della UILDM*
«Spesso la narrazione di casi come quello di Corleone impone implicitamente una scelta, pro o contro l’omicida perché la vittima è una persona con disabilità. Dobbiamo essere attenti a non cadere nella retorica: nulla, nemmeno la disperazione di una madre, può far apparire meno grave un atto del genere», lo afferma Anna Mannara, consigliera nazionale della UILDM, intervenendo nel confronto pubblico scaturito dalla recente vicenda, avvenuta a Corleone (Palermo), nella quale una donna autistica è stata uccisa da sua madre, che poi si è suicidata.

Pochi giorni fa, a Corleone (PA), Lucia Pecoraro ha ucciso sua figlia Giuseppina Milone, per poi togliersi la vita [se ne legga a questo link, N.d.R.]. Giuseppina era una donna di 47 anni nello spetto autistico. Lucia era la sua caregiver. Questo fatto, come altri in passato, ci porta a riflettere su una questione importante: come vengono raccontati gli omicidi, quando la vittima è una persona con disabilità che viene uccisa dal proprio caregiver?
Quello che, come Associazione [la UILDM, Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare, N.d.R.], vogliamo contribuire a fare è non abbandonarsi al giudizio morale: il punto non è giustificare né colpevolizzare chi ha ucciso. L’impegno deve essere volto a migliorare gli strumenti a disposizione sia della famiglia sia della persona con disabilità, per poter scegliere la vita che desidera.
Non si tratta di un estremo gesto d’amore, come spiega la nostra socia ed ex consigliera Marta Migliosi: «…sembra quasi che la morte di Giuseppina possa essere una effettiva soluzione al problema. Giustificata perché il gesto è compiuto dalla madre caregiver che “l’amava”, ed è percepito così come gesto di pietà per la disabilità» (si veda: Veronica Rossi, Si chiama disabilicidio: non lasciamo più spazio alla retorica dell’estremo gesto d’amore, «Vita», 17 dicembre 2025).
Il concetto viene ribadito anche da Simona Lancioni, responsabile del Centro Informare un’H della UILDM Pisa: «La notizia è rimbalzata sui media per lo più assumendo la prospettiva della caregiver, mentre quella della donna disabile o non compare proprio, o è minoritaria. Eppure, in questa storia, la vera vittima è proprio quest’ultima» (si veda: Simona Lancioni, L’uccisione delle persone con disabilità e la tendenza a empatizzare con l’omicida, «Informare un’h», 10 dicembre 2025).
«Spesso la narrazione di casi come quello di Corleone – commenta Anna Mannara, consigliera nazionale della UILDM – impone implicitamente una scelta, pro o contro l’omicida perché la vittima è una persona con disabilità. Dobbiamo essere attenti a non cadere nella retorica: nulla, nemmeno la disperazione di una madre, può far apparire meno grave un atto del genere. A nome della UILDM, ricordo che le comunità nelle quali viviamo – fatte di singoli cittadini, Associazioni, istituzioni – dovrebbero mettere al centro le persone, nella loro individualità, per dare loro le stesse opportunità di realizzarsi».
* Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare. Il presente testo è già stato pubblicato sul sito della UILDM Nazionale, e viene qui ripreso, con lievi adattamenti al diverso contesto, per gentile concessione.
Per maggiori informazioni: Ufficio Stampa UILDM Nazionale uildmcomunicazione@uildm.it
Vedi anche:
Sara Bonanno, Omicidio-suicidio a Corleone, parla una madre-caregiver: «mio figlio non è un mio prolungamento. È un’altra persona», «Informare un’h», 11 dicembre 2025.
Marta Migliosi, Voglio tutte le sorelle disabili, non solo vive, ma anche libere, «Informare un’h», 11 dicembre 2025.
Simona Lancioni, L’uccisione delle persone con disabilità e la tendenza a empatizzare con l’omicida, «Informare un’h», 10 dicembre 2025.
Centro Informare un’h, Omicidi-suicidi: proposta di regolamentazione delle comunicazioni pubbliche, «Informare un’h», 20 febbraio 2023.
Ultimo aggiornamento il 19 Dicembre 2025 da Simona