Con queste parole l’artista giapponese Liku Maria Takahashi ha descritto l’approccio che sta alla base del metodo Maris ideato da lei stessa. Tale metodo propone un’esperienza estetica multisensoriale che consente anche alle persone con disabilità visiva di percepire le opere pittoriche non solo nei contorni, ma anche nelle loro sfumature cromatiche. Le sue opere e il suo approccio hanno trovato attenzione e ospitalità anche qui in Italia alla XII Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea di Firenze nel 2019, e presso il Museo del Tessile di Chieri lo scorso luglio.
Sarebbe riduttivo pensare a Liku Maria Takahashi come ad una semplice artista giapponese. Infatti, oltre ad essere pittrice, scultrice, teorica e docente d’arte, è anche designer, studiosa, maestra di arti marziali e presidente della World Diversity Art Society. Uno dei motivi che ha contribuito alla fama di Takahashi è il fatto di aver ideato, nel 2009, il metodo Maris che, utilizzando sabbie di granulometria diversa ed essenze odorose di differenti intensità, propone un’esperienza estetica multisensoriale che consente anche alle persone con disabilità visiva di percepire le opere pittoriche non solo nei contorni, ma anche nelle loro sfumature cromatiche. Non è un caso che questo metodo sia stato ribattezzato come il “Braille della pittura”. Le opere d’arte realizzate con questa tecnica possono essere percepite utilizzando il tatto, la vista e l’olfatto. Chi non dispone della vista può decodificare le opere attraverso una sorta di tavola degli elementi denominata “Maris World Standard Table”. In questa tavola ad ogni colore sono associati dieci riquadri realizzati con sabbia di differenti granulometrie, nei quali ad una maggiore granulometria della sabbia corrisponde una tonalità più scura del colore associata ad essa. Inoltre, per rendere distinguibili i diversi colori, ciascuna tonalità è contraddistinta da una specifica fragranza, anche questa graduata per intensità. Attraverso questo metodo le persone con disabilità visiva possono sia fruire che diventare autrici di opere pittoriche.
Il metodo Maris è stato sviluppato ed affinato attraverso il Maris Art Project avviato dall’artista nel 2010. Nell’ambito di questo progetto, oltre all’ideazione della “Maris World Standard Table”, e alla sua revisione nel 2014, sono state realizzate ed esposte numerose opere d’arte create col Metodo Maris. Il progetto è stato divulgato anche attraverso le scuole (ad esempio, la Perkins School for the Blind di Boston, in Massachusetts), e sette musei di New York. Nel 2012, in occasione della cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Londra, Takahashi ha lanciato il Maris National Flag Project. Attraverso mostre itineranti e workshop questo progetto ha permesso a molti bambini e bambine ed anche a persone adulte di tutto il mondo di conoscere e apprendere il metodo Maris. Nell’ambito di questo progetto alcune di queste persone hanno realizzato la bandiera di un Paese diverso dal proprio, completando l’opera con un incoraggiamento alla solidarietà e all’integrazione del popolo del Paese in questione. In questo modo sono state realizzate le bandiere di tutte le 196 nazioni del mondo, più quella dei rifugiati creata per omaggiare il contingente dei rifugiati che ha preso parte ai giochi olimpici di Rio de Janeiro nel 2016. La stessa Takahashi ha descritto il significato della sua arte con queste parole: «In termini filosofici, l’arte Maris crea incontri facendo sì che la pittura getti i semi della comprensione».
Nel 2019 Takahashi è stata ospite alla XII Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea di Firenze dove ha presentato il progetto Maris National Flag Project ed ha esposto l’opera Change the World, anch’essa realizzata con il metodo Maris, raffigurante una figura femminile con ali d’angelo e le sembianze della Monna Lisa di Leonardo da Vinci.
Dal 17 al 20 luglio scorso il Museo del Tessile di Chieri (Comune della Città metropolitana di Torino) ha ospitato una sua mostra personale dal titolo “Il Metodo Maris: sinestesie d’arte per abilità differenti”. In questa occasione l’artista ha ricevuto il Premio “Navetta arcobaleno” con la seguente motivazione: «per essersi distinta nel coniugare un linguaggio multisensoriale d’inedito conio con l’arte tessile, le sue suggestioni e i suoi intrecci culturali così da stimolare creatività e realizzare una comunione d’intenti fra persone di ogni dove». Durante l’evento Takahashi ha condotto dei laboratori artistici riservati a bambini e adulti con disabilità visiva nei quali è stato riprodotto col metodo Maris un Trifoglio blu creato negli anni Venti dallo Studio Serra & Carli di Chieri e conservato su carta millimetrata nell’archivio storico dello stesso Museo del Tessile. «Con questo evento articolato e inclusivo – ha spiegato Melanie Zefferino, presidente della Fondazione Chierese per il Tessile e Museo del Tessile, in occasione della mostra – la Fondazione esprime la vocazione alla valorizzazione delle proprie collezioni storiche aprendosi al “fare” e alla ricerca artistica contemporanea orientata a riscoprire i materiali, i processi, il lavoro e la creatività del tessile». (Simona Lancioni)
Ultimo aggiornamento il 18 Agosto 2021 da Simona