persone.

 

Ultimo aggiornamento il 14 Luglio 2025 da Simona