Migliorare la qualità e la disponibilità dei dati sulla violenza contro le donne con disabilità, è questo l’obiettivo operativo di un’interessante nota informativa prodotta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità dal titolo “Misurare la violenza contro le donne con disabilità. Disponibilità dei dati, questioni metodologiche e raccomandazioni per le buone pratiche”. Mentre la finalità più propriamente politica della nota è quella di contribuire ad una migliore comprensione delle esigenze specifiche delle donne con disabilità vittime di violenza e consentire l’elaborazione di strategie di prevenzione e di risposta/servizi e programmi mirati che rispondano a tali esigenze.

Il 27 marzo 2024, sul sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è stata pubblicata un’interessante nota informativa dal titolo “Misurare la violenza contro le donne con disabilità. Disponibilità dei dati, questioni metodologiche e raccomandazioni per le buone pratiche”. La versione originale (in lingua inglese) dell’opuscolo è scaricabile a questo link (mentre una versione in lingua italiana, prodotta con un traduttore automatico, e dunque non verificata, è disponibile a quest’altro link). La nota in questione, incentrata appunto sulla misurazione della violenza contro le donne con disabilità, fa parte di una serie di note metodologiche volte a incentivare la misurazione e la raccolta di dati sulla violenza contro particolari gruppi di donne o su aspetti specifici della violenza contro le donne (queste le altre note, anch’esse in lingua inglese, pubblicate: Violenza contro le donne di 60 anni e oltre e Incontro di esperti sulla violenza contro le donne e la disabilità). Esse sono state sviluppate nell’àmbito del Programma congiunto portato avanti dall’OMS insieme a UN Women, l’ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile, allo scopo di rafforzare le metodologie e le misurazioni, nonché creare competenze condivise a livello nazionale per la raccolta dei dati sulla violenza contro le donne. In specifico esse mirano a contribuire a incrementare la qualità e la disponibilità dei dati sulla violenza contro le donne, e quindi a migliorare il monitoraggio a livello globale, regionale e nazionale dei progressi nell’eliminazione della violenza stessa, anche in riferimento all’Obiettivo 5.2 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dell’ONU, che verte proprio sull’eliminazione di tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze. Tali note sono destinate a ricercatori/ricercatrici, istituti nazionali di statistica e altri soggetti coinvolti nella raccolta di dati sulla violenza contro le donne.
Entrando nel dettaglio, la nota “Misurare la violenza contro le donne con disabilità” evidenzia che l’inclusione delle donne con disabilità e del tema della disabilità nelle indagini e nelle ricerche sulla violenza contro le donne è necessaria per una migliore conoscenza dei gruppi di donne esposti ad un rischio specifico di violenza. La nota è stata pubblicata quale esito di una scoping review, una ricognizione della letteratura scientifica prodotta sul tema della violenza di genere, che si è focalizzata su tre aspetti: la misurazione della violenza nel contesto della ricerca incentrata sulla disabilità; la misurazione della violenza nella ricerca incentrata sull’intersezione tra disabilità e violenza; e, infine, la misurazione della disabilità nel contesto della ricerca sulla violenza contro le donne.
La ricerca sistematica nelle banche dati pertinenti ha identificato 174 studi (articoli o rapporti) adeguati ad essere inclusi nell’indagine. La maggior parte degli studi erano indagini trasversali e solo otto riportavano i risultati di studi longitudinali. In particolare sono stati identificati due tipi di studi. Il primo tipo è costituito da studi in cui tutte le persone intervistate avevano o si auto-identificavano come disabili. In essi è stata valutata la prevalenza dei fattori di rischio o l’impatto dell’esposizione alla violenza tra questi/e partecipanti. 42 di questi studi includevano solo donne con disabilità, mentre 22 studi includevano uomini e donne con disabilità. La seconda tipologia di studi è costituita da quelli che includevano intervistati/e con e senza disabilità, ed hanno cercato principalmente di esaminare l’associazione tra disabilità e violenza. In questa tipologia, 36 studi includevano uomini e donne con e senza disabilità e 75 studi includevano solo donne con e senza disabilità.
Vediamo alcune delle evidenze emerse. La violenza fisica e la violenza sessuale sono state valutate nella maggior parte degli studi, mentre la violenza psicologica e quella economica sono indagate in un numero minore di studi. La descrizione o la definizione delle forme di violenza valutate non è stata specificata in 7 studi. Mentre la maggior parte degli studi ha utilizzato una misurazione della violenza basata sugli atti di violenza, il livello di dettaglio dello strumento utilizzato per misurare la violenza variava notevolmente.
In 11 studi sono stati misurati tipi di violenza specifici per la disabilità. Le forme più comunemente praticate di violenza specifica per la disabilità incluse nelle indagini sulla violenza contro le donne sono state: l’impossibilità di usare un ausilio per la disabilità e il rifiuto da parte della persona maltrattante di provvedere ai bisogni di base richiesti dalla donna.
La maggior parte degli studi ha incluso la disabilità fisica (104) e la disabilità mentale (104), mentre un numero relativamente minore ha incluso la disabilità intellettiva (61) e la disabilità sensoriale (62). Solo 2 studi non hanno specificato il tipo di disabilità valutata nell’indagine.
