di Stefano Zanut*
Qualche mese fa è stato pubblicato un Decreto di fondamentale importanza per la pianificazione e la gestione delle emergenze di Protezione Civile che sappiano considerare il tema dell’inclusione sociale, un provvedimento che rappresenta un passo in avanti verso un approccio inclusivo e accessibile alle tematiche di Protezione Civile, in linea con le indicazioni della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Nel presente approfondimento, Stefano Zanut ne esamina i vari contenuti.

Nel mese di marzo scorso è stato pubblicato un Decreto di fondamentale importanza per la pianificazione e la gestione delle emergenze di Protezione Civile che sappiano considerare il tema dell’inclusione sociale: Indicazioni operative del Capo del Dipartimento per la pianificazione degli interventi di protezione civile a favore di persone con specifiche necessità. Sono indicazioni di rilievo in questo campo che rappresentano un passo in avanti verso un approccio inclusivo e accessibile alle tematiche di Protezione Civile, in linea con le indicazioni contenute nell’articolo 11 (Situazioni di rischio ed emergenze umanitarie) della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Il Decreto, parte integrante delle disposizioni previste dal Codice della Protezione Civile, stabilisce un quadro di intervento chiaro, con l’obiettivo di garantire che nessuno venga escluso nelle situazioni critiche di un evento emergenziale. L’esperienza maturata negli scenari operativi reali o esercitativi, infatti, ha permesso di individuare alcune criticità dovute a:
° difficoltà di accesso all’informazione in fase preventiva e a emergenza in corso;
° conoscenza incompleta o non adeguata in merito alla presenza di persone con specifiche necessità assistenziali;
° inadeguata valutazione delle condizioni e delle necessità di cui sopra;
° carenza di coordinamento e condivisione delle informazioni tra i diversi soggetti competenti per il superamento delle criticità riscontrate;
° mancata o limitata corrispondenza tra le risorse utilizzate per il soccorso e l’assistenza alle persone più vulnerabili.
Qui le “persone con specifiche necessità” sono identificate come «persone le cui necessità si possono presentare in maniera molto diversificata in considerazione delle condizioni individuali, dell’età o di specifici momenti della vita di ciascuno. Per tali persone le misure di soccorso e assistenza previste dalla pianificazione di protezione civile per la popolazione generale non sono adeguate o sufficienti».
Spesso il Decreto richiama anche il concetto di vulnerabilità in relazione ai rischi naturali o antropici, un concetto legato non solo alle condizioni delle persone, ma che risente anche del contesto ambientale con cui interagiscono e da come questo è capace di favorire o compromettere le loro azioni di autoprotezione in emergenza. Nel merito si veda anche l’analisi proposta da chi scrive [Stefano Zanut], insieme a Consuelo Agnesi in La vulnerabilità come condizione umana dei disastri, pubblicazione proposta nell’ambito dei “Quaderni di Molteplicit(t)à” curati da CERPA Italia (Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell’Accessibilità), nell’àmbito di una collaborazione con la Regione Emilia Romagna.
Gli obiettivi della pianificazione e le attività connesse
Nell’àmbito della pianificazione di Protezione Civile sono considerati i seguenti obiettivi:
– accessibilità dei contenuti del piano di Protezione Civile e delle informazioni a tutte le persone che vivono e si muovono sul territorio, sia in condizioni ordinarie che in emergenza, affinché siano adottati i più idonei comportamenti;
– applicabilità alle persone con specifiche necessità delle misure di tutela della popolazione previste nei piani di Protezione Civile;
– adeguata sistemazione alloggiativa per le persone con specifiche necessità nel caso si renda necessario il trasferimento della popolazione di un territorio colpito da un evento calamitoso;
– continuità o ripristino di protocolli terapeutici e/o riabilitativi.
