Includere il genere nella programmazione delle politiche per la disabilità anche avvalendosi degli spunti offerti dal “Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea”, promuovere la divulgazione di quest’ultimo, e contrastare la violenza di genere tenendo in debito conto anche l’eventuale condizione di disabilità della vittima: sono questi, in estrema sintesi, i contenuti di una Risoluzione votata all’unanimità dalla Commissione assembleare per la parità e per i diritti delle persone dell’Emilia-Romagna, la prima regione ad aver adottato il documento in questione.
La Commissione assembleare per la parità e per i diritti delle persone della regione Emilia-Romagna, nella seduta del 2 maggio 2018, ha approvato all’unanimità dei presenti, con 29 voti favorevoli (PD, SI, M5S), la Risoluzione 5844 che
«impegna la Giunta
a riconoscere un peso sempre crescente alle differenze di genere e la questione della “discriminazione multipla”, che colpisce le donne con disabilità, nella programmazione nelle proprie politiche sulla disabilità, anche avvalendosi degli spunti offerti dal “Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea”.
A diffondere la conoscenza del suddetto Manifesto fra i cittadini e, soprattutto, fra le associazioni regionali operanti nel settore, affinché si diffonda l’ottica di genere nell’approccio alle problematiche legate alla disabilità.
A proseguire nell’impegno a tutto tondo contro la violenza sulle donne, che merita di essere affrontata e debellata in ogni sua forma e circostanza, avendo con ciò riguardo ad un approccio che sappia tenere in debito conto anche l’eventuale condizione di disabilità della vittima.»
La risoluzione presentata alla Commissione per la parità, presieduta da Roberta Mori, prende le mosse da una considerazione sulla violenza di genere, «quando all’essere donna si aggiunge l’essere disabile, la violenza si alimenta di una doppia discriminazione, se possibile ancora più becera e odiosa perché perpetrata ai danni di una persona che ha ancora meno possibilità di contrastarla». Il testo evidenzia come ancora oggi l’approccio ai bisogni delle persone con disabilità sia asessuato, e non tenga conto delle diversi bisogni degli uomini e delle donne con disabilità, «legati alle medesime peculiarità di genere che sono tipiche anche delle persone normodotate».
I dati Istat, secondo i quali il 36% delle donne disabili ha subito violenza e esse sono esposte ad un rischio doppio di subire stupri o tentati stupri rispetto alle altre donne (10% contro il 4,7%), inducono a «porsi pressanti domande […] che necessitano di celeri ed efficaci risposte». Un fronte sul quale l’Italia ha ancora molta strada da fare, specie se si considera che nel 2016 è stata richiamata dal Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità proprio per la mancanza di una prospettiva di genere nelle politiche della disabilità.
«Questo è un fenomeno complesso – ha osservato Francesca Marchetti, consigliera del Partito Democratico, e prima firmataria della Risoluzione, – che richiede un’integrazione tra tematiche di genere e disabilità nell’agenda politica della nostra Regione. C’è spesso difficoltà a far emergere il sommerso e a intraprendere percorsi di fuoriuscita dalla violenza, è necessario un percorso specifico. Spero che da parte di questa Commissione arrivi un messaggio univoco per intervenire in questo ambito ancora molto oscuro in termini di studio e ricerca».
La Risoluzione si è arricchita anche del contributo della consigliera Giulia Gibertoni, del Movimento 5 Stelle, che ha presentato un emendamento – accolto all’unanimità – teso a sottolineare e rafforzare il concetto di “discriminazione multipla”. Ci conferma la presidente Mori che «la Commissione vigilerà e monitorerà l’azione della Giunta affinché dia piena attuazione ai contenuti della Risoluzione che sancisce l’adesione sostanziale della regione Emilia-Romagna ai contenuti del Secondo Manifesto.»
Non si può non cogliere il rilevante peso politico del fatto che, per la prima volta, un soggetto istituzionale abbia adottato il Secondo Manifesto come riferimento per integrare la variabile del genere nella programmazione delle proprie politiche sulla disabilità, e si sia impegnata a divulgarlo. Un’attenzione, quella dell’Emilia-Romagna, che merita tutto l’apprezzamento possibile. Ci sono poi due ulteriori aspetti che vanno posti in evidenza. La circostanza che la Risoluzione sia stata votata all’unanimità, mostra ancora una volta come alcuni temi – le politiche per la disabilità, quelle di genere, il contrasto alla discriminazione e alla violenza, e, più in generale, il rispetto dei diritti umani – debbano essere affrontati in modo trasversale, al di là degli orientamenti partitici. L’altro elemento guarda al futuro. Da oggi chiunque può stampare una copia della Risoluzione e una del Secondo Manifesto, e presentarsi – individualmente o in forma associata – negli uffici della propria regione con una semplice richiesta: «Voglio anch’io che la mia regione integri le politiche per la disabilità con quelle del genere e viceversa.» Dovrebbero farlo le donne con disabilità, perché è nel loro interesse, e anche perché la rivendicazione delle istanze che le riguardano non può prescindere dal loro coinvolgimento. Dovremmo supportarle tutte e tutti, perché, in quanto esseri umani, il rispetto dei diritti umani è un tema che ci chiama in causa personalmente.
Simona Lancioni
Responsabile del centro Informare un’h di Peccioli (PI)
Riferimenti ed approfondimenti
Emilia-Romagna. Assemblea legislativa: Commissione per la parità e per i diritti delle persone, Risoluzione 5844 del 2 maggio 2018, “Risoluzione per impegnare la Giunta a riconoscere un peso sempre crescente alle differenze di genere nella programmazione delle proprie politiche sulla disabilità, anche avvalendosi degli spunti offerti dal “Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea”, a diffondere la conoscenza del suddetto Manifesto fra i cittadini e, soprattutto, fra le associazioni regionali operanti nel settore, proseguendo inoltre nell’impegno contro la violenza sulle donne ponendo particolare attenzione ad un approccio che tenga in debito conto anche l’eventuale condizione di disabilità della vittima. (20 12 17) A firma dei Consiglieri: Marchetti Francesca, Calvano, Mori, Caliandro, Poli, Iotti, Rontini, Molinari, Tarasconi, Zappaterra, Rossi Nadia, Zoffoli, Mumolo, Bagnari, Serri, Montalti, Pruccoli, Bessi, Campedelli, Paruolo, Cardinali, Sabattini”, (Prot. AL.2017.66667 del 20/12/2017).
Emilia-Romagna. Assemblea legislativa: Commissione per la parità e per i diritti delle persone
Forum Europeo sulla Disabilità, Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea. Uno strumento per attivisti e politici, adottato a Budapest il 28-29 maggio 2011 dall’Assemblea Generale del Forum Europeo sulla Disabilità (EDF) in seguito ad una proposta del Comitato delle Donne dell’EDF, approvato dalla Lobby Europea delle Donne, revisione realizzata alla luce della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle Persone con Disabilità, versione in lingua italiana approvata dal Forum Europeo sulla Disabilità, traduzione a cura di Simona Lancioni e Mara Ruele, Peccioli (PI), Informare un’h, 2017, p. 70, in formato pdf.
Simona Lancioni, Come e perché ratificare il Secondo Manifesto europeo sui diritti delle Donne e Ragazze con Disabilità, «Informare un’h», 27 novembre 2017.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Tutto sul Secondo Manifesto europeo sui diritti delle Donne e Ragazze con Disabilità”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.
Data di creazione: 11 maggio 2018
Ultimo aggiornamento: 15 maggio 2018
Ultimo aggiornamento il 15 Maggio 2018 da Simona