Menu Chiudi

“Come d’aria”: un vissuto intenso di eventi ed emozioni

di Silvia Caserio*

«Ada D’Adamo è danzatrice, scrittrice, compagna, ma soprattutto è madre. Daria è la figlia con disabilità grave sin dalla nascita. Ada ne segue la vita nei momenti significativi della crescita, nelle briciole esperienziali che può compiere nella disabilità e che lei raccoglie come perle preziose, appuntando i ricordi. Quando anche Ada scopre di avere un tumore, le perle trovano un senso pieno, si infilano e diventano trama consapevole, i ricordi frammentati diventano racconto»: lo scrive Silvia Caserio, a proposito del libro “Come d’aria” di Ada D’Adamo, vincitore del 77° Premio Strega.

La copertina del libro “Come d’aria” di Ada D’Adamo, vincitore del 77° Premio Strega, è illustrata con disegno di una madre che abbraccia sua figlia.

«Questo libro è stato scritto anche dal cortisone, che mi teneva sveglia di notte»: con queste parole la scrittrice e saggista Ada D’Adamo ha presentato Come d’aria (Elliot), il romanzo con cui ha vinto l’edizione 2023 del Premio Strega, la settantasettesima. Un libro che non ci lascia spazi di distanza e ci travolge in un vissuto intenso di eventi ed emozioni.

Ada D’Adamo – classe 1967- è danzatrice, scrittrice, compagna, ma soprattutto è madre. Daria è la figlia con disabilità grave sin dalla nascita. Ada ne segue la vita nei momenti significativi della crescita, nelle briciole esperienziali che può compiere nella disabilità e che lei raccoglie come perle preziose, appuntando i ricordi.
Quando anche Ada scopre di avere un tumore, le perle trovano un senso pieno, si infilano e diventano trama consapevole, i ricordi frammentati diventano racconto.
«Ogni malattia rompe un equilibrio. È accaduto innanzi tutto dentro di me e poi, inevitabilmente, nella nostra relazione […]. Un’intera esistenza dedicata all’altro precipita con uno schianto di fronte alla paura di non riuscire a prendersi cura di sé per continuare a prendersi cura dell’altro. Se la diagnosi di tumore mi ha dato piena cittadinanza nel paese dei malati, di cui fino a quel momento grazie a te ero stata solo cittadina onoraria, come gestire il mio ingresso nel “lato notturno della vita”?».

La fragilità del vissuto corporeo ora condivisa illumina la relazione tra madre e figlia: le vicende quotidiane, così pure i ricordi narrati con essenzialità, vengono trasfigurati dal vissuto interiore caricandosi di senso. «È una luce che si accende sul dramma, ma è luce di speranza, di bellezza, di ironia…» (cfr. Carla Tiboni, presidente dei Premi Internazionali Flaiano). Luce calda di un affetto profondo che si trasmette in ogni parola.
«L’adesione del tuo intero corpo col mio non era più possibile e questo all’inizio mi ha spaventata, lasciandomi smarrita, priva di te. Ma anche questo è stato un passaggio obbligato, un cambiamento che mi ha costretto a riformulare la relazione. Ricominciare da capo, elaborare una nuova strategia per comunicare con te».

Il romanzo ci trascina in ogni vicenda narrata, ci apre il suo mondo interiore, ci consente di parteciparvi intensamente, di viverlo. Ogni capitolo è un dono che parla della disabilità, ma la supera, collocandola nell’immenso e profondo amore di una madre per la figlia.
«E poi il pensiero riconoscente verso il mondo della riabilitazione: persone che non perdono il loro tempo a rimpiangere quel che ti manca, ma sfruttano il poco che hai. E quel poco diventa tanto. Brevi attimi di felicità fioriscono tra le pieghe dei giorni. Durano un istante, ma è grazie a quegli istanti che si può andare avanti».

 

* Volontaria della Mediateca LEDHA (la LEDHA è la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, componente lombarda della FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). Il presente contributo è già stato pubblicato su «Superando.it», il portale promosso dalla FISH, e viene qui ripreso, con lievi adattamenti al diverso contesto, per gentile concessione.

 

Ultimo aggiornamento il 13 Ottobre 2023 da Simona