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In materia di istituzionalizzazione si potrebbe sollevare la questione di incostituzionalità

di Salvatore Nocera

Riceviamo, e ben volentieri pubblichiamo, le riflessioni che l’avvocato Salvatore Nocera ha voluto esprimere in risposta al testo a firma di Simona Lancioni “L’istituzionalizzazione e i consigli della consapevolezza”, pubblicato sul sito del Centro Informare un’h nei giorni scorsi. Nocera, tra le altre cose, ritiene che su alcuni specifici aspetti potrebbe essere sollevata la questione di incostituzionalità, ed evidenzia alcuni problemi che, a suo avviso, si porrebbero. Pubblichiamo anche, a seguito del testo di Nocera, qualche annotazione di Simona Lancioni in risposta alle questioni sollevate dallo stesso Nocera.

Primo piano di un uomo con sindrome di Down mentre si lava i denti (foto di Mart Production su Pexels).

Ho trovato lo scritto di Simona Lancioni, L’istituzionalizzazione e i consigli della consapevolezza [pubblicato sul sito del Centro Informare un’h il 31 ottobre 2015, e fruibile al seguente link, N.d.R.] molto penetrante sia a livello giuridico sia a livello morale, poiché costringe a focalizzare lo stato di sofferenza al quale induciamo le persone istituzionalizzate. Esso tanti problemi sulla responsabilità diretta di quanti istituzionalizziamo, e indiretta “per omissione” di tutti quanti non ci adoperiamo per evitare l’istituzionalizzazione ed avviare la deistituzionalizzazione.

Mi chiedo se sia stata destinata e quanta una somma del PNRR [Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, N.d.R.] per iniziare ad affrontare questo problema.

Mi chiedo cosa si possa fare per sollevare a livello di opinione pubblica la palese violazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e della volontà dei nostri cari che istituzionalizziamo.

A livello di opinione pubblica, si dovrebbe consultare qualche costituzionalista per vedere come sia possibile sollevare l’incostituzionalità del comma 1 dell’articolo 20 del Decreto Legislativo 62/2024, per la parte che prevede l’eccezione alla norma della Legge 227/2021 [la Legge Delega in materia di disabilità, N.d.R.] sotto un duplice profilo:

  • eccesso di delega perché prevede un’eccezione non prevista nella Legge di Delega;
  • per violazione della norma che prevede il principio della deistituzionalizzazione, omessa nel decreto attuativo;

Occorrerebbe però contestualmente che una forte pressione dell’elettorato spingesse il Parlamento a votare un piano di riconversione dei fondi attualmente spesi per l’istituzionalizzazione in disponibilità a predisporre i servizi necessari alla vita indipendente secondo la volontà degli interessati presso il proprio domicilio.

E qui sorge una serie di problemi:

  • se i familiari non possono provvedere, neppure con la prestazione di servizi sociosanitari, ad assistere a casa l’interessato, sarà necessario che lo stesso sia assistito presso un diverso domicilio;
  • se l’interessato non è proprietario di un proprio domicilio, come si fa ad assicurarglielo;
  • se l’interessato non vuole lasciare la residenza, specie se di tipo familiare, dove ormai ha accettato di vivere, cosa si fa?;
  • se non sia possibile in alcun modo riuscire a conoscere la volontà dell’interessato – ad esempio perché egli si trova in stato vegetativo –, come si può evitare l’istituzionalizzazione, sia pur in una piccola casa-famiglia o come e dove si può effettuare la sua deistituzionalizzazione?;
  • il piano di deistituzionalizzazione dovrebbe partire in contemporanea con quello di esclusione di nuove istituzionalizzazioni.

Sono questi i primi problemi che mi vengono in mente e che è difficile risolvere, specie se l’opinione pubblica è ormai abituata alla “normalità” dell’istituzionalizzazione e qualunque maggioranza politica al Governo è orientata a non modificare lo “status quo”.

Sono problemi di fronte ai quali , sino ad oggi, nessun Governo ha avuto la volontà ed il coraggio di dare un seguito al principio sancito, con molta facilità e novità, nella Legge Delega e poi evitato nel decreto attuativo per il mancato  coraggio di sovvertire il coagulo di interessi, ma anche di mentalità attorno all’istituzionalizzazione, adattandosi a ridurre il numero degli ospiti, senza però introdurre una norma di minima garanzia che preveda il potere di ispezioni improvvise da parte di ispettori qualificati o familiari, appartenenti ad associazioni.

 

Qualche annotazione di Simona Lancioni
in risposta alle questioni sollevate da Salvatore Nocera

Gentilissimo Salvatore, c’è tra noi un legame di amicizia, dunque mi permetto di darti del tu anche in pubblico. In primo luogo desidero ringraziarti per aver scelto di contribuire a questo confronto pubblico con la tua voce competente e la tua onestà intellettuale.

