Lo scorso gennaio l’Istituto Nazionale di Statistica è stato audito dalla “Commissione Parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere” in merito alle indagini svolte dall’Istituto sul fenomeno della violenza sulle donne, ma, ancora una volta, le donne con disabilità sono state completamente ignorate. Ci ritroviamo pertanto a dover ribadire che la mancanza di considerazione della disabilità della vittima è essa stessa una forma di discriminazione istituzionale che invisibilizza la violenza nei confronti delle donne con disabilità, che impedisce di descrivere il fenomeno in modo puntuale, nonché di promuovere strategie mirate per loro nei deversi àmbiti del sistema antiviolenza.
Il 23 gennaio 2024, Saverio Gazzelloni, Direttore della Direzione centrale delle statistiche demografiche e del censimento della popolazione dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) è stato audito dalla “Commissione Parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere” in merito alle indagini svolte dall’Istituto sul fenomeno della violenza sulle donne. Partendo dalla considerazione che le donne con disabilità sono più esposte a tutte le forme di violenza di genere più delle altre donne, che esse sono soggette anche ad ulteriori forme di violenza legate alle disabilità, che per rispondere in modo appropriato alle loro esigenze specifiche siano necessari interventi mirati per questo target, e che per predisporre tali interventi è fondamentale che i dati siano forniti in forma disaggregata anche per la disabilità della vittima, abbiamo preso in esame il documento dell’intervento (disponibile al seguente link) per verificare se e come il tema della disabilità fosse stato preso in considerazione. Ma prima di procedere in tal senso, è opportuno sottolineare che già nel 2020, anno di pubblicazione del primo Rapporto di valutazione sulle misure poste in essere dall’Italia in applicazione della Convenzione di Istanbul (ovvero la Convenzione in tema di violenza di genere prodotta dal Consiglio d’Europa del 2011, e ratificata dall’Italia con la Legge 77/2013), il GREVIO, l’organo indipendente di monitoraggio della Convenzione, ha raccomandato al nostro Paese, tra le altre cose, di sostenere la ricerca e aggiungere indicatori specifici nella raccolta dei dati relativi alla violenza contro le donne che si riferiscano a donne e ragazze che sono o potrebbero essere esposte alla discriminazione intersezionale, tra cui rientrano anche ragazze e le donne con disabilità (punto 27, su questi aspetti si segnala anche il seguente approfondimento).
Veniamo ora all’esame del testo, che si compone di tre sezioni. La prima illustra il percorso che ha portato alla realizzazione del sistema informativo integrato sulla violenza contro le donne, previsto da un accordo di collaborazione tra l’Istat e il Dipartimento delle Pari Opportunità stipulato nel 2017 e reso possibile dal lavoro che l’Istituto ha condotto insieme ad altre Istituzioni. La seconda sezione offre una sintetica descrizione delle principali informazioni statistiche sulla violenza contro le donne, tratte dalle molteplici fonti a disposizione, prediligendo i dati più recenti. Si forniscono, inoltre, alcuni elementi conoscitivi sul tema della violenza economica, individuato dalla Commissione come filone prioritario di ricerca. L’ultima sezione propone un breve quadro della condizione socio-economica delle donne, cui fa riferimento il documento di invito rivolto all’Istituto, soffermandosi in particolare sui divari di genere sul mercato del lavoro e sul tema del gender pay gap (il divario retributivo di genere). Il documento si chiude con un Allegato statistico che contiene le tabelle sui vari aspetti considerati.
Dall’esame del testo risulta che l’unico (probabile) riferimento implicito alla disabilità si trova nel paragrafo intitolato “I dati sugli omicidi e l’identificazione dei femminicidi”. In particolare nell’analisi dei dati del 2022, anno per cui si dispone di informazioni più dettagliate, è evidenziato come per le donne il rischio di venire uccise «cresce al progredire dell’età ed è massimo per le fasce più anziane. Quest’ultimo aspetto può essere parzialmente spiegato con la presenza di un elevato numero di donne in età avanzata uccise da persone loro legate – in genere i partner – con lo scopo dichiarato di porre fine a diverse tipologie di situazioni critiche; nessun uomo è stato ucciso dalla propria compagna adducendo questi stessi motivi», in concreto, nel 2022 tutti i 61 omicidi di donne commessi dai partner sono stati perpetrati da uomini (pag. 11, grassetti nostri nella citazione testuale). Riguardo ai casi relativi alle non meglio specificate “situazioni critiche”, una nota indica che «Si tratta nel complesso di 14 omicidi di donne su 126 nel 2022, l’11,1% del totale; tale percentuale sale al 27,3% se si considerano le donne ultrasessantacinquenni, con 12 omicidi per questo motivo su 44». È verosimile ritenere che le “situazioni critiche” a cui si fa riferimento nel documento alludano a condizioni di disabilità sopraggiunta a causa dell’invecchiamento, ma, lo precisiamo, questa è una nostra interpretazione.
