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Denuncia di una caregiver: le nuove regole anti Covid mettono a rischio i più fragili

Le nuove regole sulla quarantena previste nel Decreto Legge dello scorso dicembre per il personale domiciliare e infermieristico che opera a domicilio delle persone con immunocompromissione sono inadeguate e pongono a rischio la salute e la stessa vita delle persone più fragili. Lo afferma Sara Bonanno, madre e caregiver di Simone, uomo gravemente disabile con necessità di assistenza continua anche da parte di infermieri e assistenti domiciliari, in un accorato appello rivolto alla Regione Lazio. In esso Bonanno esprime le sue preoccupazioni e chiede che vengano introdotte tre deroghe alle attuali misure anti Covid-19.

Una caregiver aiuta una donna con disabilità a spostarsi dal letto alla sedia a rotelle.

Le nuove regole sulla quarantena, introdotte con il Decreto Legge n. 229 del 20 dicembre 2021 (Misure urgenti per il contenimento della diffusione dell’epidemia da COVID-19 e disposizioni in materia di sorveglianza sanitaria), metterebbero a rischio le persone più fragili, a denunciarlo è Sara Bonanno, madre e caregiver di Simone, uomo gravemente disabile con necessità di assistenza continua anche da parte di infermieri e assistenti domiciliari. La situazione in cui vivono Bonanno e suo figlio ha indotto la donna ad indirizzare un appello (tramite posta elettronica certificata) alla Regione Lazio nel quale esprime le sue preoccupazioni e chiede che vengano introdotte tre deroghe alle attuali misure anti Covid-19.

Scrive Bonanno nell’appello rilanciato su «SuperAbile», il portale dell’INAIL (Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro) sulla disabilità: «In maniera gravemente discutibile il Governo, con il Decreto in oggetto, ha di fatto abbandonato ogni principio di precauzione verso le persone sanitariamente fragili, che potrebbero continuare a finire in terapia intensiva e morirci, anche se vaccinate con terza dose. Come purtroppo mostrano gli stessi dati ministeriali».

Bonanno paventa che le attuali misure possano avere un effetto drammatico per le persone più fragili: «Nel calderone dei morti irriducibili, che hanno scambiato la cura con il virus, finiranno anche quei fragili che si sono vaccinati – a volte anche supplicando di far presto! – e si sono sempre protetti coinvolgendo noi famigliari che, praticamente, viviamo in condizione di lockdown perenne. Com’è possibile che ci abbiano abbandonato? Per questo mi rivolgo alla sensibilità di voi dirigenti e rappresentanti delle istituzioni, chiedendo di porre, presto, prestissimo, delle misure in deroga al presente Decreto in particolare verso chi, fragilissimo perché non autosufficiente, dipende totalmente dall’assistenza di personale specializzato».

In particolare Bonanno richiama l’attenzione sulle persone con disabilità che usufruiscono della assistenza domiciliare ad elevata intensità con immunocompromissione, ma anche a tutti i soggetti «immunocompromessi necessitanti di assistenza domiciliare per cui la sola precauzione della mascherina ffp2 di un lavoratore che è venuto in contatto stretto e/o convive con un positivo al covid, non può rappresentare una barriera sufficiente al contagio. I pazienti che usufruiscono dell’ADI [assistenza domiciliare integrata, N.d.R.] ad elevata intensità, infatti, sono soprattutto allettati ed incapaci di qualsiasi movimento autonomo, chi si occupa di loro non può mantenere quella distanza fisica che, insieme alla mascherina – e non in alternativa – rappresenta una misura di difesa al contagio. Non solo: il personale sanitario che opera a domicilio con questi pazienti compie frequentemente manovre invasive, quali l’aspirazione nasotracheale, il cateterismo, lo svuotamento intestinale ecc. Nei reparti questo personale è dotato di tuta di protezione cat. III Livello 2 monouso, maschera schermante trasparente, cuffia, sovra scarpe guanti e doppia mascherina», cosa che non avviene quando opera presso il domicilio della persona con disabilità.

Nelle strutture sanitarie, continua Bonanno, «l’igienizzazione degli ambienti è continua ed effettuata mediante personale qualificato e, soprattutto, macchinari specializzati nella sanificazione che non possono essere acquistati da una normale famiglia». Nell’ambiente domestico, invece, «non si può pretendere che il caregiver familiare operi una continua sanificazione dell’ambiente, come avviene in un reparto!»

Per queste ragioni Bonanno chiede che la Regione Lazio introduca le seguenti deroghe all’ultimo Decreto in materia di sorveglianza sanitaria riguardo alle disposizioni sul personale infermieristico che opera a domicilio: che tale personale «abbia un obbligo di segnalazione di contatto stretto/convivenza con un positivo al Covid»; che le società in convenzione dotino «il personale di DPI [dispositivi di protezione individuale, N.d.R.] adeguati nei domicili delle persone immunodepresse. Se ne sottolinea e ribadisce l’adeguatezza: perché gli immunocompromessi hanno più facilità di contagio rispetto ad un soggetto nella norma. La sola mascherina ffp2 non è sufficiente né per il paziente immunocompromesso né per gli altri operatori domiciliari e per gli stessi familiari che, se si ammalano, non potranno garantire l’indispensabile continuità assistenziale»; ed, infine, nel caso di personale sanitario che convive con una persona positiva al Covid, che si provveda, ove possibile, «ad una sostituzione con altro personale o ad una sospensione della prestazione in attesa di guarigione e molecolare negativo».

Nella sostanza, conclude Bonanno, «almeno per chi è in condizione di estrema fragilità sanitaria ed immunocompromissione chiedo che vengano messe in atto tutte quelle condizioni di protezione dal contagio che non valgono più per tutti gli altri contesti». (S.L.)

 

Ultimo aggiornamento il 13 Gennaio 2022 da Simona