Menu Chiudi

Assistenza, nei centri che diventano luoghi di violenze con i Garanti senza veri poteri ispettivi

Samuele Pigoni *

Luoghi di cura o luoghi di violenza? Cosa ci dice il nuovo report dell’Agenzia Europea per i diritti fondamentali (FRA) sulla violenza ai danni delle persone con disabilità negli istituti italiani.

“Man in a box” (Uomo in una scatola), dipinto realizzato dall’artista cipriota Leigh Donovan nel 2006.

Negli ultimi mesi le cronache italiane hanno riportato diversi episodi di violenza in strutture socio-assistenziali. A Luserna San Giovanni, dopo le segnalazioni di un dipendente e le videoregistrazioni dei Carabinieri, una psicoterapeuta e sei operatori andranno a giudizio per maltrattamenti. Il 23 ottobre 2025, sempre in Piemonte, i Carabinieri di Cuneo hanno eseguito 17 misure cautelari nei confronti di membri della Cooperativa Per Mano, accusati di maltrattamenti, lesioni, sequestro di persona e violenza privata ai danni di 18 persone autistiche. Si è chiuso invece a novembre il processo sul caso di Montalto di Fauglia [in provincia di Pisa, N.d.R.]: nella struttura della Fondazione Stella Maris sono stati documentati maltrattamenti sistematici, tra cui il noto ‘arrotolamento contenitivo’, e il primo grado ha portato a dieci condanne e cinque assoluzioni.

Il report dell’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali (FRA). Il nuovo report dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali conferma come tali situazioni siano tutt’altro che eccezionali. Il dossier s’intitola Places of care = places of safety? Violence against persons with disabilities in institutions [in italiano: Luoghi di cura = Luoghi di sicurezza? Violenza contro le persone con disabilità negli istituti, N.d.R.], pubblicato il 27 novembre scorso [esso è disponibile, in lingua inglese, al seguente link, N.d.R.], che ha coinvolto nell’analisi i 27 Stati membri dell’Unione Europea più Albania, Macedonia del Nord e Serbia (Paesi osservatori).

Il quadro è severo per quanto riguarda l’Italia. Per l’Italia, il report restituisce un quadro severo: la violenza non riguarda solo gli abusi fisici, ma comprende contenzioni arbitrarie, sovramedicazione, casi di sterilizzazione forzata, isolamento e standardizzazione della vita quotidiana, forme che nascono dalla dipendenza totale dall’istituzione. A questo si aggiungono la mancanza di dati sistematici, monitoraggi formali e spesso preannunciati, meccanismi di reclamo poco credibili e vissuti come rischiosi, una formazione del personale insufficiente e criteri di accreditamento centrati più sulla conformità strutturale che sui diritti fondamentali.

La debolezza dei Garanti regionali senza poteri ispettivi. Debole risulta anche la figura dei Garanti regionali, privi di poteri ispettivi e risorse adeguate, mentre persiste una cultura che continua a considerare l’istituzionalizzazione come risposta “naturale” soprattutto dove i servizi territoriali mancano. Speculari le raccomandazioni: superare l’istituzionalizzazione e dare priorità alla vita indipendente nella comunità; rafforzare la protezione adeguando norme e politiche e garantendo dati affidabili; rendere il monitoraggio realmente indipendente e non preannunciato; assicurare canali di denuncia accessibili e sicuri; investire in formazione obbligatoria per operatori, organi di controllo, forze dell’ordine e magistratura; e garantire la piena partecipazione delle persone con disabilità e delle loro organizzazioni in ogni fase delle politiche contro la violenza.

Una svolta culturale che non si può tradire. L’uscita del report, in Italia, coincide con l’attuazione della Legge 227/2021 e il recente decreto sul progetto di vita personalizzato e partecipato (Decreto Legislativo 62/2024). È una svolta culturale che non possiamo tradire: la prevenzione della violenza nasce dalla possibilità concreta di decidere della propria vita. Non solo cure, ma scelta, relazioni, partecipazione. È anche la logica delle linee guida dell’Unione Europea sulla vita indipendente: non finanziare nuove strutture, ma sostenere percorsi nella comunità e orientati ai diritti [Avviso della Commissione. Guida alla vita indipendente e all’inclusione nella comunità delle persone con disabilità nel contesto dei finanziamenti dell’UE del 20 novembre 2024, N.d.R.].

Monitoraggi indipendenti e credibili. A questo si aggiunge l’istituzione del Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità, che potrebbe rendere finalmente credibile un sistema di monitoraggio indipendente. La FRA offre una metafora efficace: la violenza in istituzione è una casa le cui fondamenta sono l’invisibilità del fenomeno e la normalizzazione dell’istituzionalizzazione; le pareti sono le risorse insufficienti, la scarsa formazione, i monitoraggi fragili; il tetto sono gli abusi più evidenti. È un edificio solido, che non crolla da solo: va smontato intervenendo sulle strutture portanti.

Le chiavi per uscire dalla casa della violenza e abitare luoghi propri. Dentro questa immagine se ne innesta un’altra chi possiede le chiavi della propria vita è meno esposto alla violenza. Autodeterminazione, percorsi di vita indipendente, indipendenza delle organizzazioni di rappresentanza e degli istituti di monitoraggio: sono le chiavi che permettono di uscire dalla casa della violenza e abitare luoghi realmente propri.

La riforma e i progetti di vita sostanziali. Se la riforma italiana saprà restituire quelle chiavi – attraverso progetti di vita non formali ma sostanziali, un ruolo forte del Garante e investimenti sulla comunità – allora potremo finalmente dire che la protezione non passa dal rafforzamento dell’istituto, ma dall’ampliamento dello spazio delle libertà nelle quali ciascuno decide come vivere.

Un vero piano di de-istituzionalizzazione. Ed è proprio in questa direzione che occorre auspicare un vero ‘piano per la de-istituzionalizzazione’, capace di tradurre in scelte operative ciò che oggi rimane un orientamento di principio. Questo richiede anche al Terzo settore di rivedere il proprio ruolo: non basta gestire servizi, serve interrogarsi su come sostenere davvero diritti, autonomia, relazioni e vita nella comunità.

Gli esperimenti sui modi diversi di lavorare con le persone e con i territori. Alcune realtà, come la Fondazione Time2, stanno sperimentando modi diversi di lavorare con le persone e con i territori. È un invito, quello presente nel report, a tutte le organizzazioni a fare la propria parte, mettendo alla prova strumenti, metodologie e alleanze che rendano credibile l’uscita dal vecchio paradigma istituzionale e quindi dalla, sistematica, violenza.

 

* Segretario Generale della Fondazione Time2 di Torino. Il presente testo è già stato pubblicato sul sito del quotidiano «la Repubblica», e viene qui ripreso, con lievi adattamenti al diverso contesto, per gentile concessione.

 

Ultimo aggiornamento il 5 Dicembre 2025 da Simona