Si intitola “La sfida dell’indennità di accompagnamento. Le politiche di tutela della disabilità e della non autosufficienza in Italia” un recente approfondimento realizzato da Costanzo Ranci, Marco Arlotti e Andrea Parma del Laboratorio di Politiche Sociali del Politecnico di Milano, e presenta un’analisi dell’istituto dell’indennità di accompagnamento, finalizzata a identificarne le principali criticità e a evidenziare le possibilità di miglioramento.
Si intitola “La sfida dell’indennità di accompagnamento. Le politiche di tutela della disabilità e della non autosufficienza in Italia” un recente approfondimento realizzato da Costanzo Ranci, Marco Arlotti e Andrea Parma del Laboratorio di Politiche Sociali del Politecnico di Milano, e presenta un’analisi dell’istituto dell’indennità di accompagnamento, finalizzata a identificarne le principali criticità e a evidenziare le possibilità di miglioramento. Il documento è stato pubblicato il 15 novembre 2017 su Welforum.it (ed è scaricabile in formato pdf).
Sinora l’Indennità di accompagnamento è stata lo strumento principale attraverso il quale le istituzioni hanno risposto ai problemi della non autosufficienza, ma la pressione demografica e i cambiamenti sociali hanno reso sempre più manifeste le criticità strutturali del sistema di long term care (LTC, letteralmente: cure a lungo termine) esistente in Italia, rendendo necessaria la revisione di questa provvidenza economica. Infatti se da una parte l’indennità di accompagnamento «costituisce la fonte per un ampio e riconosciuto diritto soggettivo esigibile, di tipo universalistico, a protezione del rischio di non autosufficienza», è pur vero che questo strumento è stato ideato negli anni ‘ottanta e non è mai stato adeguato ai cambiamenti contestuali. Tre le principali criticità individuate dagli autori: «a) l’assenza di uno strumento standardizzato di valutazione del bisogno di cura che riduca il grado di discrezionalità nell’accesso al beneficio; b) l’assenza di una graduazione negli importi della misura che consenta alle persone con autosufficienza più grave di poter contare su una protezione più elevata; c) la natura esclusivamente monetaria e non finalizzata della misura, che non offre un effettivo sostegno in termini di servizi a chi non è in grado di organizzare autonomamente la propria cura.»
Criticità che, a detta degli autori, sono superabili attraverso una ricalibrazione mirata della stessa dell’indennità di accompagnamento. (S.L.)
Ultimo aggiornamento: 11 dicembre 2017