A Gaza sono almeno 21.000 i bambini e le bambine che hanno riportato ferite che hanno determinato una disabilità, più della metà permanente, dall’inizio della risposta del governo israeliano di Netanyahu all’attacco di Hamas ad Israele, avvenuto il 7 ottobre 2023. Lo rende noto il Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che ha anche pubblicato le proprie osservazioni sulla situazione delle persone con disabilità nei Territori Palestinesi Occupati.

Secondo il Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità a Gaza sono almeno 21.000 i bambini e le bambine che hanno riportato ferite che hanno determinato una disabilità, più della metà permanente, dall’inizio della risposta del governo israeliano di Netanyahu all’attacco di Hamas ad Israele, avvenuto il 7 ottobre 2023 (che causò 1.182 morti, più di 4.000 feriti e mutilati, e la cattura di 251 ostaggi israeliani). La cifra riflette l’entità dei danni a lungo termine inflitti ai civili, in particolare ai bambini, nei territori palestinesi occupati. Il Comitato ONU ha inoltre riferito che circa 40.500 bambini e bambine hanno riportato ferite legate alla guerra negli ultimi due anni. Più della metà ora vive con una disabilità (Middle East crisis: at least 21,000 children disabled in Gaza during war, says UN committee – as it happened, «The Guardian», 3 settembre 2025).
Nella giornata di ieri (3 settembre 2025) il Comitato ONU ha anche pubblicato le sue conclusioni sull’applicazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità nella Repubblica Popolare Democratica di Corea (RPDC), la Finlandia, Kiribati, le Maldive e nei Territori Palestinesi Occupati, dopo aver esaminato la situazione dei cinque Stati parti durante la sua ultima sessione (se ne legga a questo link). Riguardo alla Palestina si è trattato di una revisione speciale incentrata sull’articolo 11 della Convenzione ONU riguardante le situazioni di rischio, la guerra/i conflitti armati e le emergenze umanitarie. In questo spazio evidenzieremo quanto rilevato riguardo alla situazione palestinese.
Il Comitato ONU ha preso atto con profonda preoccupazione delle ingenti perdite di vite umane e dei maggiori rischi di violenza a cui sono esposti i palestinesi con disabilità sia a Gaza che in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est. A Gaza, la limitata fornitura e l’accesso ai servizi specializzati e salvavita, alle attrezzature mediche e ai dispositivi di assistenza hanno causato la morte di bambini e anziani con disabilità. I rapporti hanno evidenziato decessi dovuti a carestia, malnutrizione acuta e privazione dell’accesso all’acqua a Gaza. Il Comitato ONU ha inoltre sottolineato la violenza di genere nei campi profughi e gli attacchi indiscriminati contro spazi civili, ospedali, scuole, rifugi e centri di riabilitazione. In Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, le persone con disabilità sono state anche direttamente soggette alla violenza dei coloni e agli abusi delle forze di sicurezza israeliane. Pertanto il medesimo Comitato ONU ha esortato Israele a garantire il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, la protezione dei civili e del personale umanitario e la priorità delle persone con disabilità nelle operazioni di evacuazione e soccorso. Ha inoltre chiesto la fine della distribuzione di aiuti militarizzata, la prevenzione della violenza di genere e misure per garantire che i bambini e gli anziani con disabilità possano accedere ai servizi sanitari, educativi, psicosociali e riabilitativi.
Il Comitato ONU ha riscontrato che i sistemi di allerta precoce e di evacuazione non sono riusciti a proteggere le persone con disabilità. Infatti ha ricevuto informazioni secondo cui gli avvisi e gli ordini di evacuazione, inclusi i segnali di ordigni esplosivi e i messaggi di testo, erano spesso inaccessibili alle persone con disabilità uditive o visive, la qual cosa che ha impedito loro di evacuare. I rapporti descrivevano anche persone con disabilità costrette a fuggire in condizioni pericolose e indegne, come strisciare nella sabbia o nel fango senza assistenza alla mobilità. È emerso che l’83% di loro aveva perso i propri dispositivi di assistenza e non poteva permettersi alternative, come i carretti trainati da asini. In risposta a tali criticità, ha chiesto sistemi di allerta e protocolli di evacuazione accessibili e inclusivi per le persone con disabilità e i loro accompagnatori, ha sottolineato l’importanza di garantire corridoi sicuri e ha esortato gli Stati terzi a semplificare le procedure di evacuazione in modo che adulti, bambini e anziani con disabilità potessero partire con il supporto medico, psicosociale e riabilitativo di cui avevano bisogno.
Inoltre, il Comitato ha sottolineato gli impatti sproporzionati e le privazioni causati dal blocco degli aiuti umanitari. Le persone con disabilità hanno dovuto affrontare gravi interruzioni nell’assistenza, lasciando molte di loro senza cibo, acqua pulita o servizi igienici e dipendenti dagli altri per la sopravvivenza. I divieti di ingresso, le limitazioni agli aiuti, gli attacchi ai convogli e la scarsità generale hanno peggiorato la situazione, mentre la discriminazione nella distribuzione le ha sistematicamente escluse, con le donne con disabilità sfollate che si sono trovate ad affrontare ostacoli particolari. Ostacoli fisici, come macerie e la perdita di dispositivi di mobilità, hanno ulteriormente impedito, soprattutto alle persone anziane, di raggiungere i punti di assistenza trasferiti. Il Comitato ONU ha esortato Israele a revocare le restrizioni alle operazioni umanitarie, a garantire l’ingresso senza restrizioni di beni essenziali e a consentire la distribuzione di aiuti mobili e domiciliari. Ha inoltre raccomandato agli attori umanitari di adottare pratiche inclusive per la disabilità, garantire un accesso non discriminatorio a donne e ragazze e rafforzare le capacità locali di supporto alle persone con disabilità. Ha inoltre invitato i donatori e le organizzazioni internazionali a garantire che i fondi per la ricostruzione diano priorità all’accessibilità, al supporto individualizzato e all’inclusione nella comunità piuttosto che all’istituzionalizzazione.
In conclusione, riguardo alla situazione delle persone con disabilità durante le guerre, segnaliamo l’ottimo approfondimento realizzato da Giampiero Griffo, componente del Consiglio Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International) lo scorso agosto, che è liberamente fruibile a questo link. (S.L.)
Ultimo aggiornamento il 5 Settembre 2025 da Simona