La riparazione o la sostituzione dei componenti delle carrozzine a motore elettrico «sono diritti esigibili e garantiti dalla legge nazionale, che ogni amministrazione ha il dovere di rispettare», lo ha chiarito il Ministro della Salute Orazio Schillaci rispondendo ad un’interrogazione sul tema. Tali spese sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale, come già previsto, dal 2017, dai livelli essenziali di assistenza. Dunque nessuna compartecipazione è dovuta dagli assistiti, ed eventuali richieste in tal senso sono contrarie alla legge.

Lo scorso 25 giugno, in occasione del question time alla Camera, il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha risposto un’interrogazione presentata dell’onorevole Marianna Ricciardi sulla copertura delle spese per la riparazione e sostituzione delle carrozzine a motore elettrico, che dal 1° gennaio 2025, con l’entrata in vigore il nuovo nomenclatore tariffario, risultano non essere più rimborsabili. Nel rispondere, il Ministro della Salute, ha inteso «chiarire definitivamente il quadro normativo sui dispositivi di ausilio e sulle garanzie che il nostro sistema sanitario deve assicurare. L’articolo 3, comma 2, dell’allegato 12 al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2017 – quello sui LEA [livelli essenziali di assistenza, N.d.R.] – stabilisce un principio chiaro e inderogabile: per i dispositivi di serie degli elenchi 2A e 2B del nomenclatore LEA, dove troviamo le carrozzine e tutti gli ausili per la mobilità personale, Regioni e ASL devono stipulare contratti attraverso gare pubbliche, non scelte discrezionali, ma procedure trasparenti».
Quindi Schillaci ha sottolineato che «i capitolati di gara devono prevedere obbligatoriamente che i fornitori aggiudicatari forniscano tre garanzie fondamentali: l’adattamento o la personalizzazione dei dispositivi da parte di professionisti sanitari abilitati; la manutenzione ordinaria; la riparazione o sostituzione dei componenti. Non è una raccomandazione, è un obbligo di legge. Questa norma è in vigore dal 2017. L’entrata in vigore del nuovo Decreto Tariffe del 2025 – quello che ha sostituito il vecchio Decreto Ministeriale n. 332/1999 – non ha cambiato nulla sui diritti dell’assistito, assolutamente nulla. L’innovazione riguarda solo le modalità di approvvigionamento».
Il Ministro ha evidenziato anche che alcune Regioni virtuose hanno ulteriormente specificato nei loro tariffari di riferimento che la riparazione e la sostituzione dei dispositivi protesici, trascorsi i tempi minimi di garanzia, rimangono a carico delle Aziende Sanitarie e non dei cittadini. Pertanto, all’assistito non dovrebbe essere richiesta alcuna compartecipazione alla spesa per riparazioni o sostituzioni.
Pertanto, secondo il Ministro, se tali spese vengono richieste ai cittadini, come nel caso segnalato nell’interrogazione, «significa che qualcuno non sta applicando correttamente le normative vigenti e questo non è accettabile». Dunque ha concluso affermando che «i diritti delle persone con disabilità non possono essere subordinati a interpretazioni discrezionali o a carenze organizzative territoriali. Sono diritti esigibili e garantiti dalla legge nazionale, che ogni amministrazione ha il dovere di rispettare».
Al Ministro ha replicato Andrea Quartini evidenziando come nell’interrogazione si parlasse di «presidi salvavita. Stiamo parlando di presìdi che consentono alle persone con disabilità di non essere segregate, di non essere isolate e di non essere confinate nei propri ambiti. Negare questa opportunità è un delitto. Credo che convenga con me, perché negare la possibilità di una sostituzione di una batteria o di pezzi di ricambio a una carrozzina elettrica è un delitto, è un crimine». Per Quartini «il pasticcio» è evidente, «perché ci sono alcune regioni che non vengono dietro alle raccomandazioni e agli obblighi di legge rispetto a questo. Ne cito una per tutti: la Regione Veneto. Zaia, a suo tempo, ha risposto che, nel nuovo nomenclatore tariffario, non erano previste queste sostituzioni».
«Io credo davvero che sia fondamentale, perché i prezzi che hanno sono insostenibili, sono proibitivi per le famiglie: per una batteria, si arriva a 680 euro, e non è neanche quello che guadagnano in un mese di pensione – ha aggiunto Quartini –. Credo che comunque potrebbe bastare una circolare esplicativa del Ministero per chiarire questo aspetto. Quindi, da questo punto di vista, seppur tardiva, accolgo con piacere questa sua risposta, ma vorrei che fosse un po’ più diretto con le Regioni che questo Centro-Destra amministra». (S.L.)
Vedi anche:
La fornitura di ausili sta penalizzando le persone con disabilità più complesse, 26 giugno 2025.
Ultimo aggiornamento il 1 Luglio 2025 da Simona