Yaska è una donna con disabilità psichiatrica che è stata istituzionalizzata contro la sua volontà nel 2015, vive tutt’ora in uno stato di segregazione, e non ha voce in capitolo in nessun aspetto della sua vita. I servizi sostengono che questo trattamento sia terapeutico, senza rendersi conto che la stessa istituzionalizzazione è una forma di violenza sistemica contro le persone con disabilità. L’Associazione Diritti alla Follia, che supporta Yaska e la sua famiglia, sta organizzando un presidio – il quinto – davanti al Tribunale di Firenze per il prossimo 3 novembre. La richiesta è sempre la stessa: liberate Yaska!
Se volessimo dare una data di inizio alla vicenda di Yaska, una donna interessata da schizofrenia che oggi ha 32 anni e risiede a Firenze, sarebbe il 4 agosto 2015. Vale a dire il giorno nel quale la donna è stata sottratta alla sua famiglia, sottoposta ad un trattamento sanitario obbligatorio (TSO), e portata in ospedale. Da quel giorno Yaska non è più tornata a casa sua. Infatti dall’ospedale è stata trasferita in diverse strutture per persone con disabilità psichiatrica e dichiarata interdetta. Nelle diverse strutture Yaska ha subito una sistematica violazione dei propri diritti umani in manifesto contrasto con innumerevoli disposizioni della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (ratificata dall’Italia con la Legge 18/2009). Lo stesso fatto che viva tuttora in uno stato di segregazione confligge col suo diritto «di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere», e di non essere obbligata a vivere in una particolare sistemazione (articolo 19 della Convenzione ONU).
Della vicenda di Yaska ci siamo occupati più volte a partire dal febbraio 2022 (si legga il seguente approfondimento ed i testi segnalati in calce). Per sottrarre Yaska alle cure della sua famiglia, ed in particolare di sua madre Jeanette, nei confronti di quest’ultima sono stati intrapresi diversi procedimenti penali. Inizialmente “solo” tre – disturbo della quiete pubblica, maltrattamenti e sequestro di persona –, ai quali si è aggiunto quello di concorso in violenza sessuale. I servizi che tengono in custodia Yaska hanno accusato Jeanette di aver istigato Fabio – il fidanzato col quale Yaska aveva una relazione da dieci anni – a violentare sua figlia. Fabio, a propria volta, è stato perseguito per il reato di violenza sessuale dai servizi in questione, tutto questo senza mai chiedere il parere di Yaska, che si è sempre dichiarata consenziente ai rapporti sessuali con il giovane, e che ha manifestato chiaramente la volontà di proseguire la gravidanza che da quell’unione era scaturita. Una volontà ignorata dai servizi, dalla tutrice di Yaska, dal Giudice che ha disposto l’interruzione della gravidanza senza il consenso della donna (interruzione che è stata eseguita il 9 aprile 2019), e dal personale sanitario che le ha mentito riguardo all’intervento.
Sia Fabio che Jenaette sono stati assolti dalle accuse di violenza sessuale e concorso in violenza sessuale con la motivazione che “il fatto non sussiste”. Jeanette è stata assolta in primo grado anche per altri due capi d’accusa (quelli di disturbo della quiete pubblica e di maltrattamenti), ma è stata condannata per sequestro di persona. Una sentenza contro la quale ha fatto ricorso in appello. Eppure anche quest’unica condanna desta qualche perplessità se si considera che la pena comminata – 5 mesi di reclusione con attenuanti – appare decisamente lieve per il tipo di reato ascritto. Ad ogni modo l’udienza di appello è stata fissata per il 3 novembre prossimo. Se anche questo capo di imputazione dovesse venire meno, cadrebbe anche l’ultimo motivo (o pretesto?) che ha giustificato la sottrazione di Yaska alle cure della sua famiglia.
