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Disabilità e trasporti pubblici nell’Unione Europea: è ancora una grande sfida

dell’EDF*

Quello che negli Stati Membri dell’Unione Europea è un vero e proprio “puzzle” di soluzioni nazionali, regionali e locali, coincide spesso con una situazione di scarsa accessibilità dei trasporti pubblici, facendo sì che utilizzarli, per le persone con disabilità, sia ancora spesso una sfida, limitandone la libertà di andare dove vogliono e quando vogliono. E tuttavia alcune possibili soluzioni strutturali ci sarebbero, come quelle di seguito evidenziate dal Forum Europeo sulla Disabilità.

Una ragazza in sedia a rotelle su un binario guarda un treno sfrecciare davanti a sé.

Non c’è dubbio che a livello di Unione Europea negli ultimi anni vi siano stati progressi in materia di accessibilità dei trasporti: si è dato spazio ai diritti dei passeggeri in tutte le modalità di trasporto, insieme a requisiti per rendere accessibili le ferrovie e ad alcuni obblighi sull’accessibilità degli autobus. Più recentemente, inoltre, la Direttiva Europea sull’Accessibilità (European Accessibility Act) ha introdotto una serie di normative standard riguardanti i siti web, le app e i terminal self-service utilizzati per accedere ai trasporti. E ancora, i premi annuali della Commissione Europea alle città accessibili (Access City Award), guardano molto anche alla componente dei trasporti.
Quest’ultimo è certamente un importante strumento di sensibilizzazione il quale dimostra tra l’altro che un’infrastruttura di trasporto urbano accessibile è possibile. Purtroppo, però, non è certo questo il caso di tutte le città dell’Unione Europea. In realtà, infatti, utilizzare i trasporti pubblici è ancora spesso una sfida, che limita la libertà delle persone con disabilità di andare dove vogliono e quando vogliono. Le città, ad esempio, acquistano una nuova flotta di autobus elettrici, ma mancano le funzionalità di accessibilità di base. Oppure si costruiscono nuove fermate dei tram, ma non sono alla stessa altezza delle vecchie vetture ancora in uso, rendendo il servizio inaccessibile agli utenti su sedia a rotelle. E sono solo due esempi possibili tra tanti altri.
Proviamo dunque ad elencare quelle che a nostro parere sono alcune tra le principali questioni irrisolte.

Bisogna innanzitutto parlare della mancanza di norme precise a livello dell’Unione Europa sull’accessibilità dei veicoli e delle infrastrutture di trasporto urbano, tra cui la metropolitana, la metropolitana leggera, i tram e le fermate degli autobus. Sebbene infatti gli autobus siano in parte coperti dalle norme comunitarie, questo non appare sufficiente, né esistono requisiti o norme su come rendere accessibili le altre modalità di trasporto.
Ne risulta un vero e proprio “puzzle” di soluzioni nazionali, regionali e locali che spesso si traducono in scarsa accessibilità.

Va poi evidenziata la carenza di competenze in materia di accessibilità da parte delle autorità pubbliche e/o del mondo imprenditoriale. Secondo infatti la Direttiva dell’Unione Europea sugli appalti pubblici, le città o i comuni che desiderino acquistare nuovi autobus urbani possono includere l’accessibilità nelle loro gare d’appalto e privilegiare un’accessibilità di qualità nell’appalto vincente rispetto al prezzo. In realtà, però, le specifiche tecniche che accompagnano le gare d’appalto a volte non sono sufficientemente chiare, perché i comuni non dispongono delle competenze necessarie in materia di accessibilità. E d’altra parte, nemmeno i costruttori di veicoli o le imprese di costruzione a volte dispongono delle competenze necessarie per implementare tali specifiche.

