Molte persone “non disabili” non guardano ai posti auto riservati alle persone con disabilità per ciò che realmente sono – uno strumento volto a colmare uno svantaggio e a realizzare l’uguaglianza sostanziale –, ma come un privilegio arbitrariamente concesso (infatti non si fanno scrupolo ad occuparli). Non solo. L’esistenza di questi stalli riservati ha indotto qualcuno a considerare improprio che le persone con disabilità possano legittimamente utilizzare anche gli altri spazi, quasi che il parcheggio riservato fosse una sorta di “riserva” dalla quale non è consentito uscire. Un’aberrazione culturale che possiamo cogliere anche nell’ennesima vicenda di ordinaria inciviltà accaduta pochi giorni fa a Novate Milanese.
L’ennesima notizia di ordinaria inciviltà risale a qualche giorno fa ed arriva da Novate Milanese, «un comune italiano di 20.033 abitanti della città metropolitana di Milano, in Lombardia», informa Wikipedia. “Se hai un handicap, parcheggia al tuo posto, non occupare il parcheggio agli altri, grazie”, è il messaggio intimidatorio affidato ad un cartoncino posto sul cruscotto dell’auto di Assunta Ferranti, donna di 69 anni con problemi di deambulazione, e residente, appunto, a Novate Milanese, allorquando, avendo trovato lo stallo riservato alle persone con disabilità sotto casa occupato da un’auto senza contrassegno, ha dovuto parcheggiare nel posto accanto.
«Ero stata costretta a lasciarla [la macchina, N.d.R.] fuori parcheggio, perché il posto riservato ai portatori di handicap che c’è fuori da casa mia era già occupato da un’auto senza il pass disabili. Oltre ad essere stata privata di un diritto, dato che io invece ho il contrassegno, ho anche dovuto subire la sgridata – racconta a «La Repubblica», cronaca di Milano –. Tra l’altro non ho rubato il posto proprio a nessuno perché la mia macchina era fuori dalle righe. Io riesco a camminare per circa 50 metri, poi devo fermarmi e appoggiarmi da qualche parte perché non ce la faccio più, quindi parcheggiare più lontano per me sarebbe molto problematico. Quella sera per giunta pioveva».
Ferranti aveva denunciato il fatto sulla pagina Facebook di un gruppo cittadino riscuotendo moltissimi messaggi di solidarietà, ma anche alcuni commenti con insulti rivolti alla persona che aveva parcheggiato nello stallo riservato senza averne diritto (definita “disabile mentale”). Commenti, questi ultimi, che l’hanno indotta a rimuovere il post. «Questo non mi piace. Certi termini vanno usati con cura, non per mancare di rispetto», osserva in proposito.
Ciò che ha indotto Ferranti a rendere pubblica la notizia è la persuasione che questa battaglia per i diritti non riguardi solo lei, ma tutte le persone con disabilità. Per questo motivo ha manifestato l’«intenzione di andare dalla sindaca di Novate per spiegarle la situazione e chiederle di aumentare i posti auto per disabili. Sotto casa mia c’è una farmacia e molti lasciano l’auto nel posto destinato ai portatori di handicap con le quattro frecce, con la famosa scusa dei ‘cinque minuti’, sempre più comune».
Quella di Ferranti è certamente la reazione più appropriata e razionale. Aumentare gli stalli riservati potrebbe migliorare la situazione, ma difficilmente risolverà una questione che andrebbe affrontata a livello culturale. Il problema, infatti, è che molte persone non disabili non guardano ai posti auto riservati alle persone con disabilità per ciò che realmente sono – uno strumento volto a colmare uno svantaggio e a realizzare l’uguaglianza sostanziale –, ma come un privilegio arbitrariamente concesso (infatti non si fanno scrupolo ad occuparli). Non solo. L’esistenza di questi stalli riservati ha indotto qualcuno a considerare improprio che le persone con disabilità possano legittimamente utilizzare anche gli altri spazi («non occupare il parcheggio agli altri», era il monito contenuto nel messaggio rivolto a Ferranti), quasi che il parcheggio fosse una sorta di “riserva” dalla quale non è consentito uscire. Un’aberrazione culturale che può essere contrastata solo ribadendo con forza che no, non ci sono luoghi nei quali le persone sono obbligate a rimanere confinate, ci sono invece stalli riservati che le persone con disabilità possono utilizzare se ritengono di averne necessità, e sempreché chi non ha il contrassegno riconosca e rispetti il diritto altrui. (Simona Lancioni)
Ultimo aggiornamento: 12 settembre 2019
Ultimo aggiornamento il 26 Settembre 2019 da Simona