In questi anni Yaska, Jeanette e la sua famiglia sono stati supportati dall’Associazione Diritti alla Follia, che, tra le altre azioni intraprese, ha organizzato alcuni presìdi di protesta in occasione delle diverse udienze che hanno avuto Jeanette come imputata. Proprio per evitare che sulla vicenda di Yaska cali l’attenzione, l’Associazione sta organizzando un ulteriore presidio – il quinto – in occasione dell’udienza di appello che vede Jeanette imputata per il reato di sequestro di persona. L’appuntamento è dunque davanti al Tribunale di Firenze, nello spazio all’aperto antistante l’ingresso (in Viale Alessandro Guidoni n. 61), alle ore 11.30 del 3 novembre 2022.
All’ultimo presidio – il quarto –, tenutosi 23 marzo scorso, oltre all’Associazione Diritti alla Follia e a numerosi cittadini e cittadine, avevano presenziato il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU) e il centro Informare un’h di Peccioli. In quella occasione la causa di Yaska venne sostenuta anche dalla UILDM Nazionale (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) e dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
Yaska è tutt’ora istituzionalizzata contro la sua volontà, nonostante le sue ripetute richieste le viene impedito di incontrare di persona parenti e amici, è sottoposta ad interdizione sebbene questo istituto di tutela sia stato dichiarato in contrasto con la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità dal Comitato preposto a vigilare sulla sua attuazione (CRPD), non ha voce in capitolo in nessun aspetto della sua vita. I servizi sostengono che questo trattamento sia terapeutico, senza rendersi conto che la stessa istituzionalizzazione è una forma di violenza sistemica contro le persone con disabilità. Un concetto ribadito anche nelle “Linee guida sulla deistituzionalizzazione, anche in caso di emergenza” pubblicate dal Comitato ONU lo scorso settembre (se ne legga anche sulle nostre pagine). Tutto questo accade perché nel nostro ordinamento esistono ancora istituti che, invece di supportare le persone con disabilità nelle loro decisioni, consentono a terzi di sostituirsi a loro. Sino a quando non ci disporremo a mettere mano agli istituti di tutela (interdizione, inabilitazione ed anche l’amministrazione di sostegno) non saremo in grado di prevenire, né di far cessare tempestivamente le tante forme di violenza sistemica e la discriminazione a cui tutt’oggi è esposta Yaska e molte altre persone disabili. Pertanto chi può presenzi al presidio. Chi non può aderisca a questa causa e aiuti a darle visibilità.
In conclusione non possiamo non rilevare come in tutta questa vicenda ci sia un’amara ironia. Jeanette è accusata di sequestro di persona per aver richiuso in camera Yaska per qualche ora (cosa peraltro non dimostrata), lo Stato ha “sequestrato” Yaska dal 4 agosto 2015 ed ancora non l’ha liberata, ma pare che nessuno pensi di doverne rispondere.
Simona Lancioni
Responsabile di Informare un’h – Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa)
Versione in lingua inglese dell’articolo: Taking a stand to free Yaska (traduzione a cura di Luisella Bosisio Fazzi).
Vedi anche:
Associazione Diritti alla Follia.
Continuano le violazioni dei diritti umani di Yaska, «Informare un’h», 19 agosto 2022.
Assolta la madre di Yaska, cosa possiamo ancora fare per Yaska e la sua famiglia?, «Informare un’h», 24 marzo 2022.
La FISH aderisce all’appello per liberare Yaska, «Informare un’h», 22 marzo 2022.
Anche la UILDM chiede la fine della segregazione di Yaska, «Informare un’h», 21 marzo 2022.
Un presidio per chiedere la fine della segregazione di Yaska, «Informare un’h», 5 marzo 2022.
Un caso di aborto senza il consenso della donna con disabilità interessata, «Informare un’h», 6 febbraio 2022.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità: diritti sessuali e riproduttivi”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.
Data di creazione: 25 Ottobre 2022
Ultimo aggiornamento il 31 Ottobre 2022 da Simona