Mentre nei servizi sanitari e socio-sanitari tradizionali ad una “doppia diagnosi” corrisponde solitamente un “doppio binario” dei servizi, così non è per l’Associazione Fermata d’Autobus, un circuito di cura del torinese che, utilizzando un approccio integrato, offre accoglienza e cure a chi presenta un disagio psicologico e psichico accompagnato da forme di dipendenza patologica. L’approccio integrato si combina con la variabile del genere in Fragile Celesti, una delle strutture del circuito, che accoglie donne che presentano disturbi dovuti sia a forme di dipendenza, sia a problemi psichiatrici conseguenti a episodi di violenza.
L’Associazione Fermata d’Autobus è un circuito di cura che offre accoglienza e cure a chi presenta un disagio psicologico e psichico accompagnato da forme di dipendenza patologica. Le persone che accedono al circuito sono interessate da una “doppia diagnosi” nella quale la dipendenza patologica – al di là della forma che può assumere, ad esempio, tossicodipendenza, alcolismo, dipendenza affettiva, da gioco d’azzardo, da internet, disturbi del comportamento alimentare – è considerata come «la conseguenza, o meglio, il sintomo, di un disturbo più profondo», si legge nel sito dell’Associazione, che ha sede legale a Oglianico (Torino) e diverse altre sedi operative.
Costituitasi nel 1998 per iniziativa della psicologa e psicoterapeuta Raffaella Bortino e di un gruppo di professionisti di comprovata esperienza nel settore delle dipendenze, l’Associazione aveva la sua prima sede a Trofarello (TO), in una casa vicino ad una fermata nei pressi di una vecchia stazione di autobus. E tuttavia la scelta del nome ha inteso anche richiamarsi all’omonimo film del 1956 – Fermata d’autobus (Bus Stop), appunto – diretto da Joshua Logan. La protagonista del film di Logan, Chérie, interpretata da una trentenne e bellissima Marilyn Monroe, riesce a porre fine alla sua folle corsa proprio durante la sosta di un viaggio in autobus. «Gli uomini si sono interessati a me da quando avevo tredici anni», dice Chérie in una scena del film, ed è difficile non notare le similitudini tra il personaggio e le dolorose vicende che hanno costellato la vita dell’attrice Norma Jean. «“Fermata d’autobus” vuole essere il punto di sosta e ristoro per tutti coloro che, come Norma e Chérie, hanno bisogno di recuperare forza e coraggio per abbandonare vecchie dipendenze risolvendo antichi traumi», è scritto nel sito.
Il tratto caratterizzante degli interventi proposti dall’Associazione è un approccio integrato che parte proprio dalle caratteristiche della persona. Infatti, mentre nei servizi sanitari e socio-sanitari tradizionali ad una “doppia diagnosi” corrisponde solitamente un “doppio binario” dei servizi, con l’esito di far sentire la persona, sia pure solo virtualmente, “scomposta”, l’approccio integrato, cercando un equilibrio tra diversi livelli – sanitario, pedagogico-riabilitativo e psicologico – aiuta la persona a percepirsi “intera”, un aspetto fondamentale per chi deve compiere un percorso di ricostruzione di sé. Spiegano infatti dall’Associazione: «chi sosta presso la nostra “Fermata” ha una propria storia, unica e peculiare, a prescindere dalla condizione psicopatologica che presenta. “Fermata d’Autobus”, attraverso una metodologia di lavoro flessibile e lo sviluppo di percorsi specifici, vuole arrivare non solo a medicare le ferite aperte dalla dipendenza patologica ma, comprendendone le cause, a ricucire i lembi di vita lacerati da traumi più profondi».
In concreto “Fermata d’Autobus” accoglie le persone con “doppia diagnosi” attraverso due comunità terapeutiche e quattro gruppi appartamento (che ospitano mediamente dalle 4 alle 6 persone e presentano modalità organizzative differenti per rispondere alle specifiche esigenze delle/degli ospiti). Ogni struttura ha un proprio gruppo di operatori, ed un coordinamento interno e trasversale alle stesse. Fanno inoltre parte del circuito di cura le seguenti strutture: il Melograno, il Glicine, Fragole Celesti e La Perche – Casa nel Berry (in Francia). Molteplici sono anche le attività proposte, tra queste, citiamo, solo a titolo esemplificativo, i gruppi terapeutici espressivi, i laboratori creativi, il caffè filosofico, gli scambi internazionali.
L’approccio integrato si combina con la variabile del genere nella già citata struttura Fragole Celesti, che ha anche un sito proprio. Si tratta di una comunità terapeutica che ha anch’essa sede a Oglianico, ed accoglie donne a cui è stata diagnosticata la coesistenza di disturbi dovuti sia a forme di dipendenza, sia a problemi psichiatrici che affondano le loro radici in episodi di abusi, maltrattamenti e violenze. Sotto un profilo strutturale, la casa di Fragole Celesti dispone di 12 camere singole, di 10 bagni (di cui quattro ad uso esclusivo delle relative camere da letto e sei comuni; tre dei quali sono attrezzati per persone con disabilità), di un ascensore e di un’ampia sala comune multiuso (studio, ricevimento, riunioni) fornita di angolo cottura. Sotto il profilo funzionale, la casa si configura come un «luogo in cui si ricostruiscono i confini sicuri, in cui si ridefinisce la casa interna come luogo non violato, sicuro e accogliente. Le ospiti trovano una casa nella quale fare vita di comunità alternata a momenti di estrema riservatezza», è scritto nel sito. Le ospiti sono supportate da un gruppo di lavoro composto da 8 operatori/operatrici (educatori, psicologi, operatori socio-sanitari), e coordinato da una responsabile della struttura. Il 77% delle donne accolte ha subito maltrattamenti, abusi o reiterate molestie sessuali ed ha cercato un conforto inutile e dannoso nell’alcool o nella droga. «Gli abusi, che nella maggior parte dei casi si verificano in famiglia e durante l’età evolutiva – si legge nel sito –, pregiudicano lo sviluppo psico-affettivo e di conseguenza, il rapporto con il proprio corpo, con gli affetti ed anche con i propri bisogni. Per risolvere questo squilibrio è indispensabile creare un ambiente neutrale e protettivo in cui le ospiti di Fragole Celesti possano acquisire la naturale e necessaria autonomia per affrontare la vita di tutti i giorni».
In conclusione non possiamo che esprimere apprezzamento per questa modalità operativa che non “scompone” le persone in schemi che considerano una variabile alla volta (solo le dipendenze o solo i disturbi psichici), ma le accoglie con le loro complessità e le molteplici appartenenze. (Simona Lancioni)
Vedi anche:
Associazione Fermata d’Autobus.
Sito di Fragole Celesti.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.
Ultimo aggiornamento il 24 Novembre 2023 da Simona