Menu Chiudi

«C’è del marcio», in Danimarca? No, nel sistema di istituzionalizzazione delle persone con disabilità

dell’Associazione Autismo in movimento

“Autismo in movimento” è un’Associazione di promozione sociale di Palermo impegnata nell’area dello spettro autistico. Come molti altri, anche questa Associazione si è sentita ferita dalle dichiarazioni in tema di istituzionalizzazione espresse da Giovanni Marino, il presidente nazionale dell’ANGSA, lo scorso 9 luglio, ed ha deciso di manifestare pubblicamente il proprio sdegno sulla propria pagina Facebook. Colpisce in particolare la realizzazione grafica che ha accompagnato il post. In essa compare la scritta «Se anche chi dovrebbe difendere i nostri figli li tradisce, allora il sistema è davvero marcio». Un’espressione che, riecheggiando in qualche modo l’amletico «C’è del marcio in Danimarca», crea un suggestivo accostamento, non sappiamo se voluto, tra il tema dell’istituzionalizzazione e la tragedia shakespeariana.

Pubblichiamo dunque la risposta dell’Associazione Autismo in movimento al testo, a firma di Giovanni Marino, “Le residenze non sono istituti, ma modelli abitativi progettati a misura dei bisogni assistenziali delle persone”, pubblicato sulla testata «Superando» il 9 luglio 2025. Marino è il presidente nazionale dell’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori di perSone con Autismo).

Un’immagine del drammaturgo e poeta inglese William Shakespeare campeggia sull’insegna del “Greene King”, un locale di Londra (foto di Vaan Photography su Pexels).

Dopo anni di denunce, battaglie, inchieste e dolore vissuto sulla pelle delle famiglie, leggere che le residenze “non sono istituti” ma modelli abitativi evoluti suona come una beffa crudele.

Ma fa ancora più male scoprire che a sostenere questa narrazione sia oggi anche chi guida una storica Associazione di genitori come l’ANGSA. Se chi dovrebbe difendere i nostri figli legittima proprio quei modelli che andrebbero superati, allora il sistema è marcio dall’interno.

Perché diciamolo chiaramente: il business della residenzialità pesa più del benessere delle persone e delle famiglie.
Cambiare le etichette – da “istituto” a “residenza” – non cambia la sostanza: spazi chiusi, luoghi separati, soluzioni impersonali, lontani dal contesto familiare e affettivo. Non basta ridipingere le pareti per renderli inclusivi. Serve scardinarli.

Sullo sfondo di un muro di mattoni figura la scritta: «Se anche chi dovrebbe difendere i nostri figli li tradisce, allora il sistema è davvero marcio» (fonte: Associazione Autismo in movimento).

È ora di avere il coraggio di immaginare e costruire modelli radicalmente diversi, come il Villaggio della Felicità: un luogo aperto ma protetto, dove nessuno deve essere adattato o modificato, ma può semplicemente essere se stesso.

Non è una soluzione “solo per i gravi o gravissimi”, è una risposta possibile per chiunque abbia bisogno di vivere una vita dignitosa, libera, piena, dentro un contesto relazionale reale, affettivo, abitabile.
E soprattutto è un progetto che non riguarda solo la persona con disabilità, ma coinvolge l’intero nucleo familiare, perché il “Dopo di Noi” si costruisce già durante noi.
Chi guida le Associazioni non può permettersi di difendere ciò che abbiamo denunciato per anni.
Chi parla di diritti non può accettare compromessi con logiche assistenzialistiche, economiche e separanti.

Noi andiamo avanti. Perché i nostri figli valgono più di ogni convenienza.
E meritano di essere liberi, vicini, amati. Non parcheggiati.

 

Per informazioni: autismoinmovimento@gmail.com

 

Nota: il Centro Informare un’h è impegnato nel rivendicare la promozione della deistituzionalizzazione e lo stop all’istituzionalizzazione. Temi su cui si è avviato un confronto pubblico. In calce alla pagina Riforma della disabilità: eliminiamo la possibilità di istituzionalizzare le persone (in aggiornamento) sono segnalati i contributi che di volta in volta si stanno susseguendo. 

 

Vedi anche:

Autismo in movimento.

 

Ultimo aggiornamento il 31 Luglio 2025 da Simona