In questi giorni che precedono la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (fissata per il 25 novembre), – ricorrenza nella quale, per la prima volta, a Roma, scenderà in piazza anche una rappresentanza delle donne con disabilità -, le storie di Chiara, Bebe e Ilaria, tre donne con disabilità che hanno dimostrato di essere più forti del cyberbullismo di cui sono state vittime, inducono a constatare che alla violenza è possibile opporsi ed uscirne vincenti.
Da sempre le persone con disabilità sono state vittime di bullismo. E se in tempi passati, una volta superati gli episodi di violenza, si poteva sperare di lascarselo alle spalle, oggi, con l’avvento del cyberbullismo, che permette di riversare in internet insulti e vessazioni, sperimentiamo una duplice amplificazione: nel tempo e nello spazio. Se nessuno provvede a rimuovere filmati, post, file, immagini, commenti, ecc. oltraggiosi questi possono rimanere perennemente disponibili, ed essere fruiti da chiunque in qualsiasi luogo del pianeta nel quale sia possibile accedere alla rete. Un’inchiesta pubblicata su «SuperAbile Inail» nell’ottobre 2016 (a cura di Michela Trigari) ha messo in luce come i più colpiti dal fenomeno siano i ragazzi con problemi intellettivi o relazionali, e ha individuato nella scuola e nei social network gli ambienti più a rischio. Il servizio racconta diverse storie di bullismo ai danni di giovani persone disabili, fornisce i pochi dati disponibili, ed illustra diverse apprezzabili iniziative di prevenzione e contrasto del fenomeno.
Delle diverse storie pubblicate sul magazine dell’Inail, colpisce l’intervista a Kia Rouge o Chiara Noire, “nomi d’arte” di Chiara, allora trentaquatrenne, con osteogenesi imperfetta (usa la sedia a rotelle per spostarsi), stile dark, capelli lilla, attiva sul web sin dagli anni ’90, dove attraverso i social ed un canale Youtube racconta, spesso con ironia, di vita quotidiana, disabilità, chiacchiere, frivolezze. Chiara è stata oggetto di cyberbullismo innumerevoli volte. «Fossi in te mi ammazzerei, chissà la vergogna dei tuoi genitori ad avere una figlia menomata, sei un abominio, sei tutta storta, sei cessa, eccetera», sono alcune delle offese che si è sentita rivolgere. Cosa ha provato? «Grazie al mio modo di essere, non mi sono mai fatta scalfire. È inutile star male o arrabbiarsi per parole scritte da gente che non si conosce nemmeno e che non si incontrerà mai – ha argomentato –. Purtroppo, però, oggi i ragazzi crescono sui social network tendendo a perdere il senso della realtà, della comunicazione vera e del rispetto. Davanti a un pc si sentono liberi di dire qualunque cosa, anche la più brutta, perché non riescono a capire quanto possa essere pesante per gli altri.» Come si è difesa? «Io mi lascio scivolare tutto addosso come niente fosse. Poi mi diverto a rispondere con sarcasmo alle offese: mi piace trovare risposte spiazzanti e fare in modo, in maniera sottile e furba, di mettere le persone di fronte alla loro stessa ignoranza e maleducazione.»
Anche Bebe Vio, pluripremiata campionessa paralimpica di scherma (che all’età di 11 fu sottoposta all’amputazione di avambracci e gambe per le conseguenze di una meningite fulminante), è stata oggetto di cyberbullismo lo scorso febbraio, quando qualcuno ha aperto una pagina Facebook con insulti e minacce a sfondo sessuale contro di lei. Come ha reagito? Ha denunciato gli autori della pagina ed è riuscita a farla rimuovere. Lei, di solito luminosa e solare, si è detta amareggiata e delusa («Sono amareggiata – ha dichiarato sul sito del «Corriere della sera» – perché sono anni che do tutta me stessa e lotto per gli altri. Sono delusa perché mi fanno tristezza le persone che usano internet per insultare»), ma anche determinata ad andare avanti per la propria strada, supportata da tantissima gente che le vuole bene e la stima, e che ogni giorno la ringrazia per quello che fa, spronandola a continuare.
Un’ultima storia riguarda Ilaria Bidini, trentaduenne aretina, studente di Scienze dell’educazione e della formazione presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Arezzo, anche lei, come Chiara, è interessata da osteogenesi imperfetta, gestisce un canale Youtube, ed è vittima di cyberbullismo in ragione della sua disabilità. Come ha reagito? Lo scorso giugno, assieme al reporter Saverio Tommasi, ha realizzato per Fanpage.it un filmato (3.34 minuti) nel quale legge le innumerevoli offese che le vengono rivolte. Offese come queste: “nana, deforme, fai schifo, non ti guardi allo specchio?” Il filmato è stato visualizzato oltre un milione di volte. Inoltre si è rivolta alla polizia postale, ha creato un gruppo Facebook dal nome “Stop al bullismo e al cyberbullismo” e intende realizzare altre iniziative a supporto di chi per paura non riesce a reagire alla violenza. Cosa ha ottenuto? Pochi giorni fa il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’ha nominata cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica Italiana, con la seguente motivazione: “Per il coraggio e lo spirito di iniziativa con cui ha pubblicamente denunciato i fenomeni di bullismo e cyber-bullismo di cui è stata vittima” (fonte: “La mia battaglia contro i bulli del web”: Ilaria, premiata da Mattarella, si racconta, «La Nazione» (cronaca di Arezzo), 18 novembre 2017). E dopo la nomina, sono arrivate anche le congratulazioni dell’Università di Siena, del rettore Francesco Frati e del dipartimento di Scienze della formazione, umane e della comunicazione interculturale di Arezzo.
In questi giorni che precedono la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (fissata per il 25 novembre), – ricorrenza nella quale, per la prima volta, a Roma, scenderà in piazza anche una rappresentanza delle donne con disabilità -, le storie di Chiara, Bebe e Ilaria, tre donne con disabilità che hanno dimostrato di essere più forti del cyberbullismo di cui sono state vittime, inducono a constatare che alla violenza è possibile opporsi ed uscirne vincenti.
Simona Lancioni
Responsabile del centro Informare un’h di Peccioli (PI).
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Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”
Ultimo aggiornamento: 23 novembre 2017
Ultimo aggiornamento il 12 Dicembre 2017 da Simona