Per conseguire tali obiettivi, le attività da sviluppare sono:
1. coordinamento delle informazioni e delle risorse per l’assistenza alle persone con specifica necessità;
2. acquisizione delle informazioni rilevanti sulla popolazione con specifiche necessità;
3. ricognizione delle risorse umane e materiali per l’assistenza alle persone che stiamo considerando in emergenza. A tal proposito il Decreto suggerisce di valorizzare e mettere a sistema le informazioni, le attività, gli strumenti e i moduli disponibili in capo ai servizi sociali e sanitari e alle organizzazioni di volontariato di Protezione Civile, agli Enti del Terzo Settore in materia di assistenza e supporto alle persone con specifiche necessità;
4. elaborazione di un piano di comunicazione alla popolazione capace di garantire la massima accessibilità ai contenuti e la corretta fruibilità delle informazioni;
5. organizzazione di attività formative e addestrative su questi temi.
I punti salienti
Le indicazioni contenute nel Decreto forniscono una serie di misure da applicare nei piani di emergenza e nella gestione delle risorse, capaci di considerare i bisogni reali delle persone, tra cui:
° Identificazione e mappatura dei bisogni: ogni piano di emergenza deve prevedere la mappatura delle persone con necessità particolari, sia permanenti che temporanee, in modo che possano ricevere la più tempestiva e appropriata risposta. È questa una competenza a carico dei Comuni, in sinergia con i servizi socio-sanitari e le associazioni del territorio.
° Accessibilità delle informazioni: risulta essenziale che le comunicazioni di emergenza siano strutturate in modo da garantire che tutte le persone, indipendentemente dalle loro capacità sensoriali o cognitive, possano riceverle e comprenderle. Qui diventa importante considerare aspetti come l’uso di linguaggi semplificati, sottotitoli, la LIS (Lingua dei Segni Italiana) e altri strumenti capaci di superare barriere comunicative per le persone.
° Formazione specializzata: un altro pilastro delle nuove linee guida. Operatori pubblici, tecnici, soccorritori e volontari devono infatti essere adeguatamente preparati per affrontare le specifiche problematiche che potrebbero emergere nell’interazione con persone fragili. La formazione deve coprire aspetti sia teorici che pratici, con un focus sulla comunicazione e sulla capacità di gestire la situazione di emergenza in modo inclusivo.
° Partecipazione delle persone vulnerabili: tutte le persone con disabilità e le loro famiglie sono chiamate a partecipare attivamente alla costruzione dei piani di Protezione Civile. Questo processo di co-progettazione assicura che le soluzioni adottate siano capaci di rispondere in modo concreto alle loro necessità quotidiane e straordinarie.
° Coordinamento interistituzionale e con il Terzo Settore: le nuove linee guida enfatizzano l’importanza di un coordinamento tra tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni locali e sanitarie alle organizzazioni del Terzo Settore, dalle associazioni di volontariato alle realtà che rappresentano le persone con disabilità. Solo un lavoro sinergico tra tutti i soggetti può permettere infatti di creare risposte rapide, coordinate e adattabili alle esigenze della popolazione.
L’importanza delle reti di supporto
Tra i molti aspetti innovativi del Decreto, c’è anche l’istituzione di “reti di supporto” cui devono provvedere i Comuni, per favorire la diffusione della cultura di Protezione Civile e rafforzare la cosiddetta “capacità sociale” richiamata dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Qui le reti sono intese come «infrastrutture sociali basate sulla collaborazione tra gli attori del settore pubblico, privato, comunitario, Terzo Settore e le associazioni di rappresentanza che operano a livello locale per contribuire a ridurre l’impatto dei disastri».
Questi i compiti a loro carico:
° supporto alla persona nella preparazione a situazioni di emergenza;
° supporto alla persona per gli interventi idonei alla messa in sicurezza in caso di emergenza;
° contatto con l’Autorità di Protezione Civile per la richiesta di supporto e/o specifica assistenza.
In sostanza si configura una sorta di struttura sociale capace di intervenire prontamente per soddisfare le prime necessità assistenziali in caso di evento calamitoso, dove ognuno può dare il proprio contributo fattivo, dal vicino di casa al caregiver familiare. Da questo punto di vista si configura una condizione partecipata che rappresenta il cuore stesso del concetto di Protezione Civile.
