Menu Chiudi

Il Sesto Rapporto sulle disabilità in Toscana

Presentato pubblicamente nei giorni scorsi, il Sesto Rapporto sulle disabilità in Toscana 2021/2022 contiene, tra gli altri, numerosi dati sulla numerosità delle persone con disabilità nel territorio regionale, sull’inclusione scolastica e lavorativa e sui progetti di “Dopo di noi”. Secondo l’Istat le persone con disabilità in Toscana sono 196.000, e corrispondono al 5.3% della popolazione residente. Aumentano gli alunni con disabilità, ma rimane drammatica la situazione occupazionale con l’avvio al lavoro di 750 soggetti iscritti al Collocamento Mirato, a fronte di oltre 46mila iscritti.

La copertina del Sesto Rapporto sulla disabilità in Toscana 2021/2022 contiene gli estremi dell’opera ed è illustrata col disegno di un albero astratto sul cui tronco si apre una porta.

Si intitola “La persona al centro. La nuova stagione degli interventi per le disabilità tra riforma normativa ed esigibilità dei diritti” il Sesto Rapporto sulle disabilità in Toscana 2021/2022 realizzato dall’Osservatorio Sociale Regionale e dalla Direzione diritti di cittadinanza e coesione sociale, Settore Welfare e Innovazione Sociale della Regione Toscana, in collaborazione con l’Anci Toscana (Associazione Nazionale Comuni Italiani Toscana). Il Rapporto è stato presentato pubblicamente lo scorso 7 aprile e contiene i dati sulla numerosità della popolazione regionale con disabilità, nonché su alcune politiche e i servizi presenti e futuri rivolti alla stessa in àmbito regionale.

In merito alla numerosità della popolazione regionale con disabilità non è ancora stato superato il problema rappresentato dalla disomogeneità dei dati disponibili nelle diverse banche dati che effettuano le rilevazioni utilizzando criteri e metodologie differenti. Pertanto risulta che per l’Istat le persone con disabilità in Toscana sono 196.000, e corrispondono al 5.3% della popolazione residente. Il dato, che si riferisce al 2019, riguarda le persone che dichiarano di avere gravi limitazioni funzionali nello svolgimento delle attività quotidiane da almeno sei mesi, per motivi di salute. I dati Istat evidenziano inoltre una significativa prevalenza femminile sia nel contesto nazionale, con valori che quasi raggiungono il 60%, che in quello regionale, dove nell’ultimo decennio tale valore viene spesso superato. Riguardo alle tipologie familiari risulta che quasi una persona disabile su tre viva sola (27.8%), e oltre una su quattro viva in coppia senza figli (26.8%). Oltre alle persone con limitazioni funzionali gravi, ve ne sono altre con limitazioni funzionali non gravi. Queste ultime nel 2019 erano circa 643mila, pari al 17.3% della popolazione toscana.

Un’infografica riassume i dati Istat, Inail e Inps sulle persone con disabilità in Toscana.

La banca dati dell’Inail (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro) invece rileva i/le titolari di rendite dirette per infortuni sul lavoro o malattie professionali, che in Toscana sono 56.000 (pari all’1.52% della popolazione), il dato si riferisce all’anno 2020. Il minore tasso di occupazione femminile fa sì che i titolari delle rendite siano in netta prevalenza delle persone di sesso maschile (83,3%). Secondo l’Inps (Istituto Nazionale Previdenza Sociale) i/le beneficiari/e di pensioni per persone con disabilità nel 2019 sono stati oltre 246.000 (pari al 6.7% della popolazione residente). L’ultimo dato lo fornisce l’Osservatorio Sociale Regionale, secondo il quale nel 2020 sono 31.625 le persone effettivamente prese in carico dal servizio sociale professionale nella fascia di età 0-64 anni. Il dato è rilevato nelle 26 Zone distretto della Toscana. Infine, va segnalato che, sempre nel 2020, la spesa regionale per l’assistenza nell’area delle disabilità supera i 125,5 milioni di euro, quasi 18 milioni in meno rispetto all’anno precedente e con una spesa pro-capite rispetto a coloro che sono in carico pari a 3.974 euro (-712 euro).

«I dati raccolti quest’anno confermano alcuni trend in costante aumento [rispetto a quelli] registrati negli anni precedenti – si legge nell’Introduzione a firma di Massimiliano De Luca, coordinatore del gruppo di lavoro sulle disabilità dell’Osservatorio Sociale Regionale –. Mentre l’emergenza sanitaria continuava a rendere difficile l’organizzazione e la gestione dei servizi alle persone con disabilità, le commissioni hanno certificato oltre 8.000 nuove persone (di cui 3.500 in gravità), quasi 1.000 nuove cartelle sono state aperte da parte dei Servizi Sociali, 1.400 nuovi alunni si sono iscritti nelle scuole, e altrettanti al Collocamento Mirato (a fronte di un calo di avviamenti di quasi due terzi). Un altro dato in controtendenza è quello della spesa complessiva per la disabilità: 18 milioni in meno dell’anno precedente – evidentemente influenzata dalle misure restrittive provocate dall’emergenza sanitaria, che hanno giocoforza penalizzato l’erogazione di alcuni servizi, come il sostegno socio-educativo scolastico e il trasporto sociale e scolastico».