L’analisi ha evidenziato anche diverse importanti lacune nei dati disponibili e nelle misurazioni sulla violenza contro le donne e la disabilità, tra cui: la mancanza di disaggregazione dei dati per sesso e disabilità; i pochi dati sulla gravità e la durata della violenza contro le donne con disabilità; e le prove limitate sulle diverse relazioni tra tipo di disabilità ed esposizione alla violenza. Inoltre sono state riscontrate poche prove del fatto che i metodi di raccolta dei dati siano stati adattati allo scopo di garantire l’accessibilità delle attività di ricerca alle donne con disabilità.
La nota entra nel dettaglio delle carenze identificate sia nella raccolta dati e negli strumenti impiegati per le indagini. Ad esempio, un capitolo molto interessante è dedicato alla misurazione della disabilità, esso propone uno schema nel quale, per ogni strumento individuato, sono proposti una breve descrizione, nonché i punti di forza e i punti di debolezza dello stesso. Mentre tra le alcune è risultata significativa la mancanza di domande che esplorino l’esperienza specifica delle donne con disabilità: la scoping review ha rilevato che solo il 6% degli studi includeva la misurazione di atti di violenza specifici per le donne con disabilità come, ad esempio, la negazione delle cure, l’abbandono fisico o il rifiuto di cure mediche o ausili per la disabilità.
Un’altra anomalia riguarda il fatto che più di un terzo degli studi inclusi si è concentrato solo sulla violenza nelle relazioni di coppia. Tuttavia è probabile – specifica la nota – che le donne con disabilità siano esposte ad un rischio significativo di violenza da parte di altri membri della famiglia, compresi i loro figli, e da parte di chi si prende cura di loro (siano essi retribuiti e/o familiari), oltre che, all’interno delle istituzioni, anche da parte dei conviventi. Uno studio ha indicato che le donne con disabilità hanno un rischio maggiore di violenza perpetrata dai/dalle caregiver e un rischio minore di violenza perpetrata dai partner intimi rispetto alle donne senza disabilità. In un altro studio, che includeva una misura della violenza specifica per le donne con disabilità fisiche, l’abuso legato alla disabilità aveva la stessa probabilità di essere perpetrato da un partner intimo, da un operatore o da un professionista sanitario. Questo ha portato a concludere che la questione se la violenza perpetrata da un partner intimo sia la forma più diffusa o pervasiva di violenza contro le donne con disabilità necessita di ulteriori approfondimenti.
Alcune evidenze indicano che diversi tipi di autori possono essere ugualmente responsabili della violenza contro le donne con disabilità. Quando contesti specifici, come gli istituti di cura, o specifici autori di violenza, come i/le caregiver o gli/le assistenti (sia retribuiti che non), non sono inclusi nella misurazione della violenza, questa particolare forma di violenza può essere tralasciata, con conseguente sottostima della sua prevalenza.
Anche la parte dedicata alle raccomandazioni è molto dettagliata. In questo spazio, per ragioni di sintesi, segnaliamo solo le macroaree in cui sono state organizzate le diverse raccomandazioni: ci sono quelle sulle indagini e sulle misure relative agli strumenti di indagine; quelle sugli aspetti etici delle ricerche; quelle specifiche sulla raccolta dei dati; ed infine quelle per l’inclusione delle donne con disabilità nelle ricerche sulla violenza contro le donne.
Queste invece sono le conclusioni: «Le evidenze esistenti mostrano che le donne con disabilità sperimentano livelli più elevati di violenza, compresa la violenza dal partner nelle relazioni di intimità e la violenza sessuale. Le stime attuali sono probabilmente sottostimate in quanto le donne con disabilità tendono ad essere sottorappresentate nelle indagini e possono anche subire tipi di violenza specifici per la disabilità che spesso non vengono misurati. Gli sforzi per rafforzare la disponibilità e la qualità dei dati sulla violenza contro le donne con disabilità devono considerare sia l’inclusione di misure appropriate e fattibili della disabilità all’interno della ricerca sulla violenza contro le donne, sia della violenza contro le donne all’interno della ricerca sulla disabilità. Per una migliore comprensione dei fattori di rischio della violenza contro le donne è necessario migliorare l’inclusione delle donne con disabilità e della questione della disabilità nelle indagini sulla violenza contro le donne. Le donne con disabilità devono essere incluse nelle équipe di indagine e di ricerca e in tutto il processo, compresa la progettazione, l’attuazione, l’analisi e l’interpretazione dei dati. È inoltre necessario adottare le misure necessarie ad aumentare l’accessibilità affinché le donne con disabilità possano partecipare ai sondaggi. Questo dovrebbe contribuire ad una migliore comprensione delle esigenze specifiche delle donne con disabilità vittime di violenza e consentire l’elaborazione di strategie di prevenzione e di risposta/servizi e programmi mirati che rispondano a tali esigenze».
Si ringrazia Simonetta Cormaci per la segnalazione.
Vedi anche:
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.
Ultimo aggiornamento il 28 Aprile 2025 da Simona