Le implicazioni negli aspetti di pianificazione e i nuovi strumenti operativi
L’introduzione di questi princìpi implica non solo una revisione dei piani di emergenza esistenti, ma anche l’integrazione di nuovi strumenti operativi. La Protezione Civile, infatti, deve evolversi per rispondere in modo mirato alle emergenze che coinvolgono tutte le persone della società. Tra gli aspetti tecnici più rilevanti ci sono:
– Adattamento delle infrastrutture di comunicazione: è necessario, infatti, che i sistemi di allerta possano raggiungere e coinvolgere tutte le categorie vulnerabili presenti nel territorio. L’adozione di tecnologie per l’accessibilità, come apposite piattaforme digitali e sistemi di allerta multicanale, diventa pertanto un aspetto cruciale.
– Modellizzazione dei piani di evacuazione e intervento: gli interventi devono essere progettati con una logica universale, capace di comprendere tutte le potenzialità e le condizioni che possono limitare la risposta delle persone coinvolte. Per questo la progettazione deve basarsi sulla differenziazione delle risposte alle persone con disabilità o altre necessità, prevedendo strumenti di supporto (ad esempio mezzi di trasporto accessibili, presenza di operatori capaci di garantire supporto psicologico ecc.).
– Uso della tecnologia: il Decreto enfatizza l’uso di tecnologie per garantire una maggiore efficacia nella gestione delle emergenze. L’adozione di soluzioni digitali che facilitino la mappatura, la gestione delle risorse e la comunicazione in tempo reale tra i diversi attori risulta quindi essenziale per un’efficace pianificazione.
Conclusioni: la Protezione Civile come sistema inclusivo
Come evidenziato, con queste nuove indicazioni il sistema nazionale della Protezione Civile italiano compie un importante passo in avanti verso un modello più inclusivo, in cui viene posta al centro la tutela della sicurezza e del benessere di tutti i cittadini e le cittadine, a prescindere dalle loro condizioni fisiche, sensoriali, cognitive o sociali. Da questo punto di vista il Decreto non rappresenta un semplice aggiornamento normativo, ma una visione innovativa della pianificazione delle emergenze in cui le persone vengono riconosciute nella pluralità dei loro bisogni.
L’attuazione delle linee guida richiederà una stretta collaborazione tra le amministrazioni pubbliche, le organizzazioni non profit e i professionisti della Protezione Civile, per garantire che tutti e tutte, senza eccezioni, possano affrontare le emergenze con la stessa dignità e protezione.
*stefano.zanut@gmail.com, Il presente testo è già stato pubblicato sulla testata «Superando», e viene qui ripreso, con lievi adattamenti al diverso contesto, per gentile concessione.
Sicurezza per tutti, anche in emergenza
Con il presente importante contributo prosegue il proprio percorso la rubrica di «Superando» denominata Sicurezza per tutti, anche in emergenza, voluta per affrontare i temi della sicurezza e della gestione dell’emergenza dal punto di vista dell’inclusione e curata da Stefano Zanut. L’obiettivo non è solo quello di proporre un’informazione generale su questi temi, ma anche di far conoscere e condividere esperienze condotte in questo campo per rilanciarle, affinché possano diffondersi e affermare una cultura su questi temi che sappia diventare patrimonio comune.
Stefano Zanut è architetto e già direttore vicedirigente dei Vigili del Fuoco del Comando di Pordenone, nonché già membro dell’Osservatorio sulla Sicurezza e il Soccorso delle Persone con Esigenze Speciali attivato proprio dai Vigili del Fuoco. Ha al proprio attivo una lunga esperienza in questo campo, che ha condiviso curando numerose pubblicazioni e partecipando a iniziative di vario tipo, tra cui l’attività nell’àmbito di CERPA Italia (Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell’Accessibilità) e del CTS del CRIBA Friuli Venezia Giulia (Centro Regionale di Informazione sulle Barriere Architettoniche) del Friuli Venezia Giulia.
Ultimo aggiornamento il 26 Agosto 2025 da Simona