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Impiegare donne, immigrati e persone disabili per affrontare la carenza di manodopera nell’UE

Lo scorso 15 settembre la Commissione sull’Occupazione, gli Affari sociali e l’Inclusione dell’Unione Europea ha pubblicato la relazione “Occupazione e sviluppi sociali in Europa 2025”. Sono circa 51 milioni le persone residenti nell’Unione Europea che, pur essendo in età lavorativa, risultano escluse dal mercato del lavoro. Oltre l’80% di questa popolazione è costituita da donne, persone di età compresa tra 55 e 64 anni, persone migranti e persone con disabilità. Ritenendo che l’inserimento al lavoro di questi gruppi sottorappresentati sia fondamentale per affrontare la carenza di competenze e manodopera nell’UE, la Commissione suggerisce agli Stati parti specifiche misure per favorire la loro inclusione nel mercato del lavoro.

La copertina della relazione “Occupazione e sviluppi sociali in Europa 2025 – Sbloccare il potenziale delle persone: promuovere una maggiore occupazione nell’UE”.

Lo scorso 15 settembre la Commissione sull’Occupazione, gli Affari sociali e l’Inclusione  (ESDE) dell’Unione Europea ha pubblicato la relazione Occupazione e sviluppi sociali in Europa 2025 – Sbloccare il potenziale delle persone: promuovere una maggiore occupazione nell’UE. L’importante documento mette in evidenza come, per affrontare la carenza di manodopera e rafforzare la sostenibilità dell’offerta di lavoro nell’Unione Europea, sia necessario aumentare la partecipazione alla forza lavoro, combattere la disoccupazione e la sottoccupazione. Attualmente sono infatti circa 51 milioni le persone residenti nell’Unione Europea (di età compresa tra 20 e 64 anni) escluse mercato del lavoro. In questa popolazione, che costituisce un quinto della popolazione in età lavorativa, ed è numericamente maggiore di quella della Spagna (di poco superiore ai 49 milioni), le donne, le persone di età compresa tra 55 e 64 anni, le persone migranti e le persone con disabilità rappresentano oltre l’80% (circa 41 milioni di persone). Secondo Roxana Minzatu, commissaria europea per le Competenze, l’Istruzione, la Cultura, il Lavoro e i Diritti sociali, l’inserimento al lavoro di questi gruppi sottorappresentati è fondamentale «per affrontare la carenza di competenze e manodopera nell’UE». E poiché le politiche in materia occupazionale sono di competenza dei Governi dei singoli Stati, la Commissione rivolge loro specifici suggerimenti. Secondo la Commissione, politiche efficaci per migliorare la partecipazione richiedono approcci olistici e incentrati sulla persona.

Questi gruppi di persone sono esclusi dal mercato del lavoro in ragione di diversi ostacoli.

Per i 32 milioni di donne fuori dal mercato del lavoro pesano il lavoro cura non retribuito, la limitata disponibilità di servizi di assistenza per l’infanzia e i disincentivi nei sistemi fiscali e previdenziali. Queste barriere determinano un livello occupazionale femminile inferiore di 10 punti percentuali rispetto a quello maschile. Sotto questo profilo, l’incremento dei servizi di assistenza per l’infanzia potrebbe portare far cresce il tasso di occupazione femminile di alcuni Stati membri sino al 30%, con un innalzamento del PIL dell’Unione Europea fino all’1,7%.

Critica è anche la situazione di 4,8 milioni di persone con disabilità che, pur essendo in età lavativa non risultano occupate. Per favorire l’inclusione lavorativa di questo gruppo sono suggeriti sistemi di quote, misure antidiscriminatorie e l’inserimento lavorativo mirato.

Sebbene le persone migranti apportino «competenze essenziali che possono contribuire a colmare la carenza di manodopera in settori con esigenze urgenti», risultano essere oltre sette milioni quelle escluse dal mercato del lavoro dell’Unione Europea. Tra le barriere incontrate dalle persone migranti figurano, tra le altre, le difficoltà linguistiche, discriminazioni di varia natura, il mancato riconoscimento delle qualifiche, ostacoli amministrativi. I suggerimenti per favorire l’ingresso nel mondo del lavoro di questo gruppo riguardano la formazione linguistica, il supporto alla ricerca di lavoro, incentivi fiscali ben concepiti e permessi di lavoro più semplici.

Riuscire ad includere questi gruppi di persone migliorerebbe la coesione sociale, porterebbe a una riduzione della povertà e contribuirebbe al raggiungimento di un tasso di occupazione del 78%, tutti obiettivi fissati dall’Unione Europea per il 2030. (Simona Lancioni)

 

Ultimo aggiornamento il 17 Settembre 2025 da Simona