È ormai ridotto in macerie il Centro per la Vita Indipendente delle Persone con Disabilità realizzato a Gaza da EducAid, una Organizzazione Non Governativa italiana. Si trattava di una realtà unica nel suo genere in tutto il Medio Oriente, che era divenuta simbolo di riscatto e di resilienza, ed una casa per un’intera comunità. «Un luogo che siamo fermamente intenzionati a ricostruire», spiegano dall’Organizzazione.
È ormai ridotto in macerie il Centro per la Vita Indipendente delle Persone con Disabilità realizzato a Gaza da EducAid, una Organizzazione Non Governativa italiana. È la stessa Organizzazione a darne notizia sulla propria pagina Facebook mostrando le terribili immagini di distruzione trasmesse da Gaza City, nonché quelle in cui il Centro era operativo.
EducAid ha potuto fondare il Centro nel 2018 grazie al progetto I-CAN finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) assieme alla sede di Gerusalemme della stessa Agenzia (AICS Jerusalem). Esso è stato implementato in collaborazione con autorevoli partner italiani e palestinesi: la Rete Italiana Disabilità e Sviluppo (RIDS), la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), il Dipartimento di Scienze dell’educazione Giovanni Maria Bertin dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, il Centro per l’Autonomia di Roma, la Società di riabilitazione El Amal (El Amal Rehabilitation Society), il Forum per lo Sviluppo Sociale (SDF – Social Developmental Forum), il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP – United Nation Development Programme), e la Camera del Commercio e Industria di Gaza (Gaza Chamber of Commerce and Industry).
Quella realizzata a Gaza, spiegano dall’Organizzazione, era l’«unica realtà del genere in tutto il Medio Oriente, esempio virtuoso di quanto interventi di cooperazione internazionale lungimiranti e condivisi possano incidere concretamente sulla realtà quotidiana dei beneficiari coinvolti e nel contempo promuovere giustizia sociale. Un progetto sostenibile ed innovativo che ha formato un team di operatori e peer counsellor al lavoro anche oggi tra difficoltà inimmaginabili per dare supporto ai più vulnerabili, ultimi anche in tempi di guerra. Un luogo che era divenuto simbolo di riscatto e di resilienza, un luogo che era casa per un’intera comunità, un luogo che siamo fermamente intenzionati a ricostruire». (S.L.)
Vedi anche:
Gaza: nessun luogo sicuro, nemmeno per le persone con disabilità, «Informare un’h», 17 ottobre 2023.
Ultimo aggiornamento il 21 Giugno 2024 da Simona