Il prossimo 10 maggio, a Cagliari, si aprirà il processo penale a carico del professor Gigi Monello, accusato di maltrattamenti ai danni della sua anziana madre, con la quale conviveva e di cui si prendeva cura, dall’amministratrice di sostegno della stessa, con l’appoggio di una congiunta e un parente di Monello. La denuncia ha portato al suo allontanamento, ed ha comportato che sua madre morisse sentendosi inspiegabilmente abbandonata da suo figlio. Monello e Diritti alla Follia, l’Associazione che lo supporta, hanno organizzato un presidio davanti al Tribunale di Cagliari per richiamare l’attenzione sulle criticità riscontrate nell’applicazione dell’amministrazione di sostegno.
L’amministrazione di sostegno è un istituto di tutela introdotto nel nostro ordinamento giuridico con la Legge 6/2004, che è andato ad affiancarsi all’interdizione e all’inabilitazione cercando di superare la rigidità degli istituti più antichi. Scopo dell’amministrazione di sostegno è quello di «[…] tutelare, con la minore limitazione possibile della capacità di agire, le persone prive in tutto o in parte di autonomia nell’espletamento delle funzioni della vita quotidiana, mediante interventi di sostegno temporaneo o permanente» (articolo 1 della Legge6/2004, grassetti miei in questa e nelle successive citazioni). Insomma, si tratta di sostenere la persona per le sole cose che non riesce a svolgere autonomamente, e per il solo tempo necessario a tale scopo. Il problema è che in sede applicativa sono state riscontrate numerose criticità che invece di semplificare la vita delle persone, hanno finito per lederne i diritti, come evidenziato da un approfondimento pubblicato dal centro Informare un’h lo scorso febbraio. Doveva essere un istituto volontaristico e gratuito preposto a privilegiare, nella nomina, i familiari della persona beneficiaria o una persona di sua fiducia, ma in alcuni contesti si è trasformato in una “professione” remunerata affidata a sconosciuti; talvolta la figura viene nominata senza che la stessa persona beneficiaria ne sia informata; capita poi che ad uno stesso amministratore di sostengo vengano affidate diverse decine di beneficiari; capita anche che alcuni amministratori non instaurino alcun rapporto fiduciario col beneficiario, e che si limitino alla gestione finanziaria senza curarsi dei progetti di vita dei beneficiari stessi, delle loro aspirazioni e dei loro reali bisogni. E queste sono solo alcune delle degenerazioni messe in evidenza da diversi Enti che si sono occupati della questione.
Ragionando in astratto è difficile cogliere appieno l’impatto che l’applicazione quantomeno disinvolta della Legge 6/2004 ha sulla vita di coloro che in teoria dovrebbero trarne benefici e dei loro familiari. Alcuni aspetti diventano chiari solo ascoltando le testimonianze di chi si è scontrato con il sistema. È il caso di Gigi Monello, ex-insegnante di filosofia di Cagliari che, dopo quarant’anni passati nella Scuola Pubblica, ora si dedica a fare lo scrittore e l’editore, due attività che prima svolgeva solo nel tempo libero. Il professor Monello è formalmente accusato di aver inflitto maltrattamenti a sua madre, la persona con cui da sempre conviveva, e di cui si prendeva cura. A denunciarlo è stata l’Amministratrice di sostegno della genitrice, con l’appoggio di una congiunta e di un altro parente stretto di Monello. Sul suo blog “Picciokkumalu” (in sardo “cattivo ragazzo”) Monello racconta che la querela si basa su «un apparato di fatti distorti o semplicemente inventati», ma ha comunque comportato che, il 21 luglio 2020, egli venisse allontanato dalla sua madre anziana nella parte terminale della sua vita. Il prossimo 10 maggio, alle ore 12.00, presso il Tribunale di Cagliari, si aprirà il processo penale a suo carico. Alle 13.00, nello spazio all’aperto antistante l’ingresso del Tribunale del capoluogo sardo – in Piazza della Repubblica,18 –, ci sarà anche un presidio dell’Associazione Diritti alla Follia, uno degli Enti più attivi nel denunciare gli aspetti problematici dell’amministrazione di sostegno, nonché promotore della campagna “Se la tutela diventa ragnatela”, incentrata proprio su tali argomenti.
In un breve filmato (3.09 minuti) intitolato “lo strano caso del prof. Gigi Monello” è sinteticamente ripercorsa la vicenda del professore sardo. «Mia madre è deceduta il 1° agosto 2021, all’età di 99 anni. Se ne è andata nella convinzione che il figlio con cui aveva condiviso un’intera vita, fosse, improvvisamente e senza una ragione, divenuto tanto freddo e indifferente da abbandonarla. Nel suo ultimo anno di vita ha potuto vedermi, infatti, per sole tre ore.» La narrazione è intercalata da alcune foto di famiglia e da immagini de “Il processo”, il celeberrimo film diretto da Orson Welles nel 1962, tratto, a sua volta, dall’omonimo romanzo di Franz Kafka. Il reato ascritto a Monello prevede una pena detentiva minima di tre anni. «Pur potendolo, non ho voluto fare ricorso al Rito Abbreviato e, d’intesa con i miei legali, ho scelto la via del Processo Ordinario. Confido che il dibattimento possa chiarire quale grave distorsione dei fatti sia stata compiuta in merito alla mia condotta. La presenza di chiunque volesse assistere alle udienze, è per me gradita. Penso che la mia vicenda sia talmente sconcertante da assumere l’oggettivo profilo di un fatto di pubblico interesse. Per questo motivo, con l’Associazione radicale “Diritti alla Follia”, ho deciso di dare ad essa la massima notorietà», si legge in un testo pubblicato nel sito dell’Associazione.
Anche il centro Informare un’h seguirà l’evolversi della vicenda, ritenendo che fare chiarezza circa l’applicazione dell’istituto dell’amministrazione di sostegno sia interesse di tutti e di tutte. (Simona Lancioni)
Vedi anche:
Associazione Diritti alla Follia.
Simona Lancioni, Amministrazione di sostegno, doveva essere un abito su misura… invece, «Informare un’h», 18 febbraio 2022.
Ultimo aggiornamento il 3 Maggio 2022 da Simona