Nel complesso, in relazione ai singoli aspetti, oltre che per il genere (che in un caso, apprezzabilmente, comprende anche quello non binario), nel documento si possono trovare dati disaggregati per età, stato civile, nazionalità, titolo di studio, condizione occupazionale, presenza o meno di figli, tipologia di violenza subita, tempo di esposizione alla stessa, tipo di rapporto con l’autore della violenza, ma in nessun caso per la disabilità. La disabilità non è annoverata neppure tra le situazioni di maggiore fragilità evidenziate in questo passaggio del paragrafo intitolato “Le caratteristiche delle donne che iniziano un percorso di uscita dalla violenza nella rilevazione sull’utenza dei Centri Antiviolenza (CAV)”: «Alcune donne presentano situazioni di maggiore fragilità (il 5,6% del totale) legate a dipendenze (da alcool, droga, gioco e psicofarmaci, 3,1%), a situazioni debitorie gravi (1,9%), a precedenti penali (0,6%) e prostituzione (0,5%)» (pag. 18). Nello stesso paragrafo, in riferimento ad alcune forme di violenza previste dalla Convenzione di Istanbul quali sono «il matrimonio forzato o precoce, le mutilazioni genitali femminili, l’aborto forzato, la sterilizzazione forzata», è specificato che esse sono state riscontrate nel complesso nel 2,1% dei casi. Ma sebbene dalla letteratura risulti che le donne con disabilità siano più esposte a aborti e sterilizzazioni forzati, nel documento non sono indicate le caratteristiche delle donne che hanno subito questo tipo di violenza.
Nel documento non è menzionata la necessità di introdurre indicatori specifici che si riferiscano a donne e ragazze che sono o potrebbero essere esposte alla discriminazione intersezionale, come esplicitamente richiesto dal GREVIO nel 2020, né è posta la questione dell’accessibilità dei diversi snodi della rete dei servizi antiviolenza alle donne con disabilità, questione, anche quest’ultima, ben evidenziata nel già citato Rapporto di valutazione del GREVIO, e comunque prevista da diversi articoli della Convenzione di Istanbul (articoli 13, 23 e 25).
Ci ritroviamo pertanto a dover ribadire per l’ennesima volta che la mancanza di considerazione della disabilità della vittima è essa stessa una forma di discriminazione istituzionale che invisibilizza la violenza nei confronti delle donne con disabilità, che impedisce di descrivere il fenomeno in modo puntuale, nonché di promuovere strategie mirate per loro nei deversi àmbiti del sistema antiviolenza (prevenzione, protezione delle vittime, punizione dei colpevoli e politiche coordinate). La non discriminazione è il pilastro su cui si regge la Convenzione di Istanbul (articolo 4), e di questi temi se ne discute da oltre dieci anni. Questa vergogna deve finire!
Simona Lancioni
Responsabile del centro Informare un’h – Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa)
Nota: si ringrazia Nadia Muscialini per la segnalazione.
Estremi del testo
Istituto Nazionale di Statistica, Audizione di Saverio Gazzelloni (Direttore della Direzione centrale delle statistiche demografiche e del censimento della popolazione) presso la Commissione Parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, Roma, 23 gennaio 2024, 49 pagine, formato PDF.
Vedi anche:
Quadro informativo integrato su “La violenza sulle donne” disponibile nel sito dell’Istat.
Violenza sulle donne: ancora un rapporto Istat che ignora le donne con disabilità, «Informare un’h», 12 giugno 2024.
Il rapporto Istat sul Sistema di protezione per le donne vittime di violenza e la disabilità, «Informare un’h», 30 agosto 2023.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “La violenza nei confronti delle donne con disabilità”.
Sezione del centro Informare un’h dedicata al tema “Donne con disabilità”.
Ultimo aggiornamento il 19 Luglio 2024 da Simona