Intervista a Miriam Grottanelli de Santi, presidente di Mason Perkins Deafness Fund, a cura di Simona Lancioni
Mason Perkins Deafness Fund (MPDFonlus) è un’associazione onlus di Siena, fondata dal 1985, che lavora per il sostegno delle persone sorde e sordocieche, favorendo la loro inclusione attraverso la valorizzazione e la promozione della LIS- Lingua dei Segni italiana – e della cultura sorda. Diverse le attività svolte, dalla progettazione di eventi culturali accessibili alla produzione di materiale educativo, dalla formazione e aggiornamento delle figure professionali che lavorano per e con la comunità sorda alla creazione di una rete nazionale e internazionale di professionisti per favorire lo scambio e l’incontro. Delle tante iniziative realizzate alcune riguardano la violenza contro le donne sorde. Per conoscerle meglio abbiamo rivolto a Miriam Grottanelli de Santi, la presidente dell’associazione, alcune domande.
MPDFonlus ha intrapreso diverse iniziative che riguardano il tema della violenza contro le donne sorde. Quali considerazioni vi hanno indotto a occuparvi di questo tema, e quali sono le iniziative concretamente realizzate?
«Tante sono le minoranze, purtroppo, soggette a diversi tipi di violenza. Ed è sempre importante parlarne per invitare ad una discussione su come e perché questo sia possibile in una società che si dichiara democratica ed aperta. La minoranza dei sordi non è un’eccezione. E all’interno della comunità sorda esistono le stesse dinamiche che vediamo fuori da essa e che portano a vari livelli di abuso e di violenza contro le donne. Parlare di questo tema ci permette, a volte in maniera evidente e a volte in maniera molto più sottile, di riflettere su chi è vittima, e chi è aggressore e quando e quanto ognuno di noi può essere complice di una violenza – per esempio linguistica – per pura mancanza di consapevolezza. Per adesso ci siamo focalizzati sull’importanza di dar voce alle esperienze di donne che hanno subito violenze e di contestualizzarle attraverso la prospettiva di esperti – di sociologia, gender studies e psicologia. Abbiamo voluto portare in Italia – tramite soprattutto l’ultimo convegno – le esperienze positive di centri realizzati in altri paesi europei dove queste problematiche sono discusse ed affrontate all’interno di organizzazioni specializzate – quali Deaf Hope nel Regno Unito – e supportate dallo stato.»
Avete realizzato due edizioni “Donne Segnate”, un convegno internazionale incentrato proprio in tema di violenza nei confronti delle donne sorde. Quali sono le specificità di questo tipo di violenza, ed in cosa differisce la situazione italiana rispetto a quella degli altri Paesi coinvolti negli eventi in questione?
«Parlare di violenza sulle donne sorde vuol dire mettere l’accento sull’esistenza di una doppia discriminazione nei confronti di persone che sono allo stesso tempo donne e disabili. Un violenza che non è soltanto sessuale o fisica, ma anche verbale, psicologica e sociale in contesti in cui la partecipazione alle attività sociali, dalla scuola al tempo libero, è negata da barriere comunicative e pregiudizi affibbiati alla sordità stessa. In Italia il mancato riconoscimento della Lingua dei Segni rende questa discriminazione ancor più evidente, in quanto alle donne non sono previsti servizi dedicati.»
Tra le vostre iniziative più interessanti c’è certamente la realizzazione della mappa europea dei servizi attivi per le donne sorde vittime di violenza. Può illustrarci brevemente gli esiti di questa ricostruzione?
«Si tratta di un’indagine che abbiamo deciso di realizzare in occasione della seconda edizione di “Donne Segnate”. Volevamo capire quanti e quali Paesi della comunità europea avessero attivi dei servizi di prevenzione e soccorso dedicati alle donne sorde vittime di violenza. Contattando enti nazionali per le persone sorde, i Ministeri, le istituzioni, le organizzazioni non governative, le associazioni non profit abbiamo scoperto che sono pochi quelli virtuosi. Fra questi Austria, Finlandia, Irlanda e Spagna, Svezia hanno attivato helpline, applicazioni per entrare in contatto diretto con polizia e assistenza, videophone e servizi di counselling. In Irlanda, inoltre, le associazioni Irish Deaf, Fead Hear e Irish Hard of Hearing Association hanno realizzato e distribuito delle card con informazioni sui servizi accessibili per le donne vittime di violenza.»
Quali sono, a suo giudizio, le azioni prioritarie che andrebbero intraprese per dare una risposta adeguata alle esigenze delle donne sorde vittime di violenza?
«Prima di tutto un’analisi basata su interviste costruite ad hoc e portate avanti da un team di professionisti. Sulla base di questo la creazione – in collaborazione con gli enti già preposti a queste funzioni per le donne udenti – di servizi ad hoc accompagnati da una forte e continua campagna di comunicazione che ne spieghi la funzione, gli obiettivi e l’utilità.»
Come MPDFonlus offrite dei servizi specifici rivolti a donne sorde vittime di violenza? Se sì, quali? E con quali accorgimenti di accessibilità? Se no, pensate di attivarli?
«La MPDF Onlus per le sue dimensioni può operare soprattutto a livello di consulenza anziché per l’effettiva realizzazione di servizi specifici che devono divenire di responsabilità delle strutture pubbliche. Il nostro obiettivo è la sensibilizzazione di vari pubblici in materia di sordità e nel caso specifico della violenza che colpisce alcune fette della comunità sorda, ma in cui dovremmo tutti sentirci coinvolti. Senza questa consapevolezza più generale sarà impossibile far fronte a violenze sia piccole che grandi generate dall’ignoranza, dalla superficialità che in questo momento storico troppo spesso passano inosservate.»
Per approfondire:
Sito dell’associazione Mason Perkins Deafness Fund.
Pagina di presentazione della mappa europea dei servizi attivi per le donne sorde vittime di violenza.
Il poster realizzato per sintetizzare la mappa europea dei servizi attivi per le donne sorde vittime di violenza.
Nota: il centro Informare un’h ringrazia Martina Gerosa per la segnalazione della mappa europea dei servizi attivi per le donne sorde vittime di violenza, dalla quale è scaturita la presente intervista.
Ultimo aggiornamento: 21 marzo 2017
Ultimo aggiornamento il 21 Marzo 2017 da Simona