Rispetto alle discrepanze tra la Legge Delega 227/2021 in materia di disabilità e il Decreto Legislativo 62/2024 (attuativo della stessa), più che sollevare una questione di incostituzionalità, si potrebbero apportare delle modifiche al Decreto stesso, giacché essendo in corso la sperimentazione dei progetti di vita individuali personalizzati e partecipati, è prevista anche la possibilità di apportare correzioni. Penso che dovrebbero essere le Organizzazioni di persone con disabilità che siedono nell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità a proporle, giacché queste dovrebbero agire a tutela dei diritti delle persone con disabilità che dicono di rappresentare. A riguardo rileva però il tema del conflitto di interessi di chi siede nell’Osservatorio nella duplice veste di gestore di strutture residenziali e semiresidenziali e, contemporaneamente, di rappresentante delle persone con disabilità. Quindi oltre alla sensibilizzazione della popolazione che te proponi, e che va sempre bene, quello che va chiesto è che le Organizzazioni di persone con disabilità che siedono nell’Osservatorio si decidano ad affrontare e risolvere con urgenza questo gravissimo problema.

Condivido quando scrivi che «l’opinione pubblica è ormai abituata alla “normalità” dell’istituzionalizzazione», ma ti segnalo che è proprio l’associazionismo tradizionale che gestisce strutture, o ha collaborazioni di varia natura con chi gestisce strutture, a proporre frequentemente una narrazione normalizzante dell’istituzionalizzazione, affermando esplicitamente che esisterebbe anche un’istituzionalizzazione rispettosa dei diritti umani. Se esistesse un’istituzionalizzazione rispettosa dei diritti umani, la Convenzione ONU la contemplerebbe, ma così non è. E non solo la Convenzione ONU non la contempla, anche l’Unione Europea, con un Avviso della sua Commissione, ha vincolato l’uso dei fondi europei alla deistituzionalizzazione (Avviso della Commissione. Guida alla vita indipendente e all’inclusione nella comunità delle persone con disabilità nel contesto dei finanziamenti dell’UE, 20 novembre 2024). Questo per dire, che, come giustamente osservi, i Governi hanno le loro responsabilità – e lungi da me disconoscerle o minimizzarle –, ma anche noi dell’associazionismo abbiamo le nostre, ed è difficile chiedere a un Governo di fare cose – tipo risolvere il conflitto d’interessi – che noi per primi non siamo disponibili ad affrontare. A ciò si aggiunga che cambiare i Governi non rientra nella nostra disponibilità, ma cambiare noi stessi dovrebbe essere alla nostra portata, non credi?

Riguardo ai problemi specifici che poni, io credo che dobbiamo tutti e tutte iniziare a ragionare nei termini di fornire alla persona con disabilità tutti i supporti (non solo economici) di cui ha bisogno per autodeterminarsi e per scegliere dove, come e con chi vivere, se vivere in famiglia, o in compagnia di altre persone di suo gradimento. A tal fine il Decreto Legislativo 62/2024 prevede diversi strumenti: il già menzionato progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato, il budget di progetto e l’accomodamento ragionevole. Mentre per rilevare la volontà dei casi in cui la persona ha difficoltà ad esprimersi, se ci mettiamo in ascolto in genere riusciamo a comprendere cosa è gradito e cosa no (se dai una pietanza a qualcuno e questo te la sputa, è molto probabile che non gli piaccia). Mentre nel caso del coma, si possono andare a cercare le volontà pregresse. Quello che però dovremmo proprio smettere di fare è utilizzare strumentalmente l’esistenza delle situazioni più complesse come alibi per non chiedere lo stop all’istituzionalizzazione e per non fare un Piano nazionale di deistituzionalizzazione. Le norme sono chiare e cogenti, ed anche l’associazionismo delle persone con disabilità è tenuto a rispettarle. Ogni giorno in più che una persona con disabilità passa reclusa a causa della sua disabilità è un’ombra che oscura la nostra coscienza.

 

Nota: il Centro Informare un’h è impegnato nel rivendicare la promozione della deistituzionalizzazione e lo stop all’istituzionalizzazione. Temi su cui si è avviato un confronto pubblico. In calce alla pagina Riforma della disabilità: eliminiamo la possibilità di istituzionalizzare le persone (in aggiornamento) sono segnalati i contributi che di volta in volta si stanno susseguendo. 

 

Ultimo aggiornamento il 2 Novembre 2025

 

Ultimo aggiornamento il 2 Novembre 2025 da Simona