Va infine sottolineata anche una persistente mancanza di chiarezza su come vengono spesi i finanziamenti dell’Unione Europea per i progetti infrastrutturali. Il meccanismo CEF (Connecting Europe Facility) è lo strumento di finanziamento dell’Unione per le infrastrutture di trasporto e il regolamento che lo disciplina stabilisce esplicitamente che i fondi per rendere accessibili le infrastrutture siano ammissibili e che l’accessibilità venga inclusa nei criteri di aggiudicazione delle proposte. E tuttavia, non esistono dati concreti su quanti finanziamenti siano stati effettivamente destinati a infrastrutture accessibili né il regolamento impedisce la costruzione di nuove infrastrutture inaccessibili.

Quelle menzionate sono sfide davvero complicate, ma le possibili soluzioni ci sarebbero. Ad esempio:
° Revisionare la legislazione vigente dell’Unione Europea o elaborare una nuova legislazione sull’accessibilità delle infrastrutture e dei veicoli di trasporto, incluso il trasporto urbano. Questa potrebbe, ad esempio, essere inclusa nel citato European Accessibilty Act o in altre normative esistenti incentrate su modalità di trasporto specifiche.
° Istituire una nuova Agenzia Europea decentrata per l’accessibilità, basata sul Centro AccessibleEU e per implementarne il lavoro, allo scopo di supportare l’armonizzazione di tutta la legislazione dell’Unione in materia di accessibilità. Tale Agenzia potrebbe supportare gli Stati Membri e i comuni, fornendo consulenza pratica su come rendere il trasporto pubblico più accessibile.
° Elaborare linee guida dell’Unione Europea sugli appalti per i sistemi di trasporto pubblico urbano, documenti che dovrebbero fornire indicazioni tecniche e buone pratiche alle autorità locali per l’approvvigionamento di veicoli e infrastrutture di trasporto pubblico accessibili (tram, metropolitane, taxi o autobus), specificando le caratteristiche minime di accessibilità da includere nell’offerta. Queste ultime dovrebbero concentrarsi non solo sull’accessibilità fisica, ma anche sulla comprensibilità di segnaletica, mappe e istruzioni, e sulla chiara indicazione di stazioni/fermate per facilitare il viaggio dei passeggeri.
° I finanziamenti dell’Unione Europea non dovrebbero più essere spesi per progetti che creano nuove infrastrutture di trasporto inaccessibili. A tal proposito, nel prossimo Bilancio Pluriennale dell’Unione (Quadro Finanziario Pluriennale), che include anche la revisione del “Meccanismo per collegare l’Europa”, dovrebbe essere aggiunta al regolamento una clausola che conceda finanziamenti solo a progetti di infrastrutture di trasporto con caratteristiche di accessibilità. E in parallelo nuove o ristrutturate stazioni ferroviarie, così come aeroporti nuovi o ristrutturati dovrebbero essere il frutto di interventi accessibili alla base.
° Utilizzare meglio i Piani di Mobilità Urbana Sostenibile (SUMPs), già obbligatori per 431 città e nodi urbani nell’Unione Europea. Per tali Piani, le città dovrebbero anche riferire su indicatori specifici, uno dei quali dovrebbe essere proprio l’accessibilità per le persone a mobilità ridotta.

Ci auguriamo quindi che nei prossimi cinque anni il trasporto pubblico urbano sia maggiormente al centro delle politiche dell’Unione Europea, con misure concrete per migliorare l’accessibilità. E questo dovrebbe andare di pari passo con la trasformazione verso soluzioni di mobilità urbana più sostenibili e, auspicabilmente, riflettersi anche nel prossimo Quadro Finanziario Pluriennale dell’Unione.

 

* L’EDF (European Disability Forum) è il Forum Europeo sulla Disabilità. Traduzione e adattamento del testo a cura della Redazione della testata «Superando», sulla quale il presente testo è già stato pubblicato. Esso viene qui ripreso, con lievi adattamenti al diverso contesto, per gentile concessione.

 

Ultimo aggiornamento il 12 Dicembre 2025 da Simona