Vediamo qualche dettaglio in più sull’inclusione scolastica e lavorativa che, come accennato da De Luca, hanno risentito dell’emergenza pandemica. In Toscana nell’anno scolastico 2021-2022 gli alunni e le alunne con disabilità, con certificazione di handicap ai sensi della Legge 104/1992, sono quasi 17.600 (pari al 3,6% del totale della popolazione scolastica), di questi poco meno del 40% sono in situazione di gravità, mentre i posti di sostegno attivati sono oltre 13mila. Una presenza che merita di essere segnalata è quella degli studenti stranieri con disabilità, che in Toscana costituiscono il 17% circa dell’insieme degli alunni con limitazioni funzionali (mentre in Italia sono oltre il 13%). I dati evidenziano un trend in crescita, infatti negli ultimi cinque anni scolastici il numero degli alunni con disabilità è aumentato di circa 3mila unità (+21% circa). Quanto agli alunni con DSA – disturbi specifici dell’apprendimento (dislessia, disortografia, discalculia, disgrafia) si stima che questi siano poco meno di 23mila. In merito all’inclusione lavorativa i dati contenuti nel Rapporto si riferiscono al 2020, anno in cui si è manifestata l’emergenza sanitaria legata al Covid-19. Gli iscritti al Collocamento Mirato sono 46.501, e vi è una leggera prevalenza per il genere maschile (donne: 22.935, uomini: 23.566). Un confronto con gli anni precedenti evidenzia un trend in crescita con circa 1000 soggetti in più iscritti al collocamento mirato rispetto alla fine del 2019 e oltre 10mila rispetto al 2012. Nel corso del 2020 si sono avuti circa 750 avviamenti di soggetti iscritti al Collocamento Mirato, poco più di un terzo di quelli registrati nell’anno precedente e circa la metà di quelli del 2014. Nel Rapporto tale andamento è considerato quale «testimonianza dell’anno di estrema difficoltà e delle importanti ripercussioni dell’emergenza sanitaria anche su questa categoria di lavoratori», e tuttavia, a parere di chi scrive, un numero di poche centinaia di avviati al lavoro a fronte di oltre 46.000 iscritti Collocamento Mirato non può essere letto solo in relazione ad un evento congiunturale, che pure ha influito, ma denota una macroscopica criticità strutturale.

Oltre a delineare il quadro socio-demografico, il Rapporto contiene due approfondimenti, uno dedicato al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), l’altro al tema del “Dopo di noi” (Legge 112/2016), il cui finanziamento è previsto all’interno del Piano stesso. Con l’espressione “Dopo di noi” si fa riferimento agli interventi di accompagnamento della persona con disabilità finalizzati all’uscita dal nucleo familiare e al supporto alla vita autonoma in appartamenti supportati. Ebbene, alla data del 30 giugno 2021 sono stati 1.126 i/le beneficiari/e degli interventi che sono stati concretizzati in 120 sistemazioni, in massima parte appartamenti dove possono vivere nuclei di un massimo di 5 persone, a fronte dei quali vi è stata una copertura economica di circa 21 milioni e 800 mila euro. Nella distribuzione per genere si evidenzia una differenza del 13.5% a favore di maschi (56.5% maschi e 43% femmine), mentre la fascia di età più rappresentata è quella compresa fra i 26 ed i 55 anni che costituisce il 74% del totale.

«Il principio del riconoscimento del “diritto a vivere nella società con la stessa libertà di scelta delle altre persone” e della “possibilità di scegliere, sulla base di eguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere”, è sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità ed ha orientato i percorsi assistenziali verso sempre più netti e ambiziosi obiettivi di autodeterminazione, inclusione e realizzazione di una vita autonoma rispetto alla famiglia di origine. Regione Toscana da anni persegue l’obiettivo di favorire l’autonomia delle persone con disabilità», osserva Serena Spinelli, assessora alle Politiche sociali, edilizia residenziale pubblica e cooperazione internazionale, nella Prefazione del Rapporto facendo riferimento all’articolo 19 della citata Convenzione ONU in tema di “Vita indipendente ed inclusione nella società” delle persone con disabilità. In un passaggio successivo la stessa assessora aggiunge: «L’autonomia abitativa, attraverso i progetti del Dopo di noi e per la Vita indipendente, rientra a pieno titolo nei Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali, che devono essere assicurati con carattere di universalità su tutto il territorio nazionale per garantire qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione, prevenzione, eliminazione o riduzione delle condizioni di svantaggio e di vulnerabilità». La qual cosa ci ha indotto a ritenere che nel Rapporto, oltre all’approfondimento sul Dopo di noi – tema importantissimo, è bene sottolinearlo –, fossero considerati, o quanto meno citati i dati relativi ai progetti di Vita indipendente intesa come assistenza personale autogestista, che, tra l’altro, la Regione finanzia da diversi anni con risorse proprie. Infatti non va dimenticato che la filosofia e la pratica della Vita indipendente nascono alla fine degli anni ’60 del secolo scorso proprio con quest’ultima accezione. Ma questi dati, inspiegabilmente, non sono stati inclusi nel Rapporto. Ci auguriamo che la Regione li renda comunque pubblici attraverso i suoi canali perché parlare di Vita indipendente solo in termini di Dopo di noi è parziale ed improprio. (Simona Lancioni)

 

Ultimo aggiornamento il 29 Aprile 